Super-guardrail: paradossali inviti all’insicurezza stradale

Articolo sul rapporto tra guardrail moderni e percezione del paesaggio
(Arch. Danilo Odetto, esperto in moderazione del traffico e sicurezza stradale)

guardrailPrendendo spunto dalla segnalazione di Italia Nostra Domodossola e da un articolo sul FQ, porto alla Vostra attenzione alcune importanti considerazioni sulle condizioni di insicurezza stradale che, paradossalmente, i guardrail, soprattutto se elevati e continui, con effetto di barriera visiva alla percezione del panorama, arrecano al generale sistema di sicurezza di una strada.

Parto, innanzitutto, dal presupposto che le soluzioni alternative a guardrail unicamente metallici ci sono, essendo facilmente reperibili anche solo dando un’occhiata sul web. Sono molte le ditte specializzate che producono guardrail in legno, di aspetto piacevole e, tra l’altro, comportanti sezioni massicce meno taglienti dei classici guardrail metallici tanto pericolosi per i motociclisti. Ma l’aspetto che voglio marcare non riguarda il manufatto “guardrail” di per sé. Mi concentro, infatti, sul ruolo che hanno le barriere di contenimento rispetto alla conduzione di guida. Per chiarire meglio il concetto vi riporto alcune immagini di una strada montana a me nota.

Il caso-studio consiste in una tratta di mezza costa su ripidi pendii, caratterizzata da protezioni laterali di numerose diverse tipologie, come dimensioni e forme e, soprattutto, età dei manufatti. Condizione dovuta, probabilmente, alla ripetuta integrazione di barriere di protezione durante la “vita della strada”, comprese le realizzazioni di sottostanti muri di sostegno. La tratta si sviluppa per circa 1 km lungo un fittobosco, ad una quota di circa 700 m s.l.m.. Vi riporto ora la sequenza, lungo il percorso, delle diverse modalità di protezione o meno della carreggiata rispetto al dirupo sottostante sulla destra.
superguardrail
Questa sequenza evidenzia l’assoluta mancanza di continuità e, senz’altro, non può giustificare una copertura assoluta in termini di responsabilità in caso di incidente per fuoriuscita del veicolo dalla sede stradale. Come si nota, molti tratti sono scoperti, in particolare lungo i rettilinei e, come visto, persino in prossimità di una traversa (foto 4); condizione, quest’ultima, sicuramente ben più adatta al rischio di una fuoriuscita dei veicoli nel precipizio a causa di un eventuale impatto. Risulta quindi evidente che, rispetto a questo amalgama di pezzi d’antiquariato, sarebbe ben più congeniale una linea di guardrail in legno (foto 6), magari alternati tra pochi della serie H2 (più alti) e molti della N2 (più bassi), saltuariamente interrotta da tratti senza barriere nei piccoli rettilinei. 

guardrail legno

Nella tratta ora analizzata, però, si evidenzia un altro fattore sicuramente a sfavore della sicurezza stradale:il recente inserimento di guardrail associati a barriere protettive alte (foto 3) induce un pericoloso “effetto pista da corsa”, in quanto l’eccessiva sensazione di sicurezza dovuta alla marcata protezione laterale fa si che l’automobilista proceda con velocità maggiormente elevata rispetto ad altre condizioni con guardrail basso o inesistente. In queste condizioni il rischio di impatto frontale è maggiore, perché le normali cautele dovute ai ridotti limiti di velocità vengono a mancare e, paradossalmente, l’incidente tra due veicoli rischia di diventare ben più grave della caduta degli stessi nel precipizio. Condizione avvenuta proprio nella strada in esame. L’effetto “pista da corsa” è causa di numerosi incidenti gravi anche in pianura, dove è ancora maggiore il mantenimento delle velocità elevato proprio per l’errata sensazione di sicurezza stradale data dai dispositivi laterali. Il rischio,folle, è che le nostre strade di montagna, percorse da migliaia di turisti, diventino non solo prive del diritto al godimento del paesaggio ma, anche, delle trappole per gli utenti stradali, a causa di questo paradossale “effetto pista da corsa”.

Mi capita spesso, procedendo lungo le vallate del Torinese, come le Valli di Lanzo, di incrociare veicoli lanciati in discesa, probabilmente guidati da residenti oramai abituati al percorso; resi ancor più pericolosi dalla minor cautela data proprio dalle possenti protezioni laterali. Come evidenziato nel testo di Italia Nostra Domodossola, l’Italia corre il serio rischio di vedere irreversibili questi scempi ed i loro paradossali effetti di insicurezza stradale. Venendo a mancare il gusto di assaporare il paesaggio, gli automobilisti diventeranno sempre più nevrotici e propensi ad accelerare più che a marciare in maniera slow e sostenibile.

In breve: il paesaggio diventerà sempre più un altrove, mentre la strada assorbirà unicamente la sua triste funzione viabilistica di sempre, a scapito dell’economia e del benessere di tutti, forestieri e abitanti dei nostri luoghi turistici.

Non ci resta che avvalerci delle Autorità Competenti per la tutela del paesaggio; le stesse che, però, troppo spesso danno direttive impositive a tecnici e Comuni e, al contrario, sembrano perdersi in occasione della diffusione incontrollata di abitudini nefaste come queste dei “superguardrail” ammazza paesaggio.

Torino, 27 gennaio 2015