L’inutile e dannosa Superstrada Pedemontana Veneta

A cura del Comitato No Pedemontana Treviso.

Appello sottoscritto da 49 associazioni al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti perchè intervenga per il rispetto di correttezza e legalità nelle procedure violate dalla Pedemontana.

La Superstrada Pedemontana Veneta (SPV) è un’arteria viaria a pagamento che si snoderà tra Montecchio Arzignano (VI) e Spresiano (TV) toccando 37 comuni. E’ lunga circa 95 Km, a cui si aggiungono altri 53 km di viabilità connessa, conta due gallerie naturali e 33 artificiali, 16 caselli e costerà circa 2.258 milioni.

E’ una tipica inutile grande opera italiana: in cantiere da moltissimi anni (era il 1990 quando la SPV fu inserita del piano regionale dei trasporti della regione Veneto); scandita da infinite varianti, ricorsi, scandali e migliaia di denunce ed esposti di comuni e comunità contrarie all sua realizzazione in quanto inutile e dannosa; sempre costosissima, con prevalenti costi e rischi a carico degli enti statali; strumentale agli interessi privati a danno dello Stato e della popolazione; caratterizzata da mancato rispetto delle regole italiane ed europee in materia di appalti e finanziamenti sottraendosi all’ordine democratico; inadeguata da un punto vista tecnico con molte incognite riguardanti il futuro funzionamento; devastante da un punto di vista ambientale a partire dall’alto consumo di suolo (la regione Veneto è risultata la regione a più alto incremento di consumo di suolo); basata su con presupposti di utilità falsi e bilancio tra costi e benefici negativo.

 

Lettera indirizzata a
Ministero delle infrastrutture e dei trasporti
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

SUPERSTRADA PEDEMONTANA VENETA (SPV):

OBIETTIVI PRIORITARI

Chiediamo alle istituzioni, e in particolare ai Ministri dei Trasporti e dell’Ambiente, di intervenire tempestivamente sulle procedure di competenza connesse alla SPV, per ripristinare la correttezza e la legalità, ad avviso di molti cittadini e associazioni ripetutamente violate su aspetti strutturali del progetto SPV, onde evitare complicazioni ancora più gravose e ingovernabili in un prossimo futuro.

Interventi Prioritari

1) Venga resa pubblica al più presto l’Analisi Costi Benefici (ACB) promessa dal ministro Toninelli, indispensabile per motivare la Pubblica Utilità o meno dell’opera, e permettere rapide decisioni consequenziali.
Seguendo la letteratura scientifica di settore, il saldo non può che risultare fortemente negativo: vengono spesi più di 13 miliardi di soldi pubblici (senza considerare le opere complementari) per un’infrastruttura che, se tutto va bene, farà risparmiare qualche manciata di minuti (unico o principale beneficio), e sarà scarsamente utilizzata (cfr. studio sui flussi di traffico commissionato da BEI e CDP). Includendo anche i notevoli costi ambientali (come obbligatoriamente previsto anche dagli Orientamenti europei in tema di ACB), la voce “costi” viene ulteriormente gravata, con un bilancio complessivo in fortissima perdita.

2) Verificare con urgenza il rispetto delle numerose Prescrizioni previste, conditio sine qua non per il proseguimento dei lavori.
Il progetto preliminare SPV è stato accolto dalla Commissione VIA e approvato dal CIPE nel 2006, a fronte di numerose Prescrizioni inderogabili, a carattere ambientale e non solo.

3) Verificare “le autorizzazioni e gli adempimenti previsti dalla normativa vigente, anche in sede europea (v. Parere di Compatibilità Ambientale della Commissione VIA, febbraio 2006).

4) Sottoporre a VIA completa (con partecipazione popolare) il progetto definitivo, il quale doveva includere le Prescrizioni di cui al punto 2, così come previsto dalla Delibera del CIPE sul progetto preliminare (marzo 2006).

5) Verificare la corretta realizzazione dell’opera e i previsti monitoraggi ambientali, considerando che la relativa documentazione – incredibilmente – non è stata nemmeno trasmessa al Ministero dell’Ambiente (come denuncia la Corte dei Conti, Delibera di marzo 2018).

6) Ripristinare integralmente i Siti di Rete Natura 2000 devastati dai cantieri, con particolare riferimento al SIC Le Poscole, area di risorgiva in cui le normative comunitarie risultano violate in modo abnorme e plateale.

7) Operare per annullare il terzo Atto Convenzionale, che premia il capitale privato ma danneggia in modo clamoroso l’interesse pubblico (come denunciato anche dalla Corte dei Conti), lasciando profilare un ingente danno erariale.

 

Altri interventi richiesti

8) Garantire la partecipazione popolare alle procedure, a partire da quelle relative alla VIA e alla VINCA, secondo quanto previsto in generale dalla Convenzione di Aarhus (formalmente accolta dall’Italia, ma di fatto rigettata nel corso dell’iter della SPV).

9) Rivedere le deleghe alla Regione, e quindi all’Autorità Regionale per Rete Natura 2000, in tema di siti protetti dalla normativa comunitaria, considerando gli abusi e le manomissioni cui sono stati sottoposti alcuni di tali siti, nel silenzio delle istituzioni preposte.

10) Annullare la legislazione sui Project Bond, considerando che essa favorisce il capitale privato e gli investitori stranieri, danneggiando l’interesse pubblico.

11) Aprire un’indagine sulle irregolarità commesse e sulle responsabilità dei decisori coinvolti nelle procedure, considerato il configurarsi di ripetute anomalie con dinamiche che richiamano quanto avvenuto a proposito del Mose.

In attesa della obbligatoria messa a norma delle procedure relative alla SPV, indicate nei punti sopra citati (a partire da quelli indicati come prioritari), e considerando lo stato di incertezza e di grave irregolarità in cui versa il progetto SPV, si chiede l’immediata sospensione dei cantieri, onde evitare la prosecuzione dei lavori in un contesto altamente problematico, al fine di salvaguardare l’effettivo interesse pubblico, e di evitare l’irreversibilità di eventuali danni allo stesso.