Creiamo una Fondazione per acquistare terreni edificabili e renderli liberi (per sempre)?

lucchetto

di Fabio Balocco e Alessandro Mortarino

A chi ama la Terra la scritta “terreno edificabile” fa letteralmente rizzare i capelli in testa. L’idea che quel terreno vergine possa essere circondato da rotoli di plastica rossa, che vi possa essere piantato un cartello con il nome del proprietario, il numero del permesso a costruire, la ragione sociale dell’impresa e che sia, infine, squarciato dai denti di una ruspa, è destinata a turbare perennemente i nostri sogni …

Da questa considerazione nasce l’idea di creare un soggetto giuridico che abbia come unico scopo quello di acquisire terreni edificabili al solo fine di preservarli da ogni modifica per il tempo a venire.

Comprendendo fra gli strumenti utili a raggiungere lo scopo, la richiesta al comune di riclassificazione dell’area acquistata affinché essa sia resa inedificabile (e, progressivamente esentarsi dal pagare all’amministrazione l’IMU relativa ai terreni edificabili).

Questa sensibilità si sta sviluppando in Piemonte, all’interno dell’ampia rete del Forum Salviamo il Paesaggio. Cittadini, Associazioni, Comitati che da tempo immemore si prodigano per tutelare terreni agricoli o semplicemente liberi dal destino indicato da Piani Regolatori iper/sovradimensionati, stanno ora immaginando di costituire una onlus che abbia come obiettivo assoluto quello di togliere dal mercato, in maniera definitiva, aree inedificate ma a rischio di sicura cementificazione.

Affinché l’operazione non rimanga nell’ombra ma abbia carattere educativo, all’operazione dovrà essere fornita adeguata pubblicità tramite i media ed apponendo un cartello in loco che indichi la natura del terreno e lo scopo dell’iniziativa di preservazione dello stesso.

I terreni non andranno scelti a caso, ma si dovrà operare soprattutto sulle zone di completamento edificatorio dei comuni, al fine di rendere più visibile l’iniziativa. Una sorta di “guerriglia urbana.”

Uno strumento che potrebbe agevolare l’operazione dal punto di vista economico potrebbe essere il partecipare a delle aste immobiliari di terreni. Infatti le aste consentono attualmente di diventare proprietari di beni immobili con esborsi economici molto inferiori rispetto alla trattativa privata.

Il soggetto giuridico agente potrebbe essere una Fondazione, il cui scopo unico sarebbe quello di acquisire terreni edificabili al fine di farli recedere a terreni agricoli e tali mantenerli per l’eternità, «perennizzandoli». Come qualsiasi persona giuridica, la Fondazione potrebbe poi acquisire terreni da privati tramite lasciti o donazioni.

In seconda battuta, oltre allo scopo predetto si potrebbe aggiungere quello di acquisire terreni che già sono agricoli. Da studiare, altresì, come procedere all’acquisizione dei terreni: ciascun cittadino italiano potrebbe conferire una somma al patrimonio della Fondazione, utilizzando anche la possibilità del “5 x 1000“ prevista dalla dichiarazione Irpef.

Per ora questa è una suggestione, una piccola scintilla che ci auguriamo possa trasformarsi – dopo un’attenta valutazione collettiva – in un grande fuoco. Questa prima comunicazione, quindi, vale come un appello: chi è disponibile, in Piemonte, a far parte dell’avvio di questa nuova importante iniziativa?

E perchè limitarci al solo Piemonte?

Attendiamo Vostre comunicazioni, disponibilità, proposte:

fabio.balocco53@gmail.com

alessandro.mortarino@libero.it

25 commenti

  1. Ritengo la cosa molto interessante, ma varrebbe la pena di uscire al più presto dal dubbio che si possa attuare attuando un confronto approfondito con tecnici e legali del settore. Auguri, C:Segattini.

  2. Penso che sia l’unico modo (purtroppo!)per salvaguardare dalla cementificazione e da altri usi devastanti gli ultimi lembi di terra rimasti non solo in Piemonte ma in tutta l’Italia. Vedo tante difficoltà tecniche e burocratiche ma che non devono scoraggiare il battere questa strada. Nel mio piccolissimo, darei volentieri il mio contributo…sperando di fare in tempo a vederne i frutti…

  3. Condivido, la proposta è buona sarebbe opportuno diffonderla anche ad altre regioni, così avrebbe anche più forza.
    Il cosiddetto partito del cemento in Puglia ha molto potere, Bari è devastata dalla speculazione edilizia,non ci sono parchi e spazi verdi, si tagliano alberi per costruire rotatorie anche assurde. Si sta costruendo un palazzo di sei piani su un’aiuola in un quartiere popolare con spazi ristretti.Sono disponibile a collaborare. marisa del Comitato contro Sprechi e Privilegi.

  4. Interessante idea, da studiare bene, tenendo presente il problema della gestione e i costi proibitivi dei terreni edificabili. Anche i terreni agricoli di pianura (quelli rimasti) hanno subito forti aumenti perché sono diventati beni d’investimento con coltivazioni per il biogas e le biomasse (sovvenzionati), e per l’inaffidabilità delle banche e la caduta dei prezzi nell’edilizia.

    1. Le tasse sono insostenibili e inoltre il Comune può anche non concedere lo stralcio e quindi il ritorno ad agricolo.

      Questa è la mia situazione. Sono imprigionata dal 2004 in un PSC senza la possibilità di uscirne fino a quando non decide il Comune che esige cifre assurde e criminali.

  5. Ottima idea, concettualmente impeccabile. Secondo me la strada migliore è proprio di integrare questo progetto con il FAI che ha già una struttra giuridica adatta e larga esperienza di fund raising indirizzato al territorio

  6. L’idea di partenza potrebbe essere buona se però servisse a preservare aree in cui la cementificazione sarebbe solo speculativa. Non vorrei che la cosa si trasformasse in una crociata contro tutto e tutti, come troppo spesso avviene o per alcuni dovrebbe avvenire in una società sempre più ingabbiata in vincoli, controlli, divieti che tendono a soffocare la libertà di vivere una vita in cui la ricerca della felicità sia il fine ultimo della stessa. Insomma, limitare e preservare si ma “cum grano salis”!

  7. Ottima idea, simile a quella che portò WWF e Lipu ad acquistare fette di territorio per preservarlo. Credo che ci vorrebbero tanti soldi, però.

  8. Noi lo abbiamo fatto, a Pralormo l’associazione tutela del territorio ha, negli anni, partecipato a alcune aste fallimentari o vendite private.
    Il contesto: di solito queste speculazioni hanno, durante il percorso, fallimenti di ditte e cambi di societa. Queste vanno all’asta e le persone che gestiscomo gli affari sono convinte che le aste vadano deserte, peché li si conoscono tutti e si scambiano i favori.
    Ma le aste sono pubbliche, al tribunale di Torino ci sono persone fondamentalmente oneste, si può fare.
    Noi abbiamo agito come singoli acquistando piccolo terreni più a rischio o strategici come collocazione oppure perché di proprietà di persone che li usavano per risultare finte aziende agricole e recuperare i contributi CEE.
    Bisogna ionformarsi avere alcune sentinelle che monitorino continuamente il territorio:
    bandi, aste, annunci, rumors. Magari professionisti del settore che siano nostri alleati (ci sono). L’effetto sorpresa è il migliore anche per evitare gare al rialzo sui prezzi.
    Per ora i tereni acquistati sono gestiti da alcune vere aziende agricole, oppure sono steti trasformati in boschi.

  9. un’ottima proposta da estendere all’intero territorio nazionale a cominciare dalle aree a rischio edificazione e speculazione edilizia. Una Fondazione nazionale che sappia usare leggi e norme esistenti,fondi etici e strumenti come il Crowdfunding e fundraising (ttps://it.wikipedia.org/wiki/Crowdfunding ; https://it.wikipedia.org/wiki/Raccolta_di_fondi ; http://www.sodalitas.it/public/allegati/Quaderno-Sodalitas-DEF_2015324184115309.pdf )

  10. mi sembra una buona proposta, noi abbiamo una piccola azienda agricola in provincia di varese e viviamo sempre con la preoccupazione che qualche terreno ci venga tolto per edificare
    nonostante vi siano centinaia di case e capannoni chiusi e abbandonati.

  11. idea senza dubbio innovativa ,un po’ come i monumenti acquisiti dal F.A.I. che sono sotto tutela.qui lo scontro sarebbe molto più forte in quanto confliggente con l’interesse variegato degli enti e dei cementificatori. date un occhio alla campania : io ci sto a darvi una mano

  12. Ottima proposta. Anche secondo me il problema potrebbe essere la gestione nel tempo.

  13. si tratta senz’altro di una lodevole iniziativa di cui però vedo non irrilevanti difficoltà attuative, se non altro dal punto di vista finanziario.
    In pratica si tratterebbe di fare con i terreni quello che il FAI sta facendo con i beni architettonici
    Per questo servirebbe un “magnate” illuminato che dia il via alla Fondazione con un contributo iniziale significativo ed emblematico

    Segnalo comunque che sono ormai molto diffuse nelle Marche le richieste di privati proprietari, anche riuniti in comitati (vedi il recente caso di Osimo) per riclassificare i propri terreni edificabili in agricoli, anche se la motivazione non è specificatamente ambientale ma economica (evitare l’IMU)

  14. sono completamente d’accordo , ogni giorno , qui in provincia di Modena , avviene una sistematica spogliazione dei terreni ( abbattuti alberi spontanei , taglio indiscriminato di siepi ) non si può rimanere inerti di fronte a un tale disprezzo nei confronti della natura .

  15. Ritrovo qui una vecchia idea che avevamo trattato come soci di Banca Etica, quindi avrete sicuramente il mio sostegno personale e l’impegno a diffonderla per quanto possibile.

  16. Ottima idea…il problema e’gestirla nel tempo e nei vari contesti con efficace costanza.Cmq non bisogna arrendersi allo sterminio del suolo.

  17. Al netto di probabili espropri quando gli interessi siano troppo forti, potrebbe essere una soluzione coraggiosa, onerosa, ma concretamente realizzabile. Il ritorno a una proprietà privata illuminata, collettiva, organizzata.

  18. Noi pensiamo che sia l’unica soluzione accettabile in uno Stato che rema contro. La proprietà privata in mano ad una Fondazione agile burocraticamente, con l ‘ambiente come target principale, se adeguatamente sostenuta, potrebbe davvero assicurare aree protette, o comunque naturali , liberi da assurdi insediamenti. Personalmente, io e mia moglie siamo residenti in Lombardia(anche se a pochissimi chilometri dal Piemonte) ed abbiamo già vincolato i terreni di nostra proprietà. Vedremmo volentieri inserita anche la Lombardia…… Se questa proposta porterà a decisioni operative, siamo disponibili .

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