Cibo e vita: il suolo agricolo è il nostro mare

Deficit suolo agricolo e dipendenza alimentare

Il cibo, come l’acqua, è vita per l’uomo. In Italia oltre alla crisi economica, cresce un altro preoccupante deficit: quello del suolo agricolo, in continua ed irreversibile diminuzione.

Lo ha evidenziato un rapporto del ministro delle politiche Agricole Mario Catania presentato a luglio. Siamo quindi sempre più dipendenti dall’estero per le risorse alimentari. Dopo la dipendenza energetica verso gli altri paesi, che già condiziona pesantemente la nostra economia e la nostra vita, la dipendenza alimentare rischia di complicare ancor di più la situazione.

In uno scenario nazionale e mondiale in cui la siccità record di questa estate, la ripercussione sulla produzione di cibo e il conseguente aumento dei prezzi sono una dura realtà, ci si rende conto dei pericoli di questa nuova crisi. All’orizzonte potrebbero incombere sconvolgimenti sociali che già hanno fatto la loro comparsa in questi ultimi anni. La Primavera Araba ha avuto infatti nell’aumento del costo del cibo uno dei suoi principali fattori scatenanti.

Ci si è dimenticati troppo in fretta che è grazie all’agricoltura, che ha consentito di generare surplus alimentare, che l’uomo ha potuto accantonare la sua primitiva attività di raccoglitore e cacciatore e sviluppare tutte quelle attività che hanno dato origine alla società moderna. L’industria e l’economia senza l’agricoltura non sarebbero esistite. Ora che quest’ultime sono in profonda crisi, è proprio in un ritorno all’origine, all’attività primaria dell’agricoltura, in chiave moderna ed ecologica, che la crisi potrebbe essere attenuata se non addirittura risolta.

Ma purtroppo manca sempre più la materia prima: il suolo agricolo.

Il nostro mare

Il suolo agricolo è come il mare: genera cibo, mitiga l’ambiente ed il clima, è una risorsa per la popolazione, una risorsa fragile e a rischio.

Come le spiagge, il suolo agricolo subisce l’interesse privato a discapito del concetto di bene pubblico. Come succede per le acque, la terra rischia a causa dell’eccesivo sfruttamento, del cemento e dell’inquinamento di veder pesantemente compromessa la produttività di cibo. Come succede lungo le coste, c’è il rischio che la speculazione sconvolga l’equilibrio naturale con gravi ripercussioni sull’ambiente e sulla vivibilità.

In Brianza come in Lombardia, il nostro “mare” è sempre più compromesso.

La Tangenziale Est Esterna di Milano (TEEM) si mangia inesorabilmente i campi dove un tempo si lavorava e dove oggi si cerca di sviluppare produzioni genuine, come quella di pane biologico a filiera corta di Caponago (MB) (progetto “Spiga & Madia”).

Dove non arrivano la TEEM e le altre nuove autostrade lombarde ci pensano i Piani di Governo del Territorio che propongono nuove edificazioni a dare il colpo di grazia. Come a Segrate (MI), esempio di completa urbanizzazione del territorio. Quì l’organizzazione Segrate Nostra sostiene, insieme a cittadini e associazioni, il ricorso al TAR per salvare il Golfo Agricolo e l’ultimo verde agricolo di Segrate.

Noi che viviamo in queste città “costiere”, vogliamo poter vedere ancora dalle finestre il nostro “mare”, fotografarlo e passeggiare lungo i suoi percorsi, respirando l’aria pulita e i profumi della terra. Abbiamo quindi un obbligo morale ed una importante missione che è quella di tutelare e conservare questa risorsa.

Luca D’Achille

Un commento

  1. Il grido d’allarme per la scomparsa del suolo agricolo – assediato da capannoni (vuoti), centri commerciali (in via di svuotamento per carenza di soldi), strade & autostrade che fra pochi anni saranno pletoriche visto il folle aumento del prezzo del carburante – risuona da tempo forte e chiaro. Sembra però che i nostri piccoli e grandi governanti (dai comuni al ministro Passera) siano sordi a ogni evidenza, continuando imperterriti a favorire il consumo dissennato di un bene limitato, irripetibile e vitale. Credo che ci sia bisogno da parte di noi cittadini di organizzare vere e proprie manifestazioni (magari insieme agli agricoltori, prime vittime di questo fenomeno)per la salvaguardia dei nostri territori. L’ottima organizzazione “Salviamo il paesaggio” può essere la base per unire le forze.

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