Ddl Catania sul consumo di suolo agricolo: le antenne di “Salviamo il paesaggio” sulle modifiche al testo dopo l’ultimo passaggio in Consiglio dei ministri

Venerdì 16 novembre il Consiglio dei ministri ha approvato definitivamente il Disegno di legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo.

Il ministro dell’Agricoltura Mario Catania ha sottolineato come la decisione rappresenti “un ulteriore importante passo per fermare un processo di cementificazione che, fino a poco tempo fa, appariva inarrestabile”.

Il mio auspicio – ha aggiunto il ministro – è che ora l’iter parlamentare sia breve e che la legge possa essere approvata entro questa legislatura”.

Il Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio plaude alla determinazione del ministro Catania e all’ulteriore passo approvato dall’intero Consiglio dei ministri per un disegno di legge che ora ci auguriamo proceda con altrettanta rapidità nelle sedi parlamentari.

Da un esame del testo approvato venerdì scorso, notiamo alcune sensibili modifiche apportate rispetto al documento concordato a fine ottobre dalla Conferenza unificata Stato-Regioni, che contemplava diverse “osservazioni e proposte” formulate in settembre dal nostro Forum nazionale.

In particolare vogliamo segnalare:

1) all’articolo 1 comma 1 è sparito il richiamo all’articolo 44 della Costituzione (che recitava “al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata”), così come sono stati omessi i richiami agli articoli 11 e 191 del Trattato di Lisbona;

2) si è, inoltre, modificata la prevista “moratoria” sul consumo di nuovo suolo agricolo (articolo 8, comma 1): nel testo del 30/10/2012 si prevedeva in ogni caso un “blocco” al consumo di suolo agricolo per 3 anni, per poter arrivare ad attuare tutto l’iter dell’articolo 3 del medesimo decreto, ora invece si è previsto il “blocco” solamente fino alla data di adozione del Decreto interministeriale di cui al comma 1 dell’art. 3 (determinazione dell’estensione massima di superficie agricola consumabile a livello nazionale) e comunque non oltre il termine di 3 anni. Inoltre allo stesso comma è stato inglobato il precedente comma 2 del testo del 30/10/2012, in parte modificandolo, quindi si sono “fatti salvi” gli interventi già autorizzati e quelli già previsti dalla vigente pianificazione (dunque tutte le vigenti previsioni, ancorché non reali, per salvare i cosiddetti “diritti edificatori acquisiti”), oltreché i lavori già inseriti negli strumenti di programmazione delle opere pubbliche e per le infrastrutture strategiche.

Su quest’ultimo aspetto, in particolare, vorremmo chiedere ragguagli al ministro dell’agricoltura Mario Catania. Da un lato perché la “legge obiettivo” è diventata negli anni un refugium peccatorum ove sono state inserite via via nuove opere, fino ad un totale di 390, l’83% delle quali sono strade, autostrade e ferrovie. Dall’altro perché la mancata realizzazione di questi interventi (ad oggi solo l’1% delle opere è stato completato, con una spesa di 4,4 miliardi di euro su un totale di 367) dimostra come questa legge non risponda ad un reale elenco di priorità. E – terzo aspetto, strettamente legato agli investimenti in ambito infrastrutturale – desideriamo comprendere il legame tra l’azione del dicastero guidato dal ministro Catania e quella dei ministeri delle Infrastrutture e dello Sviluppo economico, che stanno avallando la realizzazione in regime di project financing di progetti con un Piano economico e finanziario insostenibile garantendo ai promotori un credito d’imposta su Ires e Irap, fino a coprire il 50% del costo dell’opera.

9 commenti

  1. Almeno Il governo Monti e il ministro Catania hanno fatto qualcosa rispetto a tanti politicanti da strapazzo e massimalisti a buion mercato Rifondazione, ecc

    Ing. AQntonio Falivene

  2. Vorrei esprimere il mio punto di vista che deriva dall’appartenenza ad una famiglia che si occupa di edilizia da almeno 3 generazioni che nel corso del tempo ha sempre cercato di migliorare il proprio operato come è nella natura di qualsiasi azienda che lavora con passione. Ora sto lavorando ad un nuovo progetto di lottizzazione che prevede il “consumo” di un area agricola di circa 5 ettari di terreno mediante l’individuazione di 16 lotti residenziali per case unifamiliari max di 200 mq. L’idea base è quella di offrire al cliente una casa di medie dimensioni circondata da una buona dotazione di verde , priva di condominio, dotata di standard urbanistici di ottimo livello (verde pubblico attrezzato con giochi per bambini , campo da calcetto , panchine e ampi percorsi pedonali e parcheggi) . Ora aggiungiamo che è possibile contenere il costo dei lotti grazie al riconoscimento da parte del Comune di una volumetria non utilizzata in una precedente lottizzazione (10000 mc) e aggiungiamo anche il fatto che ogni cliente si possa costruire la casa in base alle proprie esigenze d’accordo con il costruttore in base al proprio budget e in base ad un progetto personalizzato. Morale della favola , ipotizzano il costo del lotto di circa €120.000,00 e il costo di costruzione di € 1.600,00/mq (con un giusto utile d’impresa di circa il 30%)si può immaginare la realizzazione dell’intervento ad un costo complessivo intorno ai €450.000,00. Ora io mi chiedo : è sbagliato dare la possibilità a ciascuno di noi di realizzare un proprio sogno quello di avere una casetta immersa nel verde ,con un ampio parco pubblico , circondata da un piccola corte privata che consenta di avere un giardino con orticello o uno spazio per una minipiscina o un piccolo frutteto o utilizzare un barbeque senza preoccuparsi del vicino e comunque di uno spazio esterno dove far correre i propri figli ?
    E’ questo “consumo” di suolo o una valorizzazione del suolo per una qualità della vita migliore ? Forse non è il caso di rivedere la speculazione edilizia sulle aree edificabili ,che non ha senso che renderebbe possibile tutto quello scritto sopra ?

    1. Sì, è infatti molto sbagliato, perché questo “sogno” (oserei dire spesso soltanto indotto) distrugge le nostre campagne e le nostre città. È questo sogno una delle principali cause per cui spariscono i nostri paesaggi, perché vengono costruite orrendi centri commerciali, autostrade che tagliano i territori, perché si riduce sempre di più la superficie agricole, perché aumenta sempre più il nostro impatto ambientale (oltre al fatto che senza macchina questo sogno è irrealizzabile, lo spazio abitativo rispetto a un appartamento in città comporta anche consumi energetici molto più elevati). Ed è anche questo sogno che porta alla distruzione delle città perché toglie abitanti a queste – ma le città hanno bisogno di una sufficiente densità per poter funzionare bene.

  3. Se ho ben capito,

    questi Sigg.ri hanno l’abitudine a giocare a nascondino e prendere per i fondelli il prossimo.

    Aspettarsi qualcosa da buono da loro è pura utopia.

    Questo Governo che si dice tecnico, è tutto tranne un Governo tecnico.

    E’ il Governo dell’Alta Finanza, delle Banche, del Vaticano e dei ceti forti del nostro Paese.

    La sua filosofia è : abbattimento dei diritti socio/economici e sindacali e dell’accentuazione della repressione teso a sopprimere ogni forma di Welfare e di gestione diretta dei servizi pubblici, nonchè della svendita stessa dei servizi pubblici e dei territori.

    Dentro questa politiche di liberalizzazione ogni vincolo – sia esso paesaggistico, ambiente e di tutela della salute e del territorio va eliminato.

    La stessa faccenda dell’ILVA di Taranto, così come la sta gestendo questo Governo, parla abbastanza chiaro.

    Onofrio Infantile
    del Comitato”Salviamo il paesaggio” di Salerno città e dintorni

    Salerno, 3 dicembre 2012

  4. quello che emerge, trasportato sulle nostre singole realtà, avrebbe un impatto pericoloso. Ritengo che le osservazioni fatte debbano essere considerate indispensabili per l’obiettivo comune. Grazie a tutti coloro che vigilano e intervengono con cognizione di causa. Fiorenza

  5. Non esistono “diritti acquisiti”, se non è stato rilasciato il Permesso di costruire o se non è stato formalmente approvato un Piano Urbanistico Attuativo. Come hanno fatto i Comuni di Udine e Desio, i piani regolatori – con adeguata motivazione – possono essere rivisti tagliando le precedenti previsioni di espansione urbana (al più si dovrà restituire l’ICI pagata negli anni precedenti).
    E’ fondamentale rimettere in discussione le previsioni dei Piani regolatori vigenti e non accontentarsi di porre un limite alle ulteriori espansioni introdotte da nuovi piani regolatori o varianti di piano!
    Il caso del Veneto è esemplificativo. La Regione Veneto, con l’art. 13 della Legge urbanistica 11 del 2004, ha già previsto un limite alle trasformazioni d’uso dei suoli agricoli utilizzati (Sau): un limite variabile tra lo 0,65 e l‘1,3% della Sau esistente, in relazione alle diverse caratteristiche dei Comuni. Nell’interpretazione corrente (interpretazione che inutilmente, sino ad oggi, come Legambiente abbiamo tentato di contestare) detto limite viene applicato ai soli fini del dimensionamento delle potenzialità edificatorie aggiuntive previste dai nuovi Piani di Assetto Territoriale (Pat) redatti dai Comuni in attuazione della legge 11/2004. Si calcola che con questa norma di legge i nuovi piani urbanistici comunali approvati o in corso di approvazione non potranno consumare, nel prossimo decennio, più di 9.000 – 9.500 ettari di terreno agricolo. Il problema è che, dalle indagini effettuate dalla stessa Regione in occasione della redazione del Piano Territoriale Regionale di Coordinamento del 2009, nei PRG vigenti già sono previsti oltre 75.000 ettari (pari ad un incremento del 40% del già urbanizzato) di nuove urbanizzazioni non ancora attuate, che in larga misura riguardano proprio aree aventi ancora caratteristiche agricole o comunque suscettibili di utilizzazione agricola!
    Un’ultima osservazione. Si da per scontato che il Disegno di legge non potrà essere approvato prima della fine della legislatura e d’altra parte la moratoria prevista (ai fini di non consentire ulteriore consumo di superficie agricola prima della conclusione dell’iter immaginato per la determinazione dei limiti nazionale, regionali e comunali) dovrebbe scattare solo dalla data di entrata in vigore della legge stessa. E’ facile immaginare – come già è avvenuto nel passato – che nelle more della discussione parlamentare e dell’approvazione della legge, per il momento solo annunciata, si scatenerà la corsa all’adozione di nuovi piani attuativi, di nuove varianti ed al sovradimensionamento dei piani regolatori da parte dei Comuni meno virtuosi (purtroppo la grande maggioranza!). Ritengo fondamentale dunque che da parte nostra ci si batta per la prioritaria approvazione di un decreto legge che – proprio in vista dell’avvio del dibattito parlamentare – stabilisca da subito, per almeno un anno e comunque sino all’approvazione della legge, una moratoria edilizia ovvero l’obbligo di non consumare superficie agricola.

  6. Mi sembra che i “fatti salvi”, per un totale di oltre 362 miliardi, vanifichino la buona volontà del ministro. Che poi adesso sia un po’ meglio di prima significa accontentarsi. Non pare la fotocopia della legge contro la corruzione?

  7. Sulla base delle esperienze precedenti penso anch’io che la norma finale potrebbe essere ben lontana da quella voluta nelle intenzioni del Ministro. Speriamo comunque bene.

  8. Penso, che ancora una volta verremo raggirati, il resto del lavoro sporco lo farà l’iter parlamentare, prima di essere approvato.

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