Il Vulture e la storia di una fenice

LÀ DOVE LA BASILICATA SI APRE VERSO LA CAMPANIA E LA PUGLIA CON COLLINE DOLCI CHE SI DISTENDONO IN AMPIE PIANURE L’ORIZZONTE IN OGNI DIREZIONE È DOMINATO DALLA MAGNIFICENZA DEL COMPLESSO VULCANICO DEL MONTE VULTURE: sistema antico le cui eruzioni circa 80.000 anni fa hanno generato un territorio unico per valenze paesaggistiche e per ricchezza dei suoli, in quanto tale segnato da una storia importante che ha generato luoghi notevoli tuttora custodi di un importante patrimonio monumentale ed edilizio. La terra non è avara e aspra come in altri territori della Basilicata ed è facile raggiungere l’eccellenza nelle coltivazioni: è terra di vigneti, di uliveti, di castagneti che danno prodotti ormai noti ben oltre la Basilicata stessa.

In questo ambito territoriale, per la precisione nella frazione San Nicola di Melfi, fra il 1991 e il 1993 fu costruito lo stabilimento FIAT, che in tanti chiamano SATA (Società Automobilistica Tecnologie Avanzate). Un investimento per metà realizzato con capitali dello Stato.

Accanto alla SATA la società per azioni italiana interna al gruppo FIAT filiale del gruppo francese EDF, Electricité de France, costruì il termovalorizzatore Fenice in funzione dal 2000: autorizzato a trattare rifiuti industriali, per lo più rivenienti dal vicino stabilimento SATA, e urbani cogenerando energia da vendere sulla rete nazionale.

DA ALLORA FENICE NASCE E RISORGE TRA LE PREOCCUPAZIONI DELLE POPOLAZIONI, LE INCHIESTE DELLA PROCURA, LE DECISIONI SOCIETARIE, IL BALLETTO DEI MONITORAGGI.

Il 14 ottobre 2011 fu la Provincia di Potenza, in seguito all’inchiesta avviata dalla Procura di Potenza, a ordinare il fermo di Fenice per 150 giorni a causa di sversamenti di sostanze nocive nelle falde acquifere almeno dal 2002.

Fenice riprese a bruciare rifiuti e le popolazioni locali si consolidarono in Comitati, denunciando monitoraggi non eseguiti o mal eseguiti dall’ARPA Basilicata.

Un’autorizzazione dell’ottobre 2010, rilasciata dalla Provincia di Potenza, permetteva il funzionamento dell’impianto senza l’Autorizzazione Integrata Ambientale della Regione Basilicata.

I dati attualmente disponibili, relativi ai Composti Organici Volatili e ai metalli pesanti, illustrano una situazione da attenzionare in maniera adeguata.

Il Comitato Diritto alla Salute scrive in data 28 aprile 2013 una lettera aperta al Ministro dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, Andrea Orlando:

“….. nonostante il perdurare dell’inquinamento questo inceneritore da circa un anno e mezzo è autorizzato dalla provincia di Potenza a bruciare il rifiuto “tal quale”. Pratica, questa, vietata già dal 1997 (decreto Ronchi) per la pericolosità e per le maggiori emissioni di diossine che essa scatena…..

Concludiamo, con tutta l’ansia e la preoccupazione possibile, chiedendole un immediato e non più procrastinabile intervento su una questione talmente tanto chiara, palese, ricca d informazioni e documentazione, la cui mancata soluzione non fa latro che accrescere l’angoscia e la paura di migliaia di cittadini nella zona Vulture Melfese nel nord della Basilicata”.

Il Vulture attende tutela in tutta la sua magnifica bellezza.

 

Link utili

http://www.arpab.it/fenice/elencoTabelle.asp

http://www.arpab.it/fenice/public/Riepilogo_Fenice_Gennaio2013_pdf

http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/10/14/news/melfi_stop_all_inceneritore_che_inquina_la_fenice_dovr_fermarsi_per_150_giorni-23235037/

http://www.fenicespa.com/italiano/attivita/servizi-ambientali/tv-melfi

 

2 commenti

  1. Sembra chiaro che sia una questione Fiat in Basilicata, appunto: “…la società per azioni italiana interna al gruppo FIAT filiale del gruppo francese EDF, Electricité de France, costruì il termovalorizzatore Fenice…. “

  2. Non è stata fenice EDF a costruire l’inceritore ma Fiatengi eering su commissione di Fiat e faceva parte in toto del progetto SSATA.

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