Torino: ancora ville in collina? La provincia blocca la variante

La frana, è proprio il caso di dire, alla fine si è rovesciata su Palazzo Civico e i responsabili comunali dell’Urbanistica: la variante n. 222 che consegnava al cemento le poche aree ancora libere delle collina torinese, circa 75 mila metri quadri di terreno (quanto basta per consentire la costruzione di una decina di nuove ville) tra San Vito, Valsalice e Reaglie, è stata bocciata dalla Provincia di Torino martedì 20 marzo. È la prima volta nella storia quasi ventennale del Piano regolatore di Torino che una variante urbanistica partorita dalla Città viene rispedita al mittente: l’intento di «alleggerire» il livello di rischio idrogeologico, aprendo la strada alle betoniere, è stato giudicato dalla Provincia «incompatibile».

Torino è la prima vittima illustre del nuovo Piano territoriale di coordinamento provinciale, improntato sul contenimento del consumo di suolo e sulla riduzione del rischio idrogeologico, cui spetta il merito o il demerito (a seconda dei punti di vista) di aver fatto arenare la delibera comunale – eredità dall’ex assessore Mario Viano – che il Consiglio comunale aveva adottato, sotto lo sguardo distratto dei più, lo scorso 23 gennaio.

Per la Provincia le aree che il Comune di Torino avrebbe voluto «liberare» dai vincoli restano pericolose: in particolare i terreni di strada Val Pattonera «sono interessati – scrivono i tecnici provinciali – da un fenomeno di frana attiva» che non permette di abbassare i livelli di rischio per dare ai proprietari dei terreni la possibilità di edificare. Insomma, di costruire ancora nuove ville in collina neanche a pensarci.

La Città avrebbe voluto alleggerire i vincoli che bloccano le nuove costruzioni in gran parte delle poche e sparse aree ancora libere (75 mila mq in tutto) di strada del Mainero, via Domus Aurea, strada Val Pattonera e viale Thovez. «Ma la variante – denunciavano le associazioni Italia Nostra, Legambiente e Pro Natura il 28 febbraio scorso – intacca gli ultimi vincoli di tutela della collina torinese, superando le norme vigenti» e procedendo a una serie di «deroghe» in base a studi e documentazioni tecniche di cui «non c’è traccia nella documentazione». Ora il Comune dovrà adeguarsi ai rilievi della Provincia, revocare la variante adottata e predisporne una nuova dall’iter più complesso.

 

Articolo di Gabriele Guccione pubblicato su La Voce del Popolo, 25 marzo 2012

 

5 commenti

  1. Mi sembra di capire che comunque la bocciatura sia dovuta a motivi di sicurezza idrogeologica e non a motivi di tutela del suolo o del paesaggio. Mi chiedo se la decisione dell’amministrazione provinciale sarebbe stata la stessa in assenza della frana attiva.

  2. E’ una buona notizia in un mare di vergogna e tristezza. anche se e’ un buco nell acqua. dovrebbe essere la normalita’ invece tutti sono d accordo nell accettare questo scempio. E poi i sindaci e le commissioni sono enti privati pagati da noi e non dovrebbero essere interessati a diventare amici dei costruttori..invece…ma se poi in una cittadini vivino a To hanno costruito su un terreno agricolo, insomma verde, la nuova sede del consorzio agrario, allora nulla ha piu senso: l ente che gestisce l’ agricoltura , proprio lui, consuma suolo fertile..! ASSURDO E? UNO SCHIFO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  3. Una buona notizia dentro ad una dramma che molti ignorano, anche perchè nessuno ci viene a dire dove edificheranno.
    Io ci tengo molto alla collina e la parte prospicente la città pullula già di ville, villazze e villette, quindi, usufruendo dei sentieri, dico un secco NO alle nuove costruzioni. Le strade sono contorniate solo da muri, è veramente uno schifo!

  4. Ormai lo sfascio ambientale accomuna (quasi sempre) sia le giunte di centro-destra che quelle di centro-sinistra. Questi nella testa sembrano avere solo amttoni o asfalto.
    Che pena.

  5. Evidentemente nello squallore della maggioranza della classe politica italiana, anche locale, la provincia di Torino è una piacevole eccezione ed è governata da gente in gamba: non è la prima volta che prendono decisioni sagge, tipo quella di negare all’Ikea il permesso di edificare su nuove aree agricole
    Complimenti davvero, ce ne fossero di più di aministratori così, l’Italia intera sarebbe un posto migliore

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