Calaone, il nuovo edificio

C’era una volta il Parco Colli

Nei giorni in cui erano in corso i fasti per il riconoscimento MaB Unesco, a Calaone (pendici del monte Cero) si stavano concludendo i lavori di una imponente opera , una villa con piscina di circa 1.200 metri cubi. Nel comunicato del “Coordinamento Associazioni Ambientaliste Parco dei Colli Euganeila ricostruzione dei passaggi che hanno portato a questo scempio ambientale.

A cura del Coordinamento Associazioni Ambientaliste Parco dei Colli Euganei

Tra gli obiettivi specifici, dichiarati dall’Ente Parco per ottenere il riconoscimento MaB Unesco, c’è anche quello “di tutelare organismi edilizi e conglomerati (sic!) urbani e rurali significativi per l’identità culturale e paesaggistica dei luoghi e delle comunità residenti, nel rispetto delle peculiarità tipologiche, formali e materiali originarie”.

Proprio nei giorni in cui erano in corso i fasti per il “meritato” riconoscimento, in un prezioso angolo dei Colli, alle pendici del monte Cero, si stavano concludendo – con buona pace di chi si lamenta che all’interno del parco “non è permesso nemmeno aprire una finestra” –  i lavori di questa imponente opera, una villa con piscina di circa 1.200 metri cubi.

Il rustico oggetto del “recupero e ampliamento”

L’intervento si qualifica, dal punto di vista del titolo edilizio, quale recupero con ampliamento di questo rustico di180 metri cubi, distante circa 150 metri.

L’area dell’intervento, sulle pendici del m. Cero, è sottoposta a vincolo paesaggistico dal 1966, è all’interno del Parco Colli ed è classificata dal suo PA (Piano Ambientale) come area di paesaggio agrario di specifico interesse. Ma è anche Zona Speciale di Conservazione inserita nella Rete Natura 2000 e naturalmente ora fa ora parte della Riserva MAB Unesco.

Le norme del PA prescrivono che “le caratteristiche tipologiche dell’edificio debbono essere in armonia con le forme tradizionali dell’edilizia rurale...” (art. 25, c.2). E ancora: “I materiali e i caratteri tipologici e costruttivi devono essere adeguati alle preesistenze tradizionali limitrofe, con particolare riguardo alle pendenze, agli sporti e all’articolazione delle falde dei tetti, all’utilizzo dei materiali di facciata e di copertura, che devono risultare omogenei e con esclusione di rivestimenti ceramici, in legno o materiali lapidei estranei alle tradizioni locali nonché di trattamenti o colori che facciano emergere l’edificio dal contesto” (art. 25, c.4)

E dunque come è possibile, sulla base di queste regole, che si sia arrivati a realizzare un simile intervento?

Chi avrà pazienza, pur rischiando di perdere la bussola tra i meandri della normativa e dei passaggi amministrativi, potrà leggere la ricostruzione della vicenda nel documento allegato.

Ci limitiamo, qui, a sottolineare che tutta la vicenda, partita nel 2017 e conclusasi quest’anno, è stata condotta senza che la Soprintendenza abbia mai espresso alcun esplicito parere. La valutazione paesaggistica è stata compiuta interamente dal Parco.

Ma come giudicare, adesso che si sono visti gli esiti concreti di questa autorizzazione, un parere così sfacciatamente positivo di chi comunque reggeva il Parco? E che ruolo ha avuto l’Ufficio tecnico dell’Ente con la sua istruttoria?

E ci sono ulteriori risvolti che caricano la vicenda di un pesante significato politico e che fanno temere che essa sia indice di una involuzione verso un deleterio lassismo.

Già è emblematico il fatto che il protagonista diretto della vicenda, in qualità di progettista (così abile a muoversi nella selva delle leggi sempre a favore di chi costruisce), sia il sindaco di un comune dei Colli, quello di Lozzo A., l’arch. Ruffin.

Ma ancor più denso di segnali negativi ci sembra il fatto che questo sindaco/progettista sia stato nominato dal Presidente della Giunta regionale il 24.9.2024 come componente del Consiglio Direttivo del Parco, e gli si sia addirittura assegnata la delega all’Urbanistica e alla Trasparenza amministrativa.

E che dire del fatto che lo stesso commissario Specchio, all’epoca estensore del decreto di autorizzazione (motivato dal fatto “che quanto proposto non risulta in contrasto con le norme di tutela del territorio né risulta alterare in maniera significativa lo stato dei luoghi sottoposti a tutela “), sia stato poi scelto il 15.3.2021 dalla Regione come “esperto” da nominare nella Comunità del Parco?

Due ulteriori appendici a rendere la situazione ancora più allarmante.

Di fronte ad una articolata interpellanza presentata il 7 luglio scorso dai 2 rappresentanti delle Associazioni ambientaliste nella Comunità del Parco, pur messa all’odg della assemblea del 19 settembre, con imbarazzanti pretesti si è deciso di rinviare la risposta a una indeterminata prossima riunione della Comunità ben sapendo che passeranno così molti mesi e che nel frattempo, tra l’altro, a seguito delle ormai prossime elezioni regionali anche il Parco, in attesa dei nuovi organi di gestione, entrerà nella fase di gestione ordinaria. Una mancanza di responsabilità che, oltre alla preoccupazione, non può non alimentare dubbi e sospetti.

Ma non ci sentiamo di passar sopra a un altro inquietante segnale che si aggiunge ai tanti altri. Pur informati della vicenda ben poco rilievo le è stato riservato dagli organi di stampa locali. Da segnalare il caso limite del Mattino che pur direttamente più volte sollecitato, non ha ritenuto di dedicare una sola riga. Inevitabile chiedersi il perché.

Sono tutte nuvole che offuscano il panorama sul futuro del Parco. Solo una reazione di chi ha a cuore le sorti dell’Ente può cambiare questo panorama.

Este, 8 ottobre 2025

Coordinamento Associazioni Ambientaliste Parco dei Colli Euganei