San Vincenzo, la costa martoriata a colpi di mattone

di Salvatore Settis

Un caso esemplare dell’idea perdente che lo sviluppo coincide con l’edilizia con il consumo di suolo, con la devastazione dei paesaggi storici. Berlusconi è il corifeo di questo gigantesco spreco della nostra risorsa più preziosa; ma i suoi seguaci si contano nelle fila di ogni partito, come ben si vide quando la parola d’ordine del fallimentare “piano casa”, lanciata dal presidente del Consiglio però mai tradotta in legge dal governo, fu prontamente raccolta da tutte le regioni italiane (senza eccezione). Invano si ripete, a orecchie sorde a ogni discorso, che la crisi economica che attraversiamo nasce dalla “bolla immobiliare” americana, e che non si può combattere con una bolla immobiliare nostrana. Pessime abitudini, sordità culturale, incapacità di pensare, intrecci di interessi privati, vischiosità di procedure amministrative, avidità di guadagno e mancanza di immaginazione congiurano nel consegnare il suolo della patria nelle mani sbagliate, nell’indirizzare sul “mattone” il risparmio senza tener conto dell’enorme invenduto (120.000 appartamenti fra quelli costruiti negli ultimi due anni). «La lotta contro la distruzione del suolo italiano sarà dura e lunga, forse secolare. Ma è il massimo compito di oggi se si vuol salvare il suolo in cui vivono gli italiani» (Luigi Einaudi). Il caso del comune di San Vincenzo, che sta occupando in questi giorni molto spazio sul Tirreno e su altri giornali, è esemplare. A ogni festa popolare, a ogni occasione, si dispiegano sui muri le idilliche foto della San Vincenzo che fu, paesaggi e panorami che non ci sono più. La realtà è che, a fronte di un continuo calo dei residenti, il territorio comunale è stato spietatamente cementificato, con un consumo di suolo doppio di quello medio della provincia di Livorno e più che triplo della media toscana, fino all’obbrobrio di un “porto turistico” che ha letteralmente ricoperto di cemento centinaia di metri di spiaggia già pubblica, trasformandoli

 

Fonte:

Il Tirreno