L’Operazione Campagna Libera contro i capanni da caccia abusivi raccoglie i suoi frutti

operazione-campagna-libera-ok

L’Operazione Campagna Libera ha come obiettivo la liberazione di boschi e campagne dai capanni abusivi eretti a scopo venatorio attraverso il lavoro sul campo di numerosi volontari e battaglie giuridiche.

Di seguito il testo tratto dagli articoli del Grig – Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus

capannoIl Grig – Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus del Veneto prosegue senza sosta l’attività volta a liberare boschi e campagne da capanni di caccia e altane abusivi. Ai numerosi casi oggetto di provvedimenti della magistratura e delle amministrazioni pubbliche competenti su puntuali segnalazioni ecologiste, è seguita anche la sentenza della Corte costituzionale n. 139/2013 che ha dichiarato l’incostituzionalità della legge regionale 6 luglio 2012, n. 25 nelle parti in cui esenta gli appostamenti per la caccia (capanni, altane) dall’ottenimento dell’autorizzazione paesaggistica (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e dal titolo abilitativo urbanistico-edilizio (D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i.).

Decine i capanni di caccia smantellati nelle campagne del Padovano su segnalazione alle Autorità competenti da parte dell’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus del Veneto in stretta collaborazione con il Coordinamento Protezionista Padovano.

Risale a poche settimane fa la risposta (nota prot. n. 11571 del 15 luglio 2014) della Direzione regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto ad un nuovo esposto (19 giugno 2014) del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus – Veneto in merito a capanni di caccia “fissi”nelle campagne boscate di Mossano (VI), che porrà in essere i “poteri sostitutori, secondo quanto previsto dall’art. 167, comma 3 del d.lgs. 42/04” qualora le strutture abusive non fossero demolite dai trasgressori o dai Comuni e dalla Regione, in caso di inadempienza.

E’ l’ultimo atto – finora – della campagna contro l’abusivismo edilizio venatorio effettuata nel Vicentino e nel Trevigiano e poi estesa a tutto il territorio regionale per verificare la legittimità urbanistica e paesaggistica di numerose postazioni venatorie con strutture fisse (altane, capanni in muratura e legno). Hanno impegnato il loro tempo libero per mesi i coraggiosi volontari dalla L.A.C. e dall’E.N.P.A., sezioni di Vicenza, in collaborazione con il Gruppo di Intervento Giuridico veneto, per verificare la legittimità urbanistica e paesaggistica di numerose postazioni venatorie con strutture fisse (altane, capanni in muratura e legno).

 Nelle province di Vicenza e di Treviso sono stati più di un centinaio le altane di caccia e i capanni-bunker rinvenuti nei boschi e nelle campagne successivamente segnalati alle amministrazioni pubbliche e alla magistratura competenti per gli accertamenti del caso.

Il risultato ha fatto emergere una realtà di abusivismo e sprezzo dell’ambiente di proporzioni colossali, i  rilievi effettuati hanno permesso di portare alla luce altane, torrette e capanni serviti abusivamente ed illegittimamente per massacrare centinaia di migliaia di altri animali. Ricordiamo che nelle campagne settentrionali ha ancora luogo la vergognosa pratica dei “richiami vivi”, piccoli uccelli migratori catturati, accecati e mutilati con lo scopo di attrarre col loro canto le prede.

 A fine luglio il Senato ha approvato una legge che consente l’utilizzo di “richiami vivi” nonostante la procedura d’infrazione che l’UE ha già aperto contro l’Italia in merito a questa barbarie (per saperne di più clicca qui). La messa in mora è arrivata dal Commissario europeo per l’ambiente Janez Potočnik  dopo aver avviato un’indagine sulla cattura degli uccelli da utilizzare come richiami vivi in seguito ad un’interrogazione parlamentare presentata dall’ex – eurodeputato Andrea Zanoni che ha sottolineato la violazione della direttiva Habitat Uccelli.

Le decisioni del Governo riflettono comunque politiche già ben radicate nelle regioni settentrionali: è dell’anno scorso la notizia dell’allontanamento per motivi di sicurezza del comandante del Corpo Forestale dello Stato Davide Simeoni in seguito alle minacce ricevute nello svolgimento di verifiche sugli abusi edilizi legati ai capanni di caccia. Le amministrazioni locali non si sono espresse in merito, forse occupate nell’approvazione di delibere salva – capanni.

Nell’ambiente circostante i capanni sono state ritrovate centinaia di bossoli bruciati per terra che sprigionano nell’aria pericolose tossine derivanti dalla bruciatura della plastica di cui sono costituiti, tutto ciò in spregio della salute dei cittadini residenti nelle vicinanze.

capanno da cacciaLe torrette e altane rinvenute, vere e proprie postazioni sopraelevate alte anche 20-30 metri dal suolo, realizzate dai cacciatori, con ferro, legno, plastica, lamiere e teli, venivano costruite sia sui boschi, per la caccia ad ungulati e cinghiali, sia sui crinali dove si concentra la migrazione dei passeriformi; decine le vecchie postazioni abbandonate nel più totale degrado con pezzi pericolosamente arrugginiti e penzolanti.

 Ricordiamo ancora che il Consiglio regionale del Veneto, su proposta della Giunta e richiesta insistente da parte del mondo venatorio, ha puntato alla legalizzazione di altane e capanni di caccia nonostante i basilari principi giuridici di tutela ambientale e del territorio attraverso la legge regionale 6 luglio 2012, n. 25 nelle parti in cui esenta gli appostamenti per la caccia (capanni, altane) dall’ottenimento dell’autorizzazione paesaggistica (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e dal titolo abilitativo urbanistico-edilizio (D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i.) e che la Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità di questa legge regionale.

Attualmente,quindi, sono esenti dall’obbligo di ottenimento della preventiva autorizzazione paesaggistica solo capanni effettivamente rimovibili e rimossi quali strutture precarie e altane per la caccia agli ungulati in legno prive di “allacciamenti e opere di urbanizzazione”, nonché di “attrezzature per il riscaldamento”.

La campagna contro l’abusivismo edilizio venatorio continua: invitiamo pertanto a segnalare i capanni di caccia in tutto il territorio veneto agli indirizzi diposta elettronica  protezionismo.padova@gmail.com oppure grigveneto@libero.it

________________________________________________

FONTI:

https://gruppodinterventogiuridicoweb.wordpress.com/2014/05/19/stop-ai-capanni-di-caccia-permanenti-nelle-campagne-venete/#more-9903

http://gruppodinterventogiuridicoweb.wordpress.com/2014/07/20/la-direzione-regionale-per-i-beni-culturali-e-paesaggistici-dichiara-guerra-agli-appostamenti-fissi-di-caccia-abusivi/

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/25/caccia-ok-alluso-dei-richiami-vivi-e-ora-aspettiamoci-la-condanna-delleuropa/1071663/

http://www.faunalibera.it/index.php?id=comunicati/2013/2013_10_08

Un commento

  1. Abusivismo (non edilizio in questo caso) venatorio garantito: che ne pensate del Parco Naturale Adamello Brenta percorso da motoslitte e quad per la caccia? Vedasi nuovo Piano del Parco, che deve essere approvato dalla Giunta provinciale trentina dopo essere stato licenziato dall’Ente Parco. È infatti in fase di adozione il nuovo Piano del Parco Naturale Adamello Brenta. Sul sito internet del PNAB è possibile visionare la delibera di giugno del Comitato di gestione, che ora attende solo l’approvazione definitiva da parte della Giunta provinciale. Tra le varie proposte di modifica dell’attuale Piano pare vi sia anche quella di liberalizzare l’uso di motoslitte per la caccia e il foraggiamento degli animali selvatici.

I commenti sono chiusi.