Secondo Confindustria l’interesse privato viene prima della difesa del suolo?

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Norme e vincoli a tutela del territorio sono troppo spesso dipinti come ostacoli, anche da chi dovrebbe sostenere l’interesse della collettività. La convenienza per il privato si nasconde facilmente dietro all’idea generica di sviluppo. Così facendo si sbaglia due volte, perché la salvaguardia è proprio occasione di occupazione duratura e sostenibile.

Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria e patron della Mapei, ha recentemente scritto una lunga e appassionata lettera per dire che non bisogna fare una legge contro il consumo di suolo. “Un male alle imprese e quindi al Paese”.

In molti casi questo approccio è facilmente sostenuto anche quando c’è di mezzo la delicatissima questione della salute delle persone come il caso ILVA, anch’esso citato da Squinzi nella sua lettera sugli ostacoli allo sviluppo.

Norme e vincoli possono sembrare ostacoli allo sviluppo solo per chi persegue esclusivamente l’interesse privato a discapito di quello pubblico. Come sostiene Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia, in risposta a quanto affermato da Squinzi, “a limitare lo sviluppo delle imprese nel nostro Paese non sono le norme (inesistenti) sul consumo di suolo, ma un certo modo di fare impresa, e una totale incapacità di fare rappresentanza”.

A confermare invece che l’unico sviluppo realmente efficace e duraturo è quello che si fonda sulla tutela del territorio e delle risorse arriva in questi giorni anche una dichiarazione del Governatore Ignazio Visco. Parlando di ripresa economica e lavoro sostiene infatti che “per garantire larga occupazione bisogna pensare ad altro”. E questo altro , specifica, sono “maggiori investimenti per l’ammodernamento urbanistico, per la salvaguardia del territorio e del paesaggio, per la valorizzazione del patrimonio culturale che possono produrre benefici importanti anche al di fuori dei comparti più direttamente coinvolti, quali edilizia e turismo”.

Come si spiegano quindi le parole di Squinzi? Sembrano riferirsi più che a un’idea generica di sviluppo ad uno specifico ostacolo all’espansione della sua società: un terreno appartenente al Parco Agricolo Sud Milano e quindi tutelato da una legge regionale, acquistato a suon di milioni su cui c’è l’intenzione di costruire la nuova sede della società.

Inizialmente nessun ostacolo sembrava poter danneggiare la proficua vendita del terreno: il privato ha potuto concludere il suo affare e per la comunità non c’è stato alcun sviluppo. La vicenda si evolve quindi incrociando gli avvenimenti politici dei comuni del milanese potenzialmente coinvolti (Mediglia in primo luogo, dove si trova il terreno, e Peschiera Borromeo), della Regione e della Provincia (ora città Metropolitana).

Il Parco Agricolo Sud Milano, sollecitato dalle associazioni ambientaliste, ha detto no e non ha sottoscritto l’accordo di programma.

E’ questo l’ostacolo allo sviluppo? No: l’ostacolo vero è la miopia dei proponenti e dei decisori perché la soluzione migliore è li a portata di mano. Ed è stata suggerita proprio da Legambiente Lombardia: utilizzare per la realizzazione della nuova sede un’area dismessa da anni nel vicino comune di Peschiera Borromeo. Ma anche di fronte all’evidenza, si preferisce cavalcare il falso mito dello sviluppo contro tutti gli “ostacoli”, senza sapere però che si sta correndo dalla parte opposta rispetto al traguardo.

Luca D’Achille (@LucaDAchille)

Un commento

  1. Dopo aver letto quanto sopra sono sempre più convinto che la Confindustria sia una associazione inutile, lobbistica, dannosa per il Paese e quindi da sopprimere. L’Italia non ha bisogno di siffatti personaggi, anzi….

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