Consonno (Lecco): quale futuro per il “paese dei balocchi” ora in rovina?

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Un paese abbandonato, da poco messo in vendita, su cui si è riaccesa l’attenzione. Fu opera di un ricco imprenditore che negli anni ‘50 volle costruire una personale città dei divertimenti sulle colline della Brianza, senza preoccuparsi dell’impatto sociale ed ambientale di questo scellerato progetto.

Le ombre del passato e le luci che si spengono

Il Conte Bagno per realizzare la città dei balocchi dove tutto è meraviglioso e dove chi vive campa di più, come recitavano le scritte bianche su fondo blu che decoravano la strada di accesso, cancellò la storia di un borgo: le cascine furono abbattute e le ruspe invasero il bosco. L’illusione durò poco: nel ‘76 dopo pochi anni di luci e sfarzo, proprio su quella strada che esprimeva positività franò la collina. Per molti fu la vendetta della natura che segnò l’isolamento e il declino del “paradiso” Consonno.

Ai giorni nostri chi sale su quella collina, passando dall’unica altra strada ancora percorribile, vede svettare il minareto, le fontane coperte da alberi e le tettoie arrugginite del salone delle feste.

Arrugginite come le scritte volute dal costruttore. L’atmosfera non è per niente allegra, specialmente se si visita a novembre con un po’ di foschia. Gli edifici sono ormai dei ruderi, alcuni incompiuti, altri devastati dal tempo e dall’uomo. Solo la chiesa e la canonica, scampati alla furia costruttiva, appaiono come sopravvissuti casuali.

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Nelle ultime settimane si riaccende l’attenzione

La notizia è apparsa su molti giornali e anche in televisione: un paese abbandonato con vista lago in vendita per 12 milioni di Euro. E’ proprio Consonno.

Progetti di recupero erano già stati avanzati negli scorsi anni, come si può leggere nel sito dedicato alla storia di questa località. Dopo la notizia e nonostante la smentita della proprietà, l’interesse si è riacceso e i progettisti descrivono il rilancio del villaggio: villette e palazzine (anche di pregio), attività commerciali, servizi ricettivi e per anziani o la già ipotizzata struttura per le cure termali, condomini in edilizia convenzionata per ripopolare il borgo. Ma non sarà facile, dicono in molti, anche se qualche volto noto si è fatto avanti con la propria proposta. Chi ha un vivo ricordo di quello che è successo è l’ex sindaco che, si apprende sempre dalla stampa, si augura che Consonno non sia ancora una volta violentata. Sono cambiati i tempi, ci sono strumenti urbanistici precisi, gli amministratori e i cittadini lo impediranno, è la sua considerazione

Ma cosa prevede lo strumento urbanistico del Comune di Olginate per quell’area? Nelle norme tecniche di attuazione del Piano di Governo del Territorio, aggiornate lo scorso aprile, si vede che per Consonno è previsto un ambito di trasformazione con queste caratteristiche: 60.000 mq massimi, di cui 15.000 massimo di edifici, altrettanti pavimentabili, incluse strade e parcheggi e 30.000 minimi da destinare a verde privato. Le destinazioni d’uso previste sono: residenziale (per un massimo di 10.000 mq) e altre funzioni ricettive, ricreative, assistenziali e sanitarie. Fra le “altre funzioni” è ammessa la residenza convenzionata da assegnarsi prioritariamente ad ex residenti a Consonno o a nuclei familiari originari di Consonno. E’ chiesto anche il ripristino della strada da Olginate e la cessione di un parco pubblico localizzato, di aree boscate e degli immobili della chiesa e della canonica.

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Le parole della gente

Sul web è apparsa subito la proposta di una provocatoria maxi-colletta per acquistare Consonno. Ma sono serie le proposte del gruppo “Salviamo Consonno”, nato a gennaio 2014 quindi prima della notizia della vendita, che si sta mobilitando per evitare ulteriori scempi su quella collina.

Abbiamo chiesto a Claudio, referente del gruppo, quali siano le loro motivazioni.

Alcuni di noi capitarono a Consonno per curiosità, facendo anche 700 km. Fin dall’inizio pensammo a come poter recuperare e rivalorizzare il paese tramite interventi artistici e culturali socialmente utili. Oltre alla scoperta del luogo, ascoltammo la gente. La gente di un paese letteralmente naufragato – è questa l’immagine usata – che chiede aiuto e che sparisce come le persone quando scende la sera. Il rischio è di finire ancora nelle mani di imprenditori megalomani. Imprenditori non troppo diversi dal conte che sradicò la gente dalle proprie terre e dai propri campi per riempire il paese di blocchi di cemento.

Come avete reagito alla notizia della vendita e alle proposte a forte rischio di speculazione?

La storia di Consonno mette i brividi ed è solo uno dei tanti casi in cui il potere della moneta e l’arroganza hanno messo del cemento lì dove regnava indisturbata la natura, la pace e la serenità. Il paese non merita di subire ancora le violenze di imprenditori megalomani privi di coscienza e dal portafoglio facile.

Ora cosa farete?

Sono molte le persone che si sono unite alla causa esprimendo tutto il loro consenso verso iniziative pacifiche volte ad informare e sensibilizzare cercando di impedire ulteriori scempi. Ci mobiliteremo quanto prima per manifestare pacificamente il nostro dissenso. Informando, condividendo e raccogliendo idee, speriamo di regalare a Consonno una vera rinascita artistica e culturale che non si basi sulla forza del denaro bensì sulla forza delle persone, dell’amore e del buon senso.

Questo il messaggio di speranza di un gruppo che sottolinea l’importanza di difendere e recuperare il territorio “senza padroni con l’obiettivo di “trasformare il mostro in un fiore

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Quale luce sul futuro?

La storia insegna ma l’uomo non sempre impara la lezione. A Consonno la natura ha già ripreso negli anni il posto che gli era stato strappato con violenza. Riproporre a suon di denaro lo stesso progetto in chiave moderna, avrebbe comunque il medesimo risultato: il rischio è forte se speculazione, arroganza e megalomania prendono il sopravvento. In questo caso ci sarebbe un prezzo da pagare molto alto, non per il proponente ma per tutti.

Mio padre ha visto e mi racconta com’era Consonno ai tempi del Conte Bagno. Con lui ho visitato questi luoghi 9 anni fa scoprendo che fine hanno fatto. Ora cosa troverà mio figlio?

Luca D’Achille

Un commento

  1. Consonno era proprietà privata dal 1798 col l’abolizione dei feudi -cambiare tutto perché non cambi niente. Chi è in affitto è sempre sradicabile, e se non è stato fatto prima di Bagno è più per inerzia che per bontà. La priorità degli ex inquilini non ha il minimo fondamento giuridico, e ricordiamoci che le rivendicazioni territoriali degli abitanti originari fanno già abbastanza danno in Medioriente.
    La vendetta della natura è una superstizione pari alla punizione dal cielo, come fu intesa nel 1618 la frana di Piuro dopo l’uccisione dell’arciprete Nicolò Rusca. Come è retorica dire che prima del cemento regnasse la natura, solo perché le case erano in pietra.
    Invece di moraleggiare contro gli imprenditori, chiediamoci piuttosto perché il Comune prima autorizzò la costruzione della strada, causando il dissesto idrogeologico col disboscamento, e poi la chiuse al traffico anziché riattarla, causando il degrado.

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