Zona militare di Vitinia (Roma): natura e storia sotto attacco

A rischio cementificazione 50 ettari di agro romano dall’immenso valore archeologico e paesaggistico, ennesimo bene comune in pericolo.

Limite invalicabile, ma non per le ruspe. L’area dell’Ex terzo deposito carburanti e lubrificanti di Vitinia, tra Roma e Ostia, di proprietà del Demanio dello Stato e in uso al Ministero della Difesa, rischia di essere sommersa da un’onda di cemento.

Un luogo incontaminato e ricco di testimonianze storiche, tutelato dal Piano Territoriale Paesaggistico Regionale sotto più aspetti, da quello archeologico a quello boschivo, senza dimenticare il rilevante valore del Paesaggio agrario e la presenza di “Punti di vista” a 360 gradi. Un territorio che i cittadini vorrebbero salvare dalla speculazione.

A questo proposito, il 20 marzo 2010 l’associazione ViviamoVitinia, appositamente costituitasi per ricavare un parco pubblico dall’area militare, una volta dismessa, ha chiesto alle Amministrazioni competenti di attivare la procedura per ottenere la “dichiarazione di notevole interesse pubblico” dell’area, così come contemplato dall’art.138 del Decreto Legislativo 42/2004, “tenuto conto“, si legge in una nota della stessa associazione, “che l’area di cui trattasi racchiude in sé … i valori storici, culturali,morfologici, estetici espressi dagli aspetti e caratteri peculiari degli immobili o delle aree considerati e della loro valenza identitaria in rapporto al territorio in cui ricadono … “.

Non lasciatevi ingannare dall’aspetto idilliaco. In realtà i casali che conferiscono al paesaggio una tenera immagine bucolica nascondono vari passaggi alle condutture sotterranee del carburante. Il paesaggio sommerso rappresenta l’aspetto monumentale dell’area che si cerca di non far emergere o di minimizzare. Dobbiamo ricordare che questo era uno dei capisaldi bellici e, probabilmente, l’immenso capolavoro di ingegneria idraulica che cela rappresenta l’avanguardia sperimentale rispetto a tutti gli ex Depositi Carburanti bellici sparsi per l’Italia.

Ma andiamo con ordine. La storia inizia nel 1997, quando l’area interessata viene inserita nell’elenco dei “beni immobili nella disponibilità del Ministero della Difesa da inserire nel programma di dismissioni previsto dall’art. 3 comma 112 della legge 23/12/96 n. 662 e classificata come bene attualmente in uso e/o necessario alle Forze Armate”, prosegue la nota. L’anno successivo, la Legge finanziaria consente all’Associazione ViviamoVitinia di chiedere l’intervento del Comune di Roma perché questo, in previsione dell’alienazione dell’area, eserciti il diritto di prelazione previsto dalla legge stessa. Ha così inizio la battaglia di ViviamoVitinia per impedire lo scempio.

In una prima fase, con la sottoscrizione di un Protocollo d’Intesa tra Comune di Roma e Ministero della Difesa, sembra che le Istituzioni comprendano l’importanza della posta in gioco. La situazione però inizia presto a degenerare, con ripetuti tentativi da parte degli Enti locali di cancellare i vincoli e gli accordi presi con l’associazione.

Tra promesse fatte e rimangiate da parte delle autorità preposte, si arriva così al Nuovo Piano Regolatore, “che destinava l’area“, aggiunge la nota di Paola Badessi, presidente di ViviamoVitinia, “ad Ambito di Trasformazione Ordinaria (ATO R 62), quindi, ad importanti insediamenti residenziali“. Oltretutto “le proporzioni non corrispondevano all’impegno preso di destinare il 90% di area a parco“. Neanche più il premio di consolazione, quindi, tutto cemento e basta.

Un gioco delle tre carte per giunta illegittimo, perché “sull’area in questione non poteva essere inserito un ATO“, prosegue Paola Badessi, “in quanto la stessa era agricola sul Piano Regolatore del 1962“, e nessuna delle aree verdi tutelate dal vecchio Piano Regolatore avrebbe dovuto cambiare destinazione nel nuovo. A dircelo è proprio il P.R.G. attualmente vigente, nell’articolo 53 comma 1: “Gli Ambiti di Trasformazione Ordinaria riguardano”, si legge, “aree libere già edificabili secondo il PRG del ’62 cui il presente piano conferma il carattere di edificabilità”. Invece norma violata e principio disatteso.

La stessa legge finanziaria del 2010, infine, ha previsto il trasferimento a patrimonio comunale, tra l’altro, delle aree militari. Buona parte degli immobili, quindi, saranno destinati ai finanziamenti previsti per Roma Capitale. E tra le aree che potrebbero essere trasferite al patrimonio comunale rischia di essere inserito anche l’ex deposito carburanti di Vitinia. “È chiaro“, commentano amaramente da ViviamoVitinia, “che la valorizzazione dell’area deriva dalle varianti urbanistiche apportate dal piano regolatore, (ATO R 62), che l’hanno resa edificabile. L’area quindi, come in passato, rischia di essere cementificata nonostante i vincoli archeologici e paesaggistici che insistono sulla stessa. L’area infatti rientra a tutti gli effetti fra i beni culturali contemplati e sottoposti a tutela dalla vigente normativa ed è quindi protetta ope legis fino a quando non sarà espletata la verifica di sussistenza dei requisiti per la dichiarazione di notevole interesse pubblico“. L’area, di fatto non è stata inserita nei recenti decreti con i quali la Giunta capitolina sta alienando i beni militari.

Uno dei punti di vista a 360° che domina la valle del Tevere

La situazione attuale è ancora peggiore poiché, in cambio di 250 appartamenti di piccolo/medio taglio, il Ministero della Difesa è disposto a cedere tutta questa bellissima area di oltre 50 ettari con una capacità edificatoria di 150.000 metri cubi, corrispondente a 500 appartamenti. Un vero affare, per giunta violentando un bene comune e recando un danno economico alla collettività. Dalla perizia di stima, infatti, è risultato che il valore di mercato più probabile da attribuire all’area è pari a circa 61.000.000 di Euro.

L’ennesimo progetto assurdo, illegittimo e devastante per il territorio perpetrato senza tenere conto delle possibili alternative.Non riteniamo eticamente corretto“, concludono da ViviamoVitinia, “continuare a prevedere ulteriori gettate di cemento, quando ci sono migliaia di appartamenti invenduti. Sarebbe invece opportuno censire il patrimonio immobiliare pubblico inutilizzato e recuperarlo per fermare l’ulteriore consumo di territorio che già sta portando ad una situazione di non ritorno. Lo stesso Ministero della Difesa ha contemplato diverse possibilità di intervento su immobili di sua proprietà per il reperimento degli alloggi per il personale, prevedendo tra l’altro anche l’alienazione di unità abitative, come si evince dagli elaborati sul patrimonio in dismissione e sugli immobili residenziali pubblicati dalla Direzione Generale dei Lavori e del Demanio“.

Le alternative a un’idea demenziale ci sono ma non vengono prese in esame, come al solito. Le norme che preserverebbero un’area dall’immenso valore storico e paesaggistico, amata dalla gente, esistono, ma vengono del tutto ignorate nel silenzio di chi dovrebbe pretenderne il rispetto, come al solito. Di insolito, questo sì, c’è la tenacia di chi non si rassegna all’insensatezza e si ostina a voler far rispettare la legge, per salvare uno degli ultimi lembi di campagna romana sopravvissuti all’oblio della speculazione. Non lasciamoli soli.

Marco Bombagi

Una foto inquietante: il culmine di una collina che contiene uno dei giganteschi serbatoi.

3 commenti

  1. ciao, sono un ex militare che ha passato un’anno della sua vita nel “parco” come lo chimevamo io e altri militari. abbiamo avuto la fortuna di avere come destinazione Vitinia..un paradiso x militari. io sono sardo e abito nella costa orientale ed essendo abituato al verde e vedermi circondato dal cemento di una caserma mi faceva diventare ansioso nervoso fragile… come altri durante il c.a.r., ma quando siamo arrivati a VITINIA siamo rimasti di stucco.quando avevamo il giorno libero, molti affrontavano viaggi lunghissimi della serie , un giorno a casa e due di viaggio(magg. parte erano del nord)io unico sardo il reso siciliani, lo passevamo in giro per la caserma trà il silenzio del posto, la cripta dove c’era un’enorme nido di barbagianni..ecc.ecc. Visto la straneità del nostro comporamento anche qualche st.uffiale si è unito a noi e in seguito sono arrivate anche qualche famiglia di coll. e ten. con prole… addiritura si giustificavano che al posto di fare km tra traffico e cercare un poso tranquillo il fine settimana lo passavano con noi. diciamo che avevano il paradiso in casa e non lo sapevano. adesso sarebbe bellissimo bonificarlo senza fare i soliti scempi e darlo a vitinia come parco e sicuramente darà lavoro a un pò di persone, senza darlo a personaggi senza scrupoli che lo coprono di cemento, come hanno fatto in tanti posti in italia e in sardegna.noi abbiamo fatto di tutto e di più per salvaguardare le coste e i boschi del gennargentu dal cemento, ora da due anni a questa parte hanno cominciato con abbattere tutte le strutture abusive sia al mare che nei boschi, bonificando il tutto e restituirlo a tutti. guardacaso chissà perchè chi doveva gestire queste zone sono le stesse che le hanno sfruttate alle nostre spalle,costruendo alberghi e residenze tutte off limit….dunque occhio a non farvi distruggere questo sito.ciao MARCO

  2. uniti si vince sempre, le politiche ambientali sono la nostra ricchezza di biodiversità .

  3. Buongiorno

    ok, cosa possiamo fare in concreto?
    le esperienze anche recenti dicono che è possibile far prevalere le giuste ragioni solo se la gente, tanta gente tutta insieme fa sentire la propria voce;
    come spesso succede le norme vanno sbattute sotto il naso di chi vorrebbe far finta di non sapere che esistono, ma occorre far presto, prima che si vengano a consolidare degli interessi contro i quali sarà ancora più difficile opporsi

    io sono disposto a rendermi utile in ogni modo possibile: dalla firma di una petizione ad autotassarmi per sostenere azioni legali o altre iniziative

    Luigi

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