Nuovo ponte della Scafa e viabilità di collegamento: grave rischio paesistico e culturale

Un gruppo di associazioni scrive al Ministro Franceschini e a tutti gli Enti di tutela per segnalare un pericolo da evitare a Roma…

In considerazione del fatto che il NULLA OSTA DEFINITIVO alla realizzazione dell’opera di v/a competenza non è stato ancora rilasciato, riteniamo utile esporre alcune considerazioni sul progetto del Nuovo Ponte per la salvaguardia del prezioso contesto culturale e ambientale in cui il pesante intervento rischia di inserirsi in totale spregio dell’ambiente e imponendo un gravoso consumo del territorio – diversi ettari quasi tutti nella Riserva Naturale Statale Litorale Romano – antistante la Porta Marina del Parco Archeologico di Ostia Antica, candidato ufficiale a patrimonio mondiale dell’UNESCO.

L’intervento prevede la costruzione di imponenti opere:

• il Nuovo Ponte della Scafa, la vera e propria opera di scavalco del fiume posta a quota + 18.82 s.l.m., a campata unica lunga circa ml.285;

• due Viadotti, entrambi lunghi circa ml.230, a quattro carreggiate e ad altezza variabile, per collegare la viabilità esistente (a quota +0.95 circa) con il nuovo ponte posto a quota +18.82m.;

• Viadotto, lungo circa 230 m., ad altezza variabile, per collegare il nuovo ponte con la Via Tancredi Chiaraluce;

• lunghi nastri stradali a quattro corsie che si dipartono dalla Via dei Romagnoli per raggiungere i viadotti e quindi il nuovo ponte.

I due grandi viadotti sono sostenuti da 12 file abbinate di possenti pile in cemento armato di dimensioni enormi (larghezza ml. 2,00, lunghezza ml.7,30 e con altezza variabile da ml. 5,10 a ml. 13.00 circa) sormontate da coppie di grandi travi scatolari in cemento armato di supporto alla nuova sede stradale, con quattro carreggiate, per una larghezza complessiva di circa ml.23,50.

Le pile previste per sostenere il viadotto principale sono in numero di 24; le pile previste per sostenere il viadotto di raccordo tra il nuovo ponte e Via di Chiaraluce hanno: larghezza ml. 2,00, lunghezza ml.5,00, altezza variabile da ml. 5,70 a ml. 13.70 circa, e fanno da sostegno alle travi scatolari in cemento armato che supportano il soprastante viadotto.
Le grandi pareti in cemento armato (le pile) disposte secondo i raggi di curvatura del tracciato progettuale, vengono a comporre un ventaglio alto massiccio che inevitabilmente ostacolerà la visione da e verso le emergenze contermini del Parco Archeologico di Ostia Antica.

Svanisce quindi anche del tutto il rapporto del Parco Archeologico con il territorio formatosi oltre Porta Marina, nonché quello – millenario – che lega l’accesso dalla foce del Tevere con Ostia Antica, porto sentinella di Roma; impatto visivo prezioso fino ad oggi fortunatamente salvaguardato. Indubbiamente le numerose e possenti pile in cemento armato che si innalzeranno nella striscia di terreno della Riserva Statale antistante la Via della Scafa, e in generale l’opera tutta che così prepotentemente invaderà le aree circostanti, “alterano le condizioni di ambiente e di decoro del complesso del Parco Archeologico di cui è ben nota l’importanza storica e archeologica“ in palese contrasto con le particolari prescrizioni disposte dall’allora Ministro Segretario di Stato per la Pubblica Istruzione con Decreto n.46390 del 7/03/ 1959.

Richiamando i vincoli ai quali l’area dell’intervento è soggetta : il vincolo paesistico, in quanto classificata nel PTPR tra i beni paesaggistici d’insieme (D.Lgs 42/04 art. 134 co.1 lett.a) art.136 lett.c) e il vincolo paesistico in quanto inserito nelle aree naturali protette, (art.142 co.1,lettera f) del D.gs 12/04, perché ricompresa nel territorio della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano è nostra convinzione che codesto spett. Ministero possa esprimere un severo giudizio sul progetto dell’opera, che porti alla NEGAZIONE DEL NULLA OSTA DEFINITIVO di competenza. (tanto più che altri pareri, apparentemente in essere, sono di fatto da tempo scaduti).

Si noti che tale respingimento non comporterebbe importanti penali per l’A.C. poiché la possibilità che potesse accadere un tale evento è stata sottoscritta dalla stessa Impresa aggiudicatrice con Atto d’Impegno (assunto al protocollo S.I.M.U. in data 20/12/2012 con n. 58915) con il quale l’Aggiudicatario R.T.I. “Si impegna ad accettare la consegna dei lavori oggetto dell’appalto, eseguendo propedeuticamente le opere d’indagine archeologiche secondo le disposizioni impartite dalla Soprintendenza Archeologica di Roma e dal Dipartimento SIMU, rinunciando, senza riserva alcuna e senza nulla a pretendere, al prosieguo dei lavori per la costruzione del nuovo ponte della Scafa e della relativa viabilità di collegamento, con conseguente rescissione del contratto nel caso in cui la Sovrintendenza avesse dichiarato non eseguibile l’opera per eventuali ritrovamenti archeologici, salvo il pagamento dell’attività di progettazione e dei lavori, anche in variante fino ad allora effettuati.

È pertanto nostra convinzione che tutti coloro che sono consapevoli della minaccia ambientale su di un nostro bene culturale primario e soprattutto coloro che sono per istituto a ciò specificatamente preposti debbono fare di tutto per scongiurarla.
Imporre ai visitatori del Parco Archeologico la vista di una muraglia di cemento che chiude l’orizzonte sarebbe mortificante per tutti e vergognoso per chi l’ha permesso.

Si accetterebbe mai, oggi, la realizzazione di una tale quinta occlusiva davanti a Pompei precludendo senza ombra di dubbio ad Ostia Antica il sigillo UNESCO di Patrimonio mondiale della Umanità?

Fiduciosi:
ASSOCIAZIONE AMICI DEL LUNGOMARE DI ROMA
COMITATO PER LA BELLEZZA
FORUM SALVIAMO IL PAESAGGIO ROMA E LAZIO
GRUPPO DI INTERVENTO GIURIDICO ONLUS
ITALIA NOSTRA LITORALE ROMANO
ITALIA NOSTRA ROMA
WWF LITORALE LAZIALE