L’acquedotto Vanvitelliano, patrimonio Unesco in decadenza

Caserta ormai non si ricorda più come “la città della reggia” ma è diventata sinonimo di Casal di Principe,  di camorra spudorata, di cave abusive, di riciclo di denaro sporco e rifiuti pericolosi. È in questo modo che secoli di storia sono andati perduti e la terra dei patrimoni Unesco e dei reperti archeologici è stata brutalmente soffocata e con essa la sua gente che non può godere dei benefici economici che questi patrimoni comunemente e banalmente apportano alle terre in cui si trovano.

La terra dei casalesi ormai fa paura a tutti, è costantemente vittima di un pressing mediatico che l’ha declassata a terra di camorra e nient’altro ma in realtà è uno scrigno ricco di pietre preziose sconosciute.

I problemi ci sono, non si possono nascondere ed è giusto denunciarli ma è ingiusto che l’orrore soffochi la bellezza e la storia soprattutto quando l’Unesco proclama patrimoni mondiali antiche costruzioni  frutto di una lunga storia taciuta.

È il caso dell’acquedotto Vanvitelliano o Carolino situato a valle di Maddaloni, in provincia di Caserta e risalente al 1753. Sfruttava le sorgenti di Bucciano, per costruirlo venne utilizzato il tufo. E’ suddiviso in 3 ordini di arcate, a volerlo fu Carlo III di Borbone insieme a sua moglie Maria Amalia al fine di alimentare l’apporto idrico della reggia di Caserta e venne realizzato dal celebre Luigi Vanvitelli.

Acquedotto Vanvitelliano – La foto vuole essere testimonianza della grandezza mozzafiato dell’acquedotto: il puntino nero che si trova in basso nella foto è l’autrice dell’articolo

FU IL PONTE PIU’ LUNGO D’EUROPA ALL’EPOCA ma oggi è protagonista di una triste decadenza: le infiltrazioni, i murales, i graffiti, l’assenza di un rigido sistema di sorveglianza che ne garantisca l’ordine e la pulizia ma soprattutto L’ASSENZA DI INDICAZIONI STRADALI e di un adeguato sistema di illuminazione stanno facendo cadere nell’oblio questo meraviglioso, onnipotente monumento patrimonio dell’Unesco.

Tutto questo è un’insopportabile vergogna che continuerà ad infangare il nostro passato e ad impoverirci. Non possiamo fingere di non vedere e non possiamo tacere, il breve documento che segue vuole essere un monito che tenti di destare le coscienze e che segua l’insegnamento del noto filosofo Giordano Bruno: poiché vediamo non nascondiamo di vedere.

I 50 km (ovvero il Paese Sordo)

3 commenti

  1. Penso che un grande monumento come questo acquedotto storico vada tutelato non solo dall’Unesco che è solo una piccoa parte , ma siamo noi che dobbiamo occuparci d queste testimonianze rispettandole ,salvaguardandoe dal degrado , dai vandalismi , facendo una politica seria delle nostre coscienze in primis e sostenendo le manutenzioni necessarie per salvaguardare nel tempo il degrado in essere. Le amministrazioni locali Regione , lo Stato in primo luogo dovrebbero essere sensibili a queste opere inserendo nei piani di tutela le risorse necessarie per il monitoraggio e la manutenzione, altrimenti bisognerebbe fare da parte di noi cittadini un autofinanziamento naturalmente coinvolgendo tutto il territorio nazionale per garantire la tutela vera di questi mounmenti , pensiamoci davvero , non aspettimao agiamo, facciamo una petzione a livello nazionale.

  2. E un monumento maestoso e armonioso allo stesso tempo, una testimonianza storica eccezionale. Come si può lasciarlo andare in rovina?

  3. Intanto, sono 10 anni che avrebbe dovuto essere varato il piano di gestione Unesco per il sito plurimo (reggia, parco, San Leucio, ponti della valle) ma sembra che a Caserta sia considerato un affare privato, e non se ne sta facendo nulla. Varrebbe la pena, secondo me, chiedere all’Unesco di dichiarare il complesso monumentale “a rischio”!
    Già nel 2005 fu denunciato alla stampa il grave ritardo nella redazione del Piano:
    http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=14525

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