Ridare un sorriso alla Pianura Padana con una semplice ricetta: piantare alberi!

Un innovativo ed interessante progetto di tutela del territorio e miglioramento della salute pubblica arriva dall’esperienza di dieci comuni veneti che hanno deciso di donare alberi da mettere a dimora con l’obiettivo di averne in numero uguale a quello dei propri abitanti. Abbiamo intervistato Aldo D’Achille, sindaco di San Bellino (RO), comune aderente e promotore di questo progetto che ha già ottenuto importanti riconoscimenti e che continua a crescere.

Una proposta dal grande impatto ma caratterizzata da regole semplici che la rendono facilmente replicabile. “Vietato non copiare”, dicono i promotori, sperando di raggiungere ogni angolo della grande Pianura Padana gravemente “malata” e bisognosa di alberi.

Quando e come nasce questo progetto? Quando è stato piantato il “seme” e dove?

Il progetto nasce in modo abbastanza fortuito nell’estate del 2014 nel dialogo tra due comuni (San Bellino e Carceri in provincia di Padova, in particolare con il Sindaco Tiberio Businaro). Entrambi, senza esserci parlati, nel programma elettorale abbiamo inserito la piantumazione di un numero di piante pari al numero degli abitanti. Coinvolgendo poi altri comuni della provincia di Padova, di Rovigo e di Vicenza abbiamo messo a punto un progetto che ha previsto la donazione ai privati delle piante.

Vi siete ispirati a qualche iniziativa specifica oppure l’origine del progetto è completamente autoctona?

Devo dire che non c’è un’unica fonte di ispirazione ma la consapevolezza dell’inquinamento dell’aria della nostra Pianura Padana. La tensione verso questo problema ci ha stimolato ad immaginare un modo nuovo per ottenere una forestazione urbana, duratura nel tempo. Scrivo questo perché essendo gli alberi donati piantati in proprietà private, pur cambiando i sindaci e le scelte amministrative, non è più possibile tornare indietro. Se qualche privato decidesse di tagliare le piante, risulta un problema marginale perché la distribuzione su tante realtà familiari e su tanti territori privati crea in ogni caso un aumento della superficie arborea nel territorio comunale.

Il sorriso, nel nome e nel simbolo del progetto, fa pensare ad una persona che sta bene: la spinta principale è proprio la necessità di fare qualcosa per la nostra salute, giusto?

Certo! L’obiettivo è proprio questo: circondarsi di natura con la piantumazione di alberi da giardino e da campo in base allo spazio che il privato può utilizzare con il vantaggio di scegliere le essenze autoctone e di riceverle gratuitamente. Per l’ente pubblico il vantaggio è quello di azzerare la manutenzione dell’albero, migliorare il decoro urbano e al tempo stesso la capacità di incidere sulle polveri sottili, oltre a svolgere un’educazione all’ambiente verso il privato che dovrà prendersi cura delle piante.

Tra gli obiettivi, c’è anche quello di far “crescere” l’attenzione sul territorio e recuperare, grazie agli alberi, elementi culturali e storici?

Questa sarà una fase successiva. Per ora l’obiettivo è prettamente numerico al fine di incidere il più possibile sulla salubrità dell’aria. C’è anche uno scopo estetico: quello di offrire un aumento del decoro urbano e un miglioramento della vivibilità del territorio

La concretezza e la semplicità sono elementi che hanno aiutato la crescita del progetto. Come è stato possibile attuarlo? Su quali elementi si basa?

Ci siamo messi attorno ad un tavolo per pensare a qualcosa di facilmente riproducibile, a bassi costi e grande impatto. Ne è uscito questo progetto, “Ridiamo il sorriso alla Pianura Padana”, che coinvolge i cittadini rendendoli protagonisti del proprio benessere e con la loro scelta possono incidere sulla qualità dell’aria che ognuno di noi respira e che non segue i confini dei singoli comuni.

Ora si vede già qualche frutto: quanto è cresciuta l’iniziativa e dove è arrivata? Come è stata “curata” la giovane pianta e come è stato possibile farla crescere così tanto?

L’iniziativa è stata sperimentata su 10 comuni collocati in tre province venete dopo aver siglato un protocollo d’intesa e supportato dal patrocinio della provincia di Rovigo, Padova e Vicenza oltreché Legambiente Rovigo e WWF Rovigo e Anci Veneto. Il progetto è stato realizzato in buona parte in molti comuni e si è visto che può essere sviluppato sul larga scala e con qualche adattamento anche in città molto popolose. A tal proposito la città di Verona, che ha 250.000 abitanti, ha deciso di aderire come capoluogo di provincia e di adattarlo per renderlo idoneo per le altre realtà numericamente importante come i capoluoghi di provincia. Tutto si sta evolvendo nel modo migliore e se si arrivasse a una regia regionale potrebbe essere velocemente diffuso in ogni Comune della Pianura Padana. Questa forestazione urbana potrebbe essere una misura insieme a molte altre utile per contrastare l’inquinamento e per rendere più vivibili le nostre città.

San Bellino è stato premiato nel dicembre 2018 a Palazzo Madama nell’ambito dell’iniziativa “100 mete d’Italia” proprio nella categoria “politiche di tutela ambientale e miglioramento della qualità della vita dei cittadini”. Lo scorso febbraio questo progetto è arrivato anche a Bruxelles dove è stato presentato al Parlamento Europeo.

Sempre guardando il logo del progetto, l’albero è una persona: cosa dicono e come hanno risposto i cittadini dei territori coinvolti nel progetto? Si sentono protagonisti, operatori attivi, sostenitori?

È una persona perché è la persona l’obiettivo: la salute della persona. Uno strumento per poter concorrere al mantenimento della salute delle persone è quello di favorire una valorizzazione e tutela dell’ambiente in cui tutti noi viviamo.

La crescita di questo progetto può trascinare con se’ altre iniziative innovative e virtuose in tema di conservazione del suolo, valorizzazione dell’ambiente e sviluppo sostenibile. L’effetto c’è già stato?

Ad oggi il Comune sta sperimentando su un ettaro di terreno pubblico la piantumazione di una tartufaia. Si tratta della piantumazione di alberi, perlopiù querce, con le radici micorizzate a tartufo. Scopo di questa sperimentazione è quella di creare una leva utile per le imprese agricole che ad oggi, purtroppo, vedono l’albero come un limite alle culture estensive. Poter piantare alberi e avere un reddito da tartufo potrebbe essere una leva interessante per aumentare in ogni caso la superficie arborea e non vedere così l’albero solo come legna da ardere.

La tutela del territorio è un obiettivo che a San Bellino è perseguito con convinzione e completezza: è previsto infatti, nel caso di interventi edilizi, l’obbligo del mantenimento di un’area verde non inferiore al 60% dell’area scoperta disponibile.

Guardando in avanti: questi “rami” fino a dove possono arrivare? In contesti cittadini? Oltre la Pianura Padana? Quali sono le prossime azioni?

La volontà di tutti noi che abbiamo iniziato il progetto è quella di cercare nella Regione l’interlocutore più efficace per raggiungere poi i diversi comuni. La regione Veneto, e non solo, ha un vivaio regionale e il nostro obiettivo è che gli alberi vengano prodotti dal vivaio regionale e poi donati ai comuni e di conseguenza ai cittadini che li pianteranno nelle proprie proprietà private. In questo modo la Regione potrebbe avere un controllo diretto del flusso economico con il proprio vivaio e non ci sarebbero soldi tra comuni e produttori di essenze arboree, evitando così intoppi o complicazioni per gli uffici dei piccoli comuni che già sono oberati da scadenze ed elevata burocrazia. Non devono girare soldi ma solo alberi! L’unica cosa che si può fare con un piccolo albero è piantarlo!

Conservazione del suolo e importanza degli alberi, salute dei cittadini e vivibilità di un territorio. Questi sono concetti che troppo spesso risultano presenti solo nelle intenzione di un programma politico. Quella di San Bellino è un’azione semplice ma estremamente concreta. Con passi anche piccoli ma convinti, come quelli che stanno facendo crescere questo progetto, possiamo muoverci veramente verso un miglioramento delle condizioni ambientali e quindi della nostra salute: è la strada che dobbiamo obbligatoriamente percorrere. Luca D’Achille @LucaDAchille


2 commenti

  1. Nello stesso comune sono stati “piantati” anche 50 ha di pannelli fotovoltaici!!

  2. Anche il fattore estetico è molto importante.Si pensi alle nostre città dove le vie sono sempre di pi file di auto ferme e in movimento e per vederne la bellezza bisogna guardare le foto di molti decenni fa quando le stesse erano dei grandi viali alberati.

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