Rifiuti: quando l’illegalità avanza e colpisce l’ambiente, è il cittadino che paga, due volte

FanPage, la testata giornalistica di Napoli, ha pubblicato on line una parte della sua inchiesta su rifiuti, affari e politica chiamata “Bloody money“. Dal capoluogo campano al nord Italia, un infiltrato ha avuto contatti e trattative con diversi protagonisti del settore. Nelle quattro puntate si mostrano incontri più o meno ufficiali e accordi espliciti, ripresi con una telecamera nascosta.

Le puntate sono disponibili a questi link:

Bloody Money 1 – “Dobbiamo saziarci tutti”

Bloody Money 2 – “La nostra quota è del 15%”

Bloody Money 3 – “Dammi 50mila euro”

Bloody Money 4 – “2,8 milioni per entrare nell’affare”

Quello che emerge suscita profonda indignazione, preoccupa e fa riflettere. E’ chiaro che nel nostro paese alcuni problemi viaggiano affiancati nella stessa direzione.

I reati ambientali assumono maggior drammaticità per le conseguenze sulla salute delle persone. Questo aspetto, già sufficientemente grave, trascina con se il danno economico e sociale. Un settore come quello dei rifiuti potrebbe essere occasione per creare lavoro e ridurre la povertà. Oltre a non riuscirci, diventa al contrario una perfida opportunità per l’aumento delle disuguaglianze sociali: sono in pochi ad arricchirsi, sono in molti a pagare il costo di procedure irregolari e il conseguente aumento della spesa pubblica.

Legalità, tutela dell’ambiente e giustizia sociale invece ci spingerebbero nella direzione giusta.

Diffondere quello che mostra l’inchiesta è importante per sottolineare che le battaglie ambientali non sono esclusivamente “di principio”. Sono passaggi obbligati di un percorso segnato da motivazioni che dovrebbero interessare tutti, “popolari. C’è in gioco la sicurezza e la protezione della salute collettiva, ma anche la tutela economica del cittadino comune sempre più oppresso.

 

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