Il caso clamoroso del Crescent di Salerno

A cura di Italia Nostra.

Chiesti 400 milioni di danni ambientali per il Crescent di Salerno. Ricorso di Italia Nostra e Comitato No Crescent al Consiglio di Stato

La questione Crescent, dopo dieci anni dalla prima impugnativa al Tar, ritorna al Consiglio di Stato. Al vaglio del giudice amministrativo questa volta non tanto gli aspetti paesaggistici ma, soprattutto, quelli riguardanti il disastro ambientale avvenuto.

Il Crescent è un edificio a mezzaluna lungo 300 metri circa, alto quasi 30 metri, realizzato con l’utilizzo di oltre 150.000 metri cubi di calcestruzzo, comprendente anche una piazza sul lungomare di circa 30 mila metri quadrati. Doveva essere il fiore all’occhiello della sindacatura De Luca e, infatti, del progetto venne incaricato l’archistar Ricardo Bofill.

Per consentirne l’edificazione, con finalità speculative, il Comune di Salerno ha dichiarato il torrente Fusandola come “interferente” con la manovra urbanistica e l’ha definito addirittura “collettore fognario”. Come è tristemente noto, il torrente Fusandola ha causato la tragica alluvione di Salerno della notte del 25-26 ottobre 1954, con oltre 100 vittime ed è stato conseguentemente vincolato dallo sbocco alla foce con specifico decreto del Ministro dei lavori pubblici del 5 agosto 1957.

Oggi la Procura di Salerno, dopo il processo riguardante il solo procedimento paesaggistico e non quello dei reati ambientali, con una nuova inchiesta sollecitata da Italia Nostra Salerno e dal Comitato No Crescent, ha finalmente fatto emergere gravissime omissioni e illegalità da parte delle Istituzioni preposte al controllo e al governo del territorio. Il Comune di Salerno ha consentito l’irreversibile trasformazione dello stato dei luoghi, cementificando oltre 20 mila mq di area demaniale, comprensiva della spiaggia di S. Teresa e dell’alveo del torrente Fusandola, in spregio di tutti i vincoli assoluti di inedificabilità sui corsi d’acqua, nonché del Testo unico sulle acque pubbliche del 1939.

Tale disastro ambientale, come accertato dal consulente tecnico della Procura, è stato oggi sottoposto anche all’attenzione del Consiglio di Stato con un articolato ricorso in appello di Italia Nostra che ha, fra l’altro, formulato specifica richiesta di risarcimento dei danni paesaggistico-ambientali per circa 400 milioni di euro. Le relative somme eventualmente riconosciute saranno utilizzate per fini pubblici: la mitigazione del rischio idrogeologico e il recupero del centro storico.

Italia Nostra auspica che questa azione possa costituire un deterrente precedente giurisprudenziale contro futuri altri Crescent o ecomostri lungo le coste italiane, visto quanto è purtroppo già successo a Savona, dove esiste una replica a opera dello stesso Bofill.

E prima di Natale la Procura di Salerno ha chiesto il rinvio a giudizio di 12 persone tra dirigenti e funzionari comunali, rappresentanti legali delle imprese esecutrici e direttori dei lavori che hanno ruotato intorno alla costruzione di piazza della Libertà e del Crescent. Disastro colposo, pericolo di inondazione, deviazione di acque e modificazione dello stato dei luoghi, falso ideologico: sono i capi di imputazione formulati dal pm di Salerno Carlo Rinaldi.

GUARDA LE INTERVISTE:

Avv Pierluigi Morena

Avv. Oreste Agosto

Arch. Vincenzo Strianese