“Un giro d’orizzonte” nell’idea d’Italia di Antonio Cederna

di Marco Bombagi.

Presentato a Roma, giovedì primo dicembre nella “Sala Di Liegro” di Palazzo Valentini, il volume che raccoglie scritti, discorsi parlamentari e proposte di legge di Antonio Cederna, celebre giornalista, autore e politico che legò il proprio nome a molte importanti battaglie per la salvaguardia dell’ambiente, del paesaggio e dell’identità storico-culturale dei territori italiani.

“Un giro d’orizzonte”, cura di Andrea Costa e Sauro Turroni, non vuole essere semplicemente un libro “su Cederna”, ma un tributo doveroso ad un grande intellettuale, in occasione dei cento anni dalla nascita, al servizio della bellezza, che lottò per un’idea di futuro che fosse rispettosa dell’immenso e meraviglioso passato ereditato, come un dono, dal presente.

Diversi gli ospiti e gli interventi di fronte ad una sala piena per un evento speciale. Dai curatori del libro Sauro Turroni e Andrea Costa agli urbanisti Paolo Berdini e Vezio De Lucia, fino a Rita Paris, presidente dell’associazione “Bianchi Bandinelli”, e Riccardo Mastrorillo della Fondazione Critica Liberale. Importanti gli ospiti politici come Ferdinando Bonessio, la moderatrice Grazia Francescato e Rocco Ferraro, delegato della Città Metropolitana.

“Antonio Cederna si dedicò ad una lotta senza quartiere per risvegliare nelle menti e nei cuori degli italiani un senso di responsabilità verso la natura, l’ecosistema, la bellezza e la conservazione dei beni comuni”, si legge nella presentazione del libro scritta da Riccardo Mastrorillo che poi si sofferma a sottolineare l’importanza della “cultura del limite” nel pensiero di Cederna, quei limiti necessari a salvare i luoghi e le opere, gli ambienti e i paesaggi.

Il fondamento della cultura del limite “sta proprio nello stabilire il punto oltre il quale, per nessuna ragione, si può andare”, aggiunge. “Si tratta di un confine necessario proprio per garantire la libertà quella vera, che non va confusa con la licenza o, peggio, con la protervia di chi non accetta limiti”. Ovvero tutti coloro che inseguendo il falso mito dello sviluppo economico irresponsabile, in spregio alla storia, al bello e alla natura, recavano e recano danni incalcolabili al nostro Paese nascondendosi dietro il paravento della modernità.

Con la sua instancabile attività Antonio Cederna contribuì alla protezione di molti luoghi d’Italia: dal centro storico di Bologna, al tempo di Pierluigi Cervellati, all’Addizione Verde di Ferrara, fino all’urbanistica napoletana dopo il terremoto degli anni ottanta del secolo scorso. Ma fu a Roma che il grande intellettuale diede il meglio di sé: come la proposta di legge per Roma Capitale, con l’idea del trasferimento dei ministeri in un’apposita zona della periferia: il famoso SDO, Sistema Direzionale Orientale, poi colpevolmente abbandonato.

Senza dimenticare la localizzazione del nuovo auditorium, e soprattutto la tutela dell’Appia Antica, la sua più grande battaglia che iniziò con I gangsters dell’Appia , il suo articolo forse più noto, su Il Mondo dell’8 settembre 1953: “L’Appia Antica andava salvata religiosamente perché da secoli gli uomini di talento di tutto il mondo l’avevano amata, descritta, dipinta, cantata, trasformandola in realtà fantastica, in momento dello spirito, creando un’opera d’arte di un’opera d’arte: la via Appia era intoccabile, come l’Acropoli di Atene”.

la Regina Viarum fu salvata, anche grazie all’impegno di Antonio Cederna, con il decreto di approvazione del Piano regolatore di Roma del 1965, che destinò 2.500 ettari di verde e storia, da Porta S. Sebastiano ai confini del Comune di Roma, a parco pubblico. Scrive l’urbanista e saggista Vezio De Lucia nel suo intervento: “dal 1965, anche se oltraggiata da abusi impuniti, l’Appia Antica è salva, un grande cuneo verde e di archeologia che dai Castelli Romani al Campidoglio interrompe la sventurata conurbazione romana”.

Antonio Cederna rappresentò un’idea di “Altra Italia” che, non senza difficoltà, tenta di sopravvivere ancora oggi grazie ai suoi scritti e al suo impegno. “Un giro di orizzonte” nella speranza di un futuro migliore.