Altomilanese, cittadini contro discarica di rifiuti speciali: raccolta fondi per le spese legali

discarica

Siamo un gruppo di cittadini che da anni combatte contro la devastazione di un’area da 70 ettari di terreni agricoli sita tra i Comuni di Casorezzo e Busto Garolfo – in provincia di Milano – inserita in un Parco Locale di Interesse Sovracomunale, il Parco del Roccolo.

In una parte di questa area si svolgono da anni sia attività di escavazione (è infatti considerato un Ambito territoriale estrattivo di sabbia e ghiaia, ATEg11) che attività di discarica. Una discarica di rifiuti speciali da 300.000 metri è già operativa. Ora, nella stessa area, vogliono creare una nuova discarica di rifiuti speciali (151 codici CER tra cui terre da siti contaminati, terre di fonderia, terre di bonifica …. e l’elenco è lungo) da 500.000 metri cubi. E scaveranno ulteriori 2.000.000 di metri cubi circa di terra lasciando zone scavate che potrebbero essere utilizzate successivamente come ampliamento della discarica.

Tutto questo a poche centinaia di metri dai centri abitati e direttamente sopra ad una falda acquifera già problematica.

Nonostante la contrarietà dei cittadini e di 50 comuni dell’Altomilanese e del Magentino Abbiatense, la Città Metropolitana di Milano (ex Provincia di Milano) ha dato parere favorevole alla Valutazione d’impatto ambientale (VIA). La Regione invece, dopo 3 audizioni coi rappresentanti delle comunità interessate, ha sottoscritto all’unanimità una risoluzione di opposizione al progetto.

L’unica possibilità di bloccare questo ulteriore scempio ambientale è stato il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), ricorso supportato da una dettagliata relazione scientifica.

Quindi, a causa della richiesta di sospensiva relativa alla VINCA si è potuto interloquire direttamente con la direzione ambiente di Città Metropolitana, dove si è ipotizzata la possibilità di aprire un tavolo di discussione coninvolgendo le istituzioni locali e la Regione Lombardia per arrestare il processo decisionale ormai in stato decisamente avanzato (manca l’AIA), ipotizzando in seguito un progetto pilota che, dotato di una più attuale metodologia scientifica, prevede la modifica del concetto di valutazione d’ impatto ambientale precedentemente utilizzato.

Perché citiamo questa storia? Perchè…

  1. Viene riconosciuto che la VIA ha affrontato l’analisi in termini tecnicistici, mentre la comunità scientifica da tempo ormai considera l’ambiente non più un mero supporto geofisico delle attività antropiche, bensí un sistema complesso costituito da diverse comunità viventi, uomo incluso;
  2. Possa essere praticato un progetto pilota di gestione “esportabile” e, coinvolgendo la Regione ad un tavolo allargato di discussione e si possa in seguito modificare la norma rendendola più coerente ai fini della tutela ambientale.
  3. I cittadini vorrebbero essere riconosciuti come i veri protagonisti nella gestione e programmazione del loro territorio, fatto per altro sancito dalla convenzione di Aaharus sottoscritta e recepita dal Governo italiano. Hanno dovuto occuparsi del ricorso ed hanno preso parte a tutti i tavoli di discussione. Come ricorrenti si sono avvalsi di ricercatori, tecnici scientifici internazionali, hanno sostenuto tutti i costi, hanno creato una specifica azione di crowdfunding. Hanno cioè dimostrato volontà e capacità di aggregazione di un gran numero di attori.

Abbiamo calcolato in 25.000 euro la cifra necessaria per sostenere le spese legali del ricorso e il parere dei tecnici . Raggiungere questa cifra attraverso il crowdfunding dimostrerà la fattiva volontà dei cittadini di vivere da protagonisti i propri luoghi.

Contiamo anche su di voi.

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