Messaggio dell’ex ministro Catania per l’assemblea di Salviamo il Paesaggio

Pubblichiamo il messaggio dell’ex ministro Catania in occasione dell’Assemblea Nazionale di Salviamo il Paesaggio.

Cari amici,

ringrazio gli organizzatori per l’invito a partecipare alla quarta Assemblea nazionale del Forum “Salviamo il paesaggio”. Sono davvero spiacente di non poter essere qui con Voi a seguire questa iniziativa che tratta argomenti essenziali per il futuro del nostro Paese.

Come saprete i temi della tutela del nostro territorio e del nostro paesaggio sono sempre stati al centro della mia attività da Ministro e continuano ad esserlo in quella parlamentare.

Le questioni sollevate dalla Vostra assemblea sono particolarmente rilevanti e pressanti.
Negli ultimi cinquant’anni, infatti, il territorio italiano è cambiato radicalmente. Alla fine degli anni Sessanta su una superficie totale di 30 milioni di ettari, 18 milioni erano destinati all’agricoltura. Nell’arco di poco più di quarant’anni la superficie agricola è scesa al di sotto di 13 milioni di ettari: una perdita pari a Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna messe insieme.

Una delle principali responsabili di tale contrazione è l’inarrestabile avanzata della cementificazione. Ogni giorno in Italia il cemento divora 100 ettari di superficie agricola. Sono dati preoccupanti che rilevano un fenomeno estremamente dannoso soprattutto in quanto irreversibile.

A causa della cospicua avanzata del cemento, negli ultimi decenni il territorio italiano ha subito uno stravolgimento mai visto nella storia che ha profondamente compromesso le sue potenzialità ambientali, paesaggistiche e produttive. La moltitudine dei danni provocati dalla cementificazione è sotto i nostri occhi ogni giorno e tocca varie sfere. Si pensi, per esempio, all’alterazione dell’assetto idrogeologico del territorio: il suolo impermeabilizzato dal cemento e dall’asfalto non è più in grado di trattenere una quantità sufficiente di acqua piovana che finisce per incanalarsi in maniera scomposta.

Considerando poi che spesso l’edificazione viene effettuata senza attenzione nei confronti delle caratteristiche geomorfologiche e idrologiche del territorio (costruendo in zone a rischio) e che l’abbandono dei campi da parte degli agricoltori non agisce più da tampone attraverso il convoglio virtuoso delle acque, si verificano gli episodi disastrosi di allagamenti e smottamenti di cui siamo artefici oltre che testimoni. Ma i danni ambientali non finiscono qui.

La cementificazione compromette le capacità del suolo di assorbire anidride carbonica alterando la sfera climatica, distrugge e frammenta gli habitat naturali e interferisce con i corridoi migratori delle specie selvatiche. Senza contare che compromette profondamente il valore estetico del paesaggio incidendo negativamente sulla funzione e sul valore turistico del territorio. E poiché si tende a costruire prevalentemente nelle zone pianeggianti, che possiedono la maggior vocazione agricola, si finisce anche per erodere la sicurezza alimentare nazionale (attualmente abbiamo una capacità di auto approvvigionamento alimentare di circa l’80%).

Sia per tutelare i terreni e la produttività agricola sia per fermare la distruzione di uno dei territori più belli del pianeta, durante il mio mandato da Ministro delle Politiche agricole del governo Monti, ho presentato un disegno di legge governativo che aveva l’obiettivo di arrestare la cementificazione ed indirizzare l’edilizia e le infrastrutture verso il riutilizzo di aree già cementificate.

Questo disegno di legge purtroppo non è riuscito ad arrivare in Aula durante il governo Monti e pertanto non è stato discusso dal Parlamento. I tempi erano oggettivamente stretti e i ritardi della Conferenza Stato-Regioni uniti allo scioglimento anticipato delle Camere hanno ulteriormente giocato a sfavore del compimento dell’iter parlamentare.

Ho ripresentato lo stesso disegno di legge in qualità di deputato di Scelta Civica, all’inizio dell’attuale legislatura con l’atto Camera n. 948 del 15 maggio 2013 raccogliendo l’appoggio di 31 colleghi di vari schieramenti politici. Il 5 giugno 2013 la mia proposta di legge è stata assegnata alle Commissioni riunite Ambiente e Agricoltura in sede Referente.

Contemporaneamente sono state presentate alla Camera dei Deputati altre proposte di legge sullo stesso argomento a prima firma dei seguenti colleghi: Massimo De Rosa (Movimento 5 stelle), Franco Bordo (Sel), Monica Faenzi (Forza Italia).

Il 24 luglio 2013 la proposta di legge Catania è stata abbinata a quella di Bordo. Poi tutto si ferma ad eccezione di una serie di audizioni informali.

Sette mesi dopo, ovvero il 3 febbraio 2014, viene presentato un altro disegno di legge sull’argomento, questa volta da parte del Governo Letta promosso dall’allora Ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo intitolato “Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato”, atto Camera 2039, che ricalca sostanzialmente la mia proposta. Circa un mese dopo, il 6 marzo, il testo governativo viene abbinato dalle Commissioni riunite (Ambiente e Agricoltura) alle altre proposte di legge presentate. Contestualmente viene nominato un comitato ristretto che dalla sua costituzione si è riunito 4 volte, l’ultima delle quali il 28 maggio 2014.

A questo punto tutto si ferma. Perché? Questa lentezza nasconde una precisa volontà ostruzionistica? Stiamo di nuovo sacrificando il nostro patrimonio territoriale sull’altare di una apparente crescita economica a breve termine?

Come la vostra Associazione ha già segnalato con forza, la cementificazione sconsiderata del territorio (in un paese già ricco di abitazioni) causa molti più danni di quanti benefici possa procurare la crescita del settore edile. Lo sviluppo economico imperniato sul cemento rappresenta una soluzione apparente ai problemi economici e sociali provocati dall’attuale crisi. I benefici che porta sono a breve termine mentre le ricadute dei danni che crea si riverseranno, ampliandosi, sulle generazioni a venire. Il territorio compromesso dal cemento non sarà più in grado di svolgere le sue funzioni produttive. Perderà il fascino che attira da tempo milioni di turisti. Sarà sempre più soggetto al dissesto idrogeologico subendo i danni di frane, alluvioni, inondazioni.

Bruciare il nostro patrimonio territoriale, ambientale e paesaggistico per risolvere problemi contingenti, seppur pressanti, è una politica profondamente miope nonché inefficace. Dovremmo invece ripensare il modello di sviluppo incentrandolo sulla green economy e sui settori in cui risalta maggiormente la nostra capacità di realizzare prodotti e servizi di altissima qualità per creare un Pil ‘buono’, in grado di innescare una crescita armonica e virtuosa, in giusto rapporto con il territorio, con la qualità della vita e del lavoro.

Sono convinto che il Vostro impegno nella tutela del paesaggio e nel contrasto al consumo di suolo sia di fondamentale rilevanza. E’ mia ferma intenzione di proseguire questa battaglia in Parlamento e riportarla all’attenzione dell’opinione pubblica. Sono certo che lo farete anche Voi.

Mario Catania