foto da www.terzobinario.it

Discarica di Cupinoro: vent’anni di veleni e vergogna per la Malagrotta del futuro

foto da www.terzobinario.it

Il sito di stoccaggio che da decenni minaccia la salute dei cittadini e deturpa uno dei territori più belli del Lazio, a vocazione agricola e ricco di storia, sta per essere ampliato. I Comitati: “Per interessi economici si continua a preferire il ricorso alle discariche a scapito della raccolta differenziata”.

Il terzo mondo è qui, da decenni. Piccole “Terre dei fuochi” crescono nella Tuscia Viterbese, in uno dei lembi più ricchi di cultura, storia, paesaggi e peculiarità agricole del Lazio. La discarica di Cupinoro, nei pressi di Bracciano a nord di Roma, è l’ennesimo esempio made in Italy di degrado ambientale e uso dissennato del territorio.

“Da 20 anni rifiuti di ogni genere vengono seppelliti a Cupinoro”, dicono dall’associazione Salviamo Bracciano del Forum Salviamo il Paesaggio, che da tempo di oppone al progetto di ampliamento del sito e per la bonifica dell’area, “e ora i cittadini devono convivere con una montagna di veleni alta 80 metri. Le promesse dell’avvio della raccolta differenziata sono state disattese e ad oggi 25 Comuni continuano a sversare con questa modalità, senza che per questo nessuno provi vergogna”. In effetti la vicenda lascerebbe di stucco se non fossimo, ormai, tristemente abituati a certi scempi.

Ma andiamo con ordine. La discarica di Cupinoro è gestita dalla società Bracciano Ambiente S.p.a. di proprietà del Comune di Bracciano, il quale rilascia, in favore dell’azienda stessa, in data 10.01.2013, il permesso di costruire n.02/2013 protocollo 844. L’atto ha per oggetto: “Movimenti di terra, riprofilatura e sistemazione del piano basale di una parte della ex cava Vaira situata all’interno della discarica di Cupinoro”. Si gettano quindi le basi per l’allargamento.

Successivamente, il 9 settembre 2013, la Bracciano s.p.a indice un’asta pubblica “per la vendita di spazi di conferimento per rifiuti nell’invaso a terzi operatori economici”. Il tutto all’insaputa dei cittadini, aggiungono dal comitato.

Ministero dell’Ambiente e Regione Lazio, che avrebbero dovuto decidere rispettivamente entro il 25 e 29 novembre se concedere o meno le autorizzazioni all’ampliamento del sito rimandano il tutto e in questo vuoto decisionale interviene il commissario straordinario ai rifiuti Goffredo Sottile, che dispone un decreto con il quale “in via immediata e urgente si autorizza l’utilizzo fino al 31 dicembre 2013 del sito di Bracciano per lo sversamento dei rifiuti trattati di Roma”, dopo la chiusura di Malagrotta, “Fiumicino, Ciampino e Città del Vaticano”, oltreché, s’intende, anche degli altri 25 Comuni della zona. Ovviamente non è dato sapere cosa accadrà all’immondizia della Capitale dopo il 31 dicembre.

A questo punto i cittadini si mobilitano. I lavori di ampliamento del sito, infatti, “si riferiscono a un volume immenso, 450.000 metri cubi”, fanno sapere da Bracciano stop discarica, comitato che unisce diverse sigle del territorio impegnate in questa battaglia, “che vanno ad aggiungersi a quelli della collina di rifiuti che si staglia all’orizzonte per un’altezza di circa 80 metri in un territorio agricolo, di pregio paesaggistico, vincolato, archeologico, turistico, dove vive fauna protetta e dove, a tutt’oggi, non si conoscono i dati relativi all’inquinamento del suolo, delle falde acquifere, dell’aria e, soprattutto, l’incidenza sugli esseri viventi, decine di migliaia di abitanti”.

A dar man forte alle associazioni arriva poi il MiBacT, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le Province di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, che con una lettera, prot. 33958 del 26 novembre, chiede al Comune di Bracciano “di voler annullare il summenzionato permesso dì costruire a prescindere dall’esistenza e dal ritrovamento o meno, nelle aree interessate, di reperti archeologici”, in quanto “il permesso di costruire è stato rilasciato in assenza di autorizzazione paesaggistica”, atto “la cui titolarità è posta in capo o alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici o alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del MIBACT”.

Insomma, un ampliamento illegale, deciso sulla testa e sulla pelle dei cittadini che da anni chiedono l’avvio di un sistema di raccolta differenziata spinta, di una discarica che sorge su terreni vincolati da usi civici, per la precisione “ZPS, Zona di Protezione Speciale di proprietà dell’Università Agraria di Bracciano, con ben altre finalità quindi rispetto alla discarica”, ricordano ancora da Salviamo Bracciano. Aree che “ricadono in ambiti paesaggistici sottoposti a tutela” come “Aree di interesse archeologico”, sottolinea la lettera del MiBact.

Senza dimenticare che il medesimo sito di Cupinoro è totalmente fuorilegge, come constatato anche dall’europarlamentare Roberta Angelilli in un recente sopralluogo. La Angelilli, infatti, dopo aver notato l’assenza di controlli all’ingresso del sito, lo stato di abbandono all’interno, con enormi quantità di immondizia tal quale sparpagliate in uno stato di degrado assoluto, ha definito Cupinoro “una Malagrotta dei poveri”. “Come è possibile che ci sia il via libera e siano state date autorizzazioni in una situazione illegale, così inadeguata e completamente fuorilegge?” ha aggiunto. “Ampliarla è pura fantascienza” ha poi concluso.

Inutile dire che le alternative a tale follia ci sono e vengono proposte con forza, da chi non si rassegna all’idea di vivere nella “terra dei fuochi” laziale, in occasioni come la manifestazione del 7 dicembre a Cerveteri, organizzata da diverse realtà del territorio e alla quale adesisce anche il coordinamento Salviamo il Paesaggio Roma nord contro l’ampliamento del sito di Cupinoro, per la bonifica dell’area a tutela della legge e della salute pubblica e per l’avvio della raccolta differenziata porta a porta, oltreché in favore di un sistema di compostaggio che recuperi l’umido.

Soluzioni ormai adottate in ogni paese civile del mondo, quindi ancora rivoluzionarie da noi. Siamo per la tradizione, si potrebbe dire. D’altra parte, morta una Malagrotta se ne fa un’altra, poco più su.

Marco Bombagi
Salviamo il Paesaggio
www.salviamoilpaesaggio.roma.it