Una banca del genoma per l’orso marsicano

Foto di Valentino Mastrella, Archivio PNALM; tratto da: http://www.parcoabruzzo.it/iniziative-dettaglio.php?id=17999

Nel 2013, preoccupati della consistenza minima della popolazione dell’orso marsicano, chiedemmo l’integrazione del Piano d’Azione realizzato nel 2011 con una serie di misure di conservazione ex situ (art 9 Convenzione per la Biodiversità) che mirassero a mettere in sicurezza il patrimonio genetico di questa popolazione endemica italiana. Il successivo parere dell’ISPRA che, a fronte di una eventuale ulteriore diminuzione della diversità genetica, proponeva il rilascio di esemplari provenienti dalla popolazione nord Balcanica come più efficace e sicuro strumento di introduzione di variabilità, ha confermato i timori che avevano portato la Società a prendere una posizione così netta con il Manifesto.

Essendo mancata la volontà delle istituzioni di intraprendere un percorso di revisione del PATOM, avendo registrato il silenzio delle Società Scientifiche e delle Associazioni Ambientaliste, ma non essendo fortunatamente mancati i contributi scientifici che hanno confermato la particolare storia evolutiva dell’orso marsicano, la Società ha deciso con l’aiuto determinante di alcuni sodalizi di organizzare un incontro scientifico per la prima volta dedicato solo all’orso marsicano e che fosse anche un luogo di confronto tra specialisti di varie discipline, anche stranieri, e tra enti pubblici e la comunità conservazionista.

L’incontro, svolto il 20 ottobre presso l’Aula Ghigi dell’Università di Bologna, ha confermato che sebbene non sia ancora possibile rispondere a tutte le domande sull’origine dell’orso marsicano, esso presenta caratteristiche costanti e uniche all’interno del genere Ursus. Anche alla luce del contributo dell’Università di Leon, la Società ritiene che non sussistano limiti tecnici ad un programma di banca genetica del germoplasma. La Società e i firmatari confermano, qualora ce ne fosse bisogno, che l’attenzione sulla conservazione in natura deve rimanere alta, anzi si chiede con forza che questa venga integrata con competenze etologiche e sociologiche, anche per fare fronte in maniera più efficace al “problema” degli orsi cosiddetti confidenti.

I firmatari esprimono l’augurio che il Ministero dell’Ambiente, conscio dell’importanza e del valore culturale e scientifico che un orso unico al mondo ha per l’Appennino centrale, voglia rivedere le priorità delle strategie di conservazione e inaugurare un processo partecipativo che porti alla stesura di un nuovo Piano d’Azione per la conservazione di Ursus arctos marsicanus.

La Società Italiana per la Storia della Fauna “Giuseppe Altobello”

Per adesione e contatti: stofauna@gmail.com

LA LETTERA INVIATA AL MINISTRO COSTA

Stimato Ministro Costa,

a neppure un mese dalla conclusione del nostro convegno di Bologna, nel corso del quale si è sottolineato, indistintamente da parte di tutti i relatori, il valore unico della popolazione appenninica di orso bruno marsicano, siamo costret
ti a registrare l’ultimo tragico episodio: la scomparsa di tre esemplari in un colpo solo, un maschio e due femmine, queste ultime di particolare valore per il futuro della sottospecie.

La causa? La stessa che nel 2010 provocò, probabilmente con la stessa dinamica, la morte di un’altra orsa e del suo cucciolo: un vascone in cemento per la raccolta dell’acqua piovana, privo dei più elementari dispositivi di sicurezza.
Nonostante questo primo incidente, che avrebbe potuto coinvolgere drammaticamente anche un bambino, era da attendersi un intervento, deciso e
risolutivo, da parte delle Istituzioni preposte alla tutela dell’orso marsicano ed al controllo del territorio.
E invece? Quattro paletti di legno e un po’ di recinzione, giusto per tacitare la propria coscienza, pur nella consapevolezza di dover contenere la forza e la determinazione di un orso. Un intervento decisamente risibile, quando sarebbero state sufficienti poche centinaia di euro per dotare quella maledetta trappola di una copertura con grata metallica o di una adeguata rampa di risalita.

Il nostro orso marsicano è da anni ormai palestra di improvvisazioni, di bizzarri pareri tecnici, di passerelle politiche, e finora si è salvato solo grazie alla provvidenziale istituzione del Parco nazionale d’Abruzzo, nell’ormai lontano 1922.
La difesa del nostro patrimonio naturale richiede, Signor Ministro, competenza,
decisione e coraggio. Non è questione da affidare a pallidi e incompetenti burocrati.

Per di più con un sistema delle aree protette ormai allo sbando, con parchi nazionali da anni in attesa delle nomine di presidenti, direttori o consigli direttivi, ostaggio di appetiti di partito.

Ci rivolgiamo a Lei perché intervenga con la dovuta autorevolezza e determinazione scongiurando l’ennesima perdita di una eccellenza italiana.

Corradino Guacci, Presidente della Società italiana per la storia della fauna