Perforazioni pericolose: una minaccia per il territorio e per le acque dell’Irpinia

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La ricerca di idrocarburi rischia di coinvolgere un’ampia zona dell’Irpinia estremamente delicata dal punto di vista ambientale e sismico. Le società petrolifere continuano la loro marcia per ottenere le autorizzazioni ma da comitati ed enti coinvolti arrivano osservazioni contrarie, supportate da illustri pareri tecnici.

Dal 2002 alcune società petrolifere hanno puntato la loro attenzione su una vasta zona dell’Irpinia e in particolare hanno avviato l’iter per la realizzazione di un intervento di perforazione esplorativa nel Comune di Gesualdo, piccolo borgo medievale in provincia di Avellino. Il permesso di ricerca che, ha ottenuto la concessione dal ministero dello sviluppo economico nel 2002, interessa 47 comuni nel cuore dell’Irpinia 46 in provincia di Avellino e 1 in provincia di Benevento.

I Comuni sono stati consultati nel 2008 in una conferenza dei servizi a cui però hanno partecipato solo 8 di questi ed uno solo, Luogosano, ha espresso parere negativo.

Con il rilancio delle ricerche di idrocarburi sostenuta nel 2012 dall’ex ministro del Governo Monti Corrado Passera, il progetto ha avuto un’ulteriore accelerata: è stata depositata la Valutazione di Impatto Ambientale (ancora al vaglio della Regione Campania). A dicembre 2013 il ministero ha concesso una proroga del permesso fino al 2017.

La mobilitazione dei comitati e le prime posizioni contrarie al progetto

Appena trapelata la notizia dell’avanzamento del progetto, fino all’ora rimasto nell’ombra, si sono mobilitano i comitati “No Petrolio Alta Irpinia” e “No Trivellazioni Petrolifere Irpinia” con una campagna di sensibilizzazione finalizzata ad ottenere il rigetto della richiesta di perforazioni.

L’azione dei comitati ha sollecitato le istituzioni comunali coinvolte e la Provincia: sono state approvate le prime delibere che esprimono chiaramente il parere negativo al progetto. Sono stati presentati diversi pareri ed osservazioni per ribadire il no al progetto anche in Consiglio Regionale, la questione è arrivata anche in parlamento. Nel 2013 è nato il “Coordinamento no triv Irpinia Sannio” che nel dicembre dello stesso anno ha organizzato un partecipato corteo per le vie di Gesualdo.

Il contesto ambientale e il fallimento dei precedenti tentativi

L’area interessata è ad elevata valenza paesaggistica ed agricola, così come l’intera provincia. Inoltre da decenni si cerca petrolio in Campania con scarsi risultati. Queste le principali obiezioni al progetto in questione. La ricerca in queste zone ha portato ad un nulla di fatto con prospettive economiche ed occupazionali nulle nonostante le tante promesse. Ne è un esempio anche la vicina Basilicata che, si sottolinea, oggi risulta delusa per i risultati sperati non raggiunti e preoccupata per il danno ambientale evidente.

I pareri dei tecnici: rischio per l’ambiente, dai terremoti alle falde acquifere

“Nella valutazione di impatto ambientale presentata dalla Italmin (la società proponente), non si prendono in considerazione alcune criticità del territorio: nel sottosuolo vi sono faglie attive che, sollecitate dalle perforazioni, potrebbero generare un nuovo sisma.” Questo sostiene il professor Franco Ortolani, Ordinario di Geologia, all’Università Federico II. E’ la zona a di più elevata pericolosità sismica d’Italia, ricorda: sono stati registrati vari sismi negli ultimi 400 anni tra cui il famoso terremoto del 1980. Qualora nelle tubazioni si trovino idrocarburi si potrebbe avere, in caso di terremoti, la loro dispersione in superficie e nel sottosuolo con conseguente inquinamento delle acque superficiali e sotterranee nonché del suolo.

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Anche il Prof Alessio Valente dell’Università del Sannio si è espresso sui diversi impatti ambientali del progetto. Oltre al rischio sismico – rileva – il pozzo esplorativo è praticamente in prossimità del centro abitato di Gesualdo. Tra gli impatti ricordati nel parere c’è anche quello dello smaltimento dei prodotti residuali delle perforazioni e delle acque di lavaggio. I fluidi di perforazione, inoltre, risultano nella maggior parte dei siti di estrazione mineraria la sorgente più frequente di diffusione di prodotti pericolosi alla salute umana. Gli altri impatti sono dovuti all’utilizzazione delle risorse naturali, alle emissioni di in atmosfera inquinanti (durante le fasi di perforazione c’è la possibilità che vengano emessi di gas ad esempio, H2S, CO2) alle emissioni rumorose e luminose che potranno costituire azione di disturbo alla componente biotica e alle interferenze con gli strumenti di pianificazione e programmazione vigenti.

Si ricorda anche che l’area risulta essere a dominanza rurale-culturale: dovrebbero essere indirizzati investimenti a sostegno delle colture agricole tipiche e per la filiera zootecnica oltre che per l’ offerta turistica relativa alla valorizzazione dei parchi dei Picentini, del Terminio-Cervialto e del patrimonio storico-ambientale.

Il Prof. Sabino Aquino, geologo, si concentra in particolare sulle rischio che minaccia le risorse idriche: le acque sotterranee e superficiali dell’Irpinia, costituiscono la maggiore ricchezza del territorio e il principale serbatoio idrico naturale dell’intero Mezzogiorno.

C’è il pericolo di inquinamento (a causa delle tecniche stesse di ricerca e sviluppo e delle notevoli quantità di sostanze ad alto potenziale inquinante che vengono movimentate) e depauperamento di queste risorse, che può avvenire per cause naturali (ad esempio: minore alimentazione degli acquiferi e/o degli invasi, dovuta a diminuzione degli afflussi meteorologici) ma anche per cause antropiche tra cui la ricerca petrolifera con l’esplorazione del suolo attraverso trivellazioni profonde. In occasione di eventi sismici – aggiunge anche – la situazione potrebbe essere seriamente compromessa da perdite nelle tubazioni, oltre che da frane e sprofondamenti.

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