Roma (foto da Wikimedia Commons)

Roma Cemento Eterno

Roma (foto da Wikimedia Commons)

Prosegue imperterrito, nel sostanziale silenzio della politica di quasi tutti gli schieramenti, il modello di sviluppo che ha al centro indiscusso l’edilizia speculativa coi suoi “valori” del tutto artificiosi. 

L’ultimo regalo alla speculazione

di Paolo Berdini

L’amministrazione Alemanno sta cercando disperatamente di far approvare dal consiglio comunale di Roma 62 deliberazioni in materia urbanistica. Decine di milioni di metri cubi di cemento che sfigureranno – se approvate – per sempre la città.

Contro queste approvazioni è nato un forte movimento di opposizioni da parte di molte associazioni e comitati di quartiere che presiedono da molte settimane il consiglio comunale per scongiurare il disastro. Il clima contrario alle deliberazioni sta crescendo e quanto contenuto in una delle proposte che si vorrebbe imporre alla città ha la possibilità di creare un salutare scandalo, perché dimostra il verminaio che si nasconde dietro allo “sviluppo” di nuovi quartieri e – nel caso particolare – dimostra anche che la popolazione di Roma rischia di pagare a caro prezzo (250 mila metri cubi di cemento, Antonio Cederna avrebbe detto 2 hotel Hilton e mezzo) la crisi che attraversa il Monte dei Paschi di Siena.

La prima pietra

Iniziamo con ordine perché la vicenda inizia alla fine degli anni ’80. Il piano regolatore di Roma destinava un’area di 14 ettari localizzata a nord, in via di casal Boccone a servizi privati: i proprietari potevano costruirci uffici privati. Il 4 dicembre 1993 il commissario governativo Aldo Camporota che guidava la città dopo l’azzeramento dovuto a Tangentopoli, autorizza la stipula della convenzione urbanistica. Il giorno successivo sarebbe entrato nei pieni poteri Francesco Rutelli. Non c’era gran fretta e sarebbe stato più giusto lasciare alla nuova amministrazione la decisione sul futuro della città, ma il Commissario straordinario decide diversamente. Il progetto sembra così entrare nella sua fase conclusiva. Nel 2005 viene sottoscritta la convenzione per costruire 220 mila metri cubi: 80 mila per uffici; 90 mila per commercio; 50 mila per un non meglio precisate “case albergo”. Il promotore del progetto era la Imco, società che faceva parte attraverso Sinergia del gruppo Ligresti.

Anche il nuovo piano regolatore di Valter Veltroni approvato nel 2008 conferma le cubature previste dalla convenzione del 2005, ma la proprietà non si mette ancora in moto. È una questione decisiva ad impedire l’attuazione: l’area permette infatti di costruire uffici privati e la crisi immobiliare inizia a mietere vittime anche nella pregiata offerta di uffici nel centro di Roma, figuriamoci in quel lembo di estrema periferia circondato da campagna e con un’unica stradina di accesso.

E poi c’è la crisi del gruppo Ligresti che ha forti indebitamenti con il sistema creditizio italiano e in particolare con il Monte dei Paschi di Siena. Nel 2008 subentra nell’operazione immobiliare la Sansedoni srl (67% Fondazione, 21,8% MPS, 11,2% Unieco) che mette in piedi una nuova società e acquista tutto per 110 milioni più il debito pregresso al fine di recuperare il gigantesco credito con Ligresti. Ma la società controllata dal Monte dei Paschi comprende immediatamente che costruire uffici in periferia è un pessimo affare e bisogna ottenere a tutti i costi una variante urbanistica più favorevole alla proprietà. Elaborano un nuovo progetto e iniziano l’assedio al Campidoglio. E, miracolo, il sindaco Alemanno va in soccorso del Monte dei Paschi. Il 9 marzo del 2012 la Giunta comunale da lui presieduta approva la deliberazione n. 33 denominata «Approvazione del Programma di intervento urbanistico residenziale denominato casal Boccone».

Gli uffici scomparsi per incanto

Avete letto bene, si parla di intervento urbanistico residenziale. Gli uffici sono scomparsi come per incanto. La deliberazione di giunta è molto pudica nel merito: afferma soltanto che «la (nuova) proposta progettuale trae origine da un lato dalla diminuzione della domanda riferita all’edilizia privata non residenziale, dall’altro dalla necessità di una sempre più crescente domanda di abitazioni facenti parte di una cosiddetta “edilizia sociale”» L’amministrazione pubblica afferma senza pudore che visto che è diminuita la domanda di uffici privati, si straccia la precedente convenzione del 2005 e se ne stipula un’altra per la felicità della proprietà fondiaria. Le volumetrie ad uffici valevano poco, quasi nulla, quelle residenziali configurano un volume di vendita potenziale vicina ai 400 milioni di euro. Un bel regalo e l’ennesima gigantesca colata di cemento. L’urbanistica non esiste più: è la valorizzazione immobiliare a farla da padrona.

Subito dopo, la deliberazione di giunta n. 33 fa un ulteriore piccolo regalo alla proprietà, così da non fare la parte degli avari. Il regalo, per la verità, non è proprio di Alemanno, ma proviene dal piano regolatore di Veltroni che in un articolo finale delle norme stabilisce che tutte le cubature del vecchio piano si trasformano in superficie edificabile dividendole per un’altezza di 3, 20 metri, e cioè l’altezza di un’abitazione. Ma, come si ricorderà, nella convenzione del 2005 si potevano costruire 90 mila metri cubi di attività commerciali la cui altezza media, si pensi ad un supermercato, è molto di più di 3,20 metri. Insomma, l’articolo 108 delle norme è un meraviglioso regalo fatto ai tanti proprietari di volumetrie non residenziali del vecchio piano regolatore.

Il sogno di Alemanno (vignetta di Ugo Bertolami)Così la giunta Alemanno approva la costruzione di circa 69 mila metri cubi di edilizia residenziale. Si costruiranno – se non ci sarà un sussulto di sdegno- circa 250 mila metri cubi di residenze per una popolazione di 2.000 abitanti.

Come se non bastassero i 140 mila alloggi vuoti oggi esistenti si da il via ad un altro scempio in aree paesaggisticamente pregiate. Monte dei Paschi diventerà felice: con i mattoni e con il cemento si ripiana il debito. E si può cambiare nome in Monte dei Pascoli di cemento.

Paolo Berdini (Il Manifesto, mercoledì 6 marzo 2013)

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Documentario: ROMA CITTÀ INFINITA

È visibile sul sito della RAI l’interessante documentario “Roma Città Infinita”, che propone un punto di vista se possibile ancora più inquietante.

Guarda il documentario >

 

 

 

 

3 commenti

  1. Volevo solo fare alcune precisazioni riguardo l’articolo in questione:
    1)il nuovo piano regolatore di Roma “non è del Sindaco Walter Veltroni”, ma è stato avviato nel 1992 dal’allora Sindaco Rutelli (e tutte le amministrazioni sino ad oggi ne hanno giovato).
    2)non sorprendiamoci dicendo “L’urbanistica non esiste più: è la valorizzazione immobiliare a farla da padrona”, perché l’Urbanistica non la fanno le pubbliche amministrazioni, ma gli Urbanisti. Quella fatta nelle P.A. da “architetti” prestati/piegati alla politica e dagli amministratori affaristi, per fini personali e/o clientelari, non è mai stata Urbanistica, che è disciplina e tecnica tra le più nobili; l’Urbanistica e in generale la Pianificazione non sanno nemmeno cosa sia!

  2. Questo scandaloso sindaco continua a fare danni alla Capitale, come un novello Attila. Non ha ancora capito di essere un incompetente e un baciapiedi dei costruttori, e che per loro venderebbe anche l’anima.

  3. L’odierno “mea culpa”del PD dovrebbe partire anche dalla scomoda ma imprescindibile definizione delle gravi responsabilità dei troppi Amministratori locali collusi con il cattivo cemento ed il petrolio

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