Strategia Energetica Nazionale: scelte opportune per non distruggere il territorio

Il Governo propone la sua linea strategica per lo sviluppo energetico nazionale su cui apre una consultazione pubblica. Poca pubblicità e partecipazione disincentivata. Eppure sono scelte importanti, non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto per le conseguenze che avranno sui territori e sul paesaggio.

Le proposte e la consultazione pubblica

Le contestate proposte sul tema energetico del governo Monti, in particolare del Ministro per lo Sviluppo Economico Passera, sono oggetto di discussione da qualche tempo.

Il contesto di crisi, la pressione sugli equilibri ambientali e sui prezzi delle materie prime, la necessità di una crescita sostenibile dal punto di vista economico e ambientale sono gli aspetti principali considerati nell’ introduzione del documento di “Strategia Energetica Nazionale” che si può leggere nel sito del Ministero.

Le proposte analizzate nel dettaglio però appaiono orientate verso l’insistente impiego di fonti fossili con tutte le conseguenze che derivano da tale scelta e che preoccupano cittadini e associazioni mobilitati nella difesa del territorio.

Pochi sanno però che questo documento è oggetto di una consultazione pubblica: entro il 30 novembre è possibile attraverso il sito del ministero fornire un contributo in qualità di “attori interessati, direttamente e indirettamente, al settore energetico”.
Commenti e osservazioni da fornire on line tramite un apposito questionario o che possono essere inviate a mezzo posta elettronica

Poca informazione: anche se scoraggiati è importante farsi sentire

Le associazioni più attente, come NUOVO SENSO CIVICO, che si batte perché l’Abruzzo non diventi un distretto petrolifero nel prossimo futuro, si mobilitano per informare e sensibilizzare denunciando però che le modalità utilizzate per la consultazione non facilitano la partecipazione (un documento molto lungo – ben 116 pagine – e domande non proprio semplici).

La partecipazione dei cittadini è vista troppo spesso una prescrizione da ottemperare in modo formale limitando fortemente l’utilità di tale strumento e storpiandone il valore.

L ‘associazione invita persone, gruppi, movimenti, amministrazioni pubbliche e partiti (fondamentale il loro coinvolgimento in termini di responsabilità) alla compilazione del questionario sulla strategia energetica nazionale.

Perché “E’ importante ribadire tutte le posizioni in materia di energia e quel che ne consegue, soprattutto riguardo alla disastrosa deriva petrolifera che il governo Monti vorrebbe rilanciare… Scelte che possono danneggiare le comunità ospitanti sotto ogni punto di vista : sanitario, economico, occupazionale e del rischio di incidenti”.

Il questionario

Sono 24 le domande del questionario: non è necessario rispondere a tutte ma è importante dare un contributo ed esprimere il proprio parere sulle diverse tematiche, a partire dalle indicazioni su obiettivi e priorità e sul percorso di decarbonizzazione al 2030-2050.
E’ fondamentale ribadire da un lato la centralità dell’ efficienza energetica e degli strumenti di incentivazione a supporto delle rinnovabili nel settore elettrico, termico e nei trasporti, dall’altro rimarcare la pericolosità delle conseguenze sul Paese delle proposte sullo sviluppo dell’Hub del gas e sul rilancio della produzione nazionale di idrocarburi .

Più complicati ma altrettanto importanti gli aspetti collegati agli interventi per lo Sviluppo delle infrastrutture e del mercato elettrico, la ristrutturazione della raffinazione e della rete di distribuzione carburanti e la modernizzazione del sistema di governance.

Per ultima ma centrale in un paese che vuole essere moderno, l’esigenza di Ricerca e sviluppo nei settori dell’energia, sperando ovviamente che non sia rivisitazione di tecniche inquinanti e superate ma svolta decisa verso il futuro e verso le fonti rinnovabili.

Luca D’Achille

5 commenti

  1. e’ POSSIBILE AVERE UNA COPIA DEL QUESTIONARIO DELL’INCHIESTA PUBBLICA MINISTERILE DI CUI SI PARLA NELL’ARTICOLO SULLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE?

  2. A Campagnola (RE) all’interno di un Convegno promosso dall’Unesco,
    è stata fatta da un Relatore, in modo provocatorio ,la possibilità
    per il futuro della trasformazione della produzione prevalente, dal Parmigiano-Reggiano a Biogas…. Considernado che le aziende Casearie stanno diminuendo e quelle del Biogas stanno aumentando,
    In Pratica le colrure di mais verrebbero orientate verso il biogas..Tutto questo a causa degli incentivi .Una completa trasformazione aziendale e culturale. Remo Bellesia ROLO

  3. Che in Italia siamo maestri a incasinare l’energia.Basta dire:
    1.nessun incentivo al gas e divito infrastrutture fossili gas,divieto assoluto con l’eccezione di navi rigassificatrici
    2.levare tutti gli incentivi fossili anche il CIP 6 con decreto.Significa anche non dare alcun contributo a trivellazioni ma alzando la royalty al 70% come nei paesi arabi.Ammesse trivellazioni solo per geotermia.
    3.regolamento MISE dal francese tradotto in italiano per shale gas
    4.piano di hydro modulare a 30 euro al MWh per 45 miliardi con 5 piani che coprono l’Italia.Prestito Banca EU per CDP fuori dal bilancio debiti Italia.Tale piano comporta 720.000 posti ai giovani,600 GW e 125 miliardi di ricavi
    5.il solare è caro costa 300 euro al MWh e la vecchia tatiffa del 2008 dava 314 euro al MWh percui si sono innestate speculazioni spesso mafiose.L’hydro costa 30 euro al MWh e possiamo ridurre il costo energia al MWh del 50% con l’hydro modulare
    6.Divito assoluto a batterie ed accumuli acqua richiesti in tariffa.Dato che aumentano i costi chi li fa non puo’ tariffarli.Caffese nel suo piano hydro modulare offre tale servizio di stoccaggio gratis agli italiani
    7.Avvio rapido, direi domani, della produzione syngas da rinnovabili e passaggio per legge nel gri gas o rete snam utilities
    8.Aggregazione utilities e passaggio da produzione elettrica gas importato a syngas per ridurre il forte indebitamento (50 miliardi).

  4. È giusto ribadire la centralità dell’efficienza energetica, è invece opportuno distinguere tra gli interventi in favore delle rinnovabili elettriche. Un sì convinto al fotovoltaico integrato, ovvero al fotovoltaico sui tetti e sulle coperture. Un no assoluto alle speculazioni “rinnovabili” a danno dei territori e del paesaggio. Ovvero un no assoluto agli incentivi per impianti fotovoltaici o soalri a terra su terreni agricoli e naturali. Un no assoluto agli incentivi per impianti eolici in aree naturali, protette o non protette (crinali montuosi, boschi, colline, ecc..). Molta attenzione agli impianti eolici in aree agricole, possono andare bene quelli mini o micro, ma solo se non danneggiano il territorio e se sono di ausilio all’attività agricola. No assoluto ad impianti che snaturano i territori agricoli trasformandoli in centrali eoliche industriali speculative. L’eolico industriale deve essere consentito solo nelle zone industriali gia edificate.

  5. Ci stiamo facendo sentire….
    Dieci associazioni ambientaliste hanno chiesto di:

    “Fermare il disastro territoriale, ambientale, paesaggistico e finanziario in atto con la corsa all’eolico. E dirottarne le risorse finanziarie verso più utili politiche di efficienza e risparmio energetico. E’ la principale richiesta dell’istanza che un cartello di 10 associazioni ambientaliste (Altura, Amici della Terra, Comitato Nazionale del Paesaggio, Comitato per la Bellezza, Italia Nostra, Lipu-Birdlife Italia, Mountain Wilderness, Movimento Azzurro, Stop al Consumo di Territorio, Vas) sottopongono ai vertici di governo per “affrontare il ‘caso’ tutto italiano dello sviluppo distorto delle rinnovabili”.

    Nell’articolata proposta si chiede poi di investire affinché sia ridotto l’impatto del settore trasporto; di rivitalizzare ricerca e innovazione; di espandere tecnologie amiche dell’ambiente, come quelle del riscaldamento-raffrescamento. Infine, di moderare la crescita delle rinnovabili elettriche solo con il fotovoltaico sulle superfici edificate o dove sorgono infrastrutture.

    Il documento è stato trasmesso ai principali ministri interessati (Finanze, Sviluppo economico, Ambiente, Beni culturali, Agricoltura, Turismo, Coesione territoriale), oltre al premier Mario Monti. In essa si sottolinea la preoccupazione per “il vilipendio di valori territoriali tutt’ora in atto, a causa di errori disastrosi commessi in questi anni, che, invece di essere affrontato, rischia di essere aggravato senza contropartite”. Nella Strategia Energetica Nazionale (Sen), infatti, la soglia del 26,39% di rinnovabili elettriche programmato al 2020, già oggi raggiunta, viene improvvisamente elevata al 36-38%.

    In realtà, precisano le 10 associazioni, si tratta di un “aumento ingannevole”, senza alcuna preventiva valutazione di carattere territoriale, ambientale, paesaggistica ed economica, che paradossalmente nasconde conseguenze negative anche per la stessa lotta ai gas serra.

    “Da un lato -spiegano le Associazioni- tale aumento dell’obiettivo delle rinnovabili elettriche senza che sia posto alcun limite alle tecnologie, come l’eolico, determinerà il sacrificio su vasta scala di ulteriori, immensi territori fra i più belli e delicati del nostro Paese, per contribuire al raggiungimento, nel breve tempo di soli otto anni, di un incremento di ulteriori 10-12 punti percentuale di rinnovabile nel comparto elettrico, e per il quale non vi è alcun nuovo obbligo internazionale. E’ dunque un “ennesimo, lucroso, regalo” a chi ha già occupato migliaia e migliaia di ettari con piantagioni eoliche o distese di pannelli fotovoltaici e che, anzi, dovrebbe essere tassato in ragione di rendite sproporzionate.

    “Dall’altro -proseguono gli ambientalisti- tutto ciò avviene in un contesto economico e finanziario durissimo, pagato ogni giorno da milioni di italiani in difficoltà. Dovrebbero quindi essere tagliati gli sprechi e favorite le politiche che permettono maggiori riduzioni dei gas serra e portano anche vantaggi sociali, come il sostegno ai trasporti pubblici (colpiti da tagli di risorse) o agli impianti solari e fotovoltaici sui tetti degli stabili condominiali o delle aziende agricole, con indirette integrazioni al reddito delle famiglie”. O, ancora, andrebbe fornito un sostegno ai nostri ricercatori dirottando in loro direzione “una frazione del fiume di incentivi all’innovazione tecnologica del settore rinnovabili”.

    Con questa strategia energetica, invece, che, al già abnorme importo di 9 miliardi spesi nel 2011 come incentivi alle rinnovabili elettriche, da quest’anno prevede l’aumento di altri 3,5 miliardi, per un totale di ben 12,5 miliardi di euro all’anno protratti per 20 anni, si predispongono “pesanti aggravi di spese a danno di famiglie, consumatori e imprese italiane, perseguendo risultati di contenimento delle emissioni più modesti rispetto alle alternative possibili”.

    La stessa Sen afferma che, come percentuale sui consumi totali, il calore (riscaldamento e raffrescamento) rappresenta “la quota più importante, pari a circa il 45% del totale, seguito da quello dei trasporti, con poco più del 30% e infine da quelli elettrici”. Le Associazioni a questo punto ricordano che la crescita degli obiettivi di riduzione dei gas serra deve essere perseguita con convinzione, ma rispettando la capacità produttiva delle stesse rinnovabili, la sostenibilità ambientale e in relazione alle possibilità offerte dal “nostro territorio, che rappresenta un bene limitato, prezioso, irrinunciabile”.

    Nel campo delle rinnovabili elettriche un’ulteriore crescita è ammissibile, purché avvenga moderatamente, “attraverso tecnologie come il fotovoltaico, capaci di integrarsi nei tessuti già urbanizzati o occupati da infrastrutture, ma privi di significato storico e architettonico, di cui l’Italia abbonda con centinaia di migliaia di ettari”.

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