Il futuro deve essere per tutti

A cura di Maria Grazia Bonfante (ex Sindaco) e Ferruccio Rizzi (ex Assessore).

Pubblichiamo questo documento di programmazione politica che ha ricevuto il sostegno degli Stati Generali dell’Ambiente e della Salute della provincia di Cremona (un’aggregazione di più di 50 associazioni ambientaliste e sociali) e che, in qualità di ex amministratori di una lista civica, abbiamo inviato al Presidente della Provincia, Consiglio Provinciale, Sindaci, ATS Valpadana, Sindacati, Associazioni di categoria, Stampa locale per pensare e attuare la ripartenza e soprattutto declinare azioni coerenti e possibili (fattibili) per uscire dal cappio del neoliberismo e cambiare paradigma. I soldi ci sono.

Un documento che è anche un appello al mondo ambientalista perchè dobbiamo essere parte di un processo progettuale alto non rincorrendo le scelte di altri, neppure facendo i tecnici di supporto. Studiare i processi e le soluzioni sono un nostro bagaglio, ma non un nostro ruolo. Dobbiamo proporre delle visioni d’insieme per non confondere i mezzi con i fini e pensare agli obiettivi finali come la realizzazione di un pezzo di società come la desideriamo, non come una pezza all’attuale.

Criteri e finalità ecologiche e sociali per il miglior utilizzo nell’attuale crisi dei finanziamenti che arriveranno al nostro territorio.

A chi ci rivolgiamo?
Al Consiglio Provinciale e ai Sindaci del Comuni della Provincia di Cremona, perché le Istituzioni occupano un ruolo preordinato di governo del cambiamento e per ripartire è necessaria una visione di futuro che coinvolga tutti gli aspetti di soluzione agli innumerevoli problemi che connotano i nostri territori: ambiente, viabilità, spopolamento, invecchiamento, ecc
Ai cittadini perché siano co-protagonisti attivando azioni dal basso, perché occuparsi di politica è “occuparsi delle cose della città”.

Premesse
Il territorio è costituito da 113 comuni cosi come gli strumenti regolatori si riferiscono al territorio provinciale nel suo insieme (PTCP, Piano d’ambito idrico, i Fondi Sociali, Piano provinciale rifiuti, Piano cave, Master Plan 3C, ecc). Per cogliere la sfida al cambiamento per una normalità che non sia quella di prima della pandemia è necessaria una visione d’insieme, dal globale al locale, attraverso una politica territoriale partecipata di pianificazione e di progettualità sinergiche che traguardino un nuovo paradigma socio economico ecologico, di lungo respiro ma di risposta efficace ai cambiamenti climatici e alle diseguaglianze sociali.

Riteniamo che sia da cogliere l’occasione dei contributi che arriveranno al territorio per fare un salto di qualità nella programmazione e soluzione dei problemi atavici che lo affliggono e pensare ad un futuro senza le stagnazioni attuali.

Finalità
Nuove modalità di produzione e di consumo
Riduzione dei consumi
Inversione tendenza di spopolamento/invecchiamento
Più servizi accessibili pubblici territoriali (inclusi quelli abitativi, riduzione utenze)
Riduzione inquinamento
Sovranità e sicurezza alimentare
Comunità energetiche
Comuni al servizio dei cittadini
Strade delle persone (aumento uso spazi pubblici e verde)
Citizen scienze (es. centraline dal basso)
Per la nostra salute, bisogna ripartire dalla salute del Pianeta
Diritto al lavoro creando occupazione

Proposte
I contributi a fondo perduto se investiti in modo produttivo generano altri fondi, riducono i costi per i cittadini, migliorano i servizi e la qualità territorio, producono benessere per la collettività. E’ necessario un indirizzo politico territoriale di pianificazione strategica per massimizzare i benefici e declinare una visione prospettica. Di seguito le macro tematiche:

Energia.
Investimenti produttivi di efficientamento energetico del patrimonio pubblico dei Comuni inclusi gli edifici Aler. Con il contributo a fondo perduto del conto termico si possono attivare altri investimenti, ridurre i consumi energetici e di calore abbattendo le emissioni climalteranti, ridurre la spesa corrente nei bilanci dei Comuni liberando risorse a favore di servizi alla cittadinanza, migliorare la sicurezza e la qualità dell’ambiente di lavoro o di studio degli alunni, abbellire parti di paese, non sprecare risorse pubbliche in impianti di calore sovradimensionati. Gli edifici ALER riqualificati permettono di ridurre i costi per le utenze agli utilizzatori, interrompono quel circolo vizioso dei contributi comunali “una tantum”, peraltro insufficienti, perché gli edifici vecchi sono particolarmente energivori, le famiglie possono disporre di maggior autonomia di reddito e miglior confort abitativo.
Il capoluogo con l’efficientamento energetico del proprio patrimonio pubblico farebbe a meno di alimentare il teleriscaldamento con l’inceneritore (peraltro nel teleriscaldamento vanno considerate le dispersioni termiche). Il protocollo d’intesa sottoscritto con A2A, AEM, Padania Acque ha una dicotomia di fondo: l’obiettivo di A2A proprietaria dell’inceneritore è produrre energia anche nel modo più efficiente, l’obiettivo del Comune di Cremona dovrebbe essere il contrario, la riduzione dei consumi di energia.
Un percorso con l’obbiettivo di una decarbonizzazione di tutto il teleriscaldamento può attingere alle tecnologie già in uso in altri contesti (solare termodinamico/concentrazione con accumulo, geotermico binario con accumulo, ecc)

I soldi ci sono.
Oltre ai 200 milioni che arriveranno dal Governo e Regione, già la finanziaria dello scorso anno aveva previsto per i prossimi anni contributi a fondo perduto per i Comuni (es. 50 mila euro per Comuni fino a 5 mila abitanti), gli investimenti (produttivi) vengono coperti con i fondi FREE e con i fondi europei Life2020 e i fondi UE per i progetti innovativi ed un eventuale mutuo si paga da solo con i risparmi sui consumi (stimati tra il 60/80% a seconda della qualità degli interventi).

Rifiuti.
L’economia circolare esclude l’inceneritore e include lo svuotamento delle discariche.
La chiusura dell’inceneritore, non può essere prerogativa del capoluogo, ma tutto il territorio ne è coinvolto (¾ dei comuni sono serviti da LGH e i restanti conferiscono comunque all’inceneritore), non rientra nell’economia circolare perché brucia materia anziché recuperarla, per questo stesso motivo è antieconomico.
Le discariche, invece, numerose nel nostro territorio, rientrano nell’economia circolare, perchè si possono svuotare con la tecnica del landfill mining, la tecnologia è disponibile con il TMB (trattamento meccanico biologico), lo stesso trattamento a valle della raccolta differenziata riguardante la frazione secca. E’ necessario progettare tutto il ciclo integrato dei rifiuti in concorso con i Politecnici specializzati nel settore e portare alla Commissione Ambiente UE la richiesta di far diventare sperimentale tutto il processo e di finanziarlo come Progetto Innovativo. Con lo svuotamento si riducono i rischi di futuri inquinamenti di percolato nelle falde freatiche tenuto conto del movimento sismico del territorio e dell’altezza delle falde stesse.
L’economia circolare richiede l’adeguamento del Piano Provinciale dei Rifiuti già scaduto, con la costruzione di impianti TMB permette di ridurre le tariffe ai cittadini, crea occupazione, ci sono aree urbanizzate già pronte vuote individuabili nel territorio, servite da viabilità. E’ necessario implementare protocolli funzionali con l’industria locale per l’utilizzo dei materiali recuperati (materie prime seconde meno costose delle materie prime e riduzione dei costi di smaltimento dei propri rifiuti), reingegnerizzare tramite collaborazioni con le Università i processi produttivi per una riduzione/prevenzione del rifiuto (servizi v/prodotti).
Realizzazione di compostaggi di comunità per la frazione umida.
I Comuni di fatto non esercitano il controllo analogo obbligatorio per legge nelle loro partecipate. Vanno perseguiti gli obiettivi: raccolta distinta da trattamento e smaltimento, i Comuni devono tenere la proprietà del rifiuto cosi ne decidono la destinazione, introitano direttamente i ricavi e riescono a ridurre le tariffe e mantenerle nel tempo corrispettivo reale del servizio (ora una parte consistente di ricavi rimane ai gestori per ammortizzare i costi amministrativi – Cda – e finanziari). Si evita che i rifiuti diventino un business finanziario, perseguendo invece la loro riduzione.
Fanghi da depurazione.
I fanghi rientrano nella politica territoriale dei rifiuti. Dal momento che Padania Acque, società pubblica dei Comuni, pare abbia sottoscritto un protocollo d’intesa con Enea, data la nostra contrarietà all’incenerimento dei fanghi, chiediamo all’assemblea dei sindaci di esprimere il seguente indirizzo politico alla società pubblica Padania Acque: ricercare all’interno della partnership con ENEA un sistema sperimentale di trattamento dei fanghi di depurazione civile senza combustione anche con separazione del fosforo; si introduca come metodo di lavoro la decostruzione del processo per capire le componenti immesse in fognatura e da dove provengono, perché non si può più prescindere dal valutare gli impatti cumulativi degli inquinanti, pur singolarmente a norma di legge, che escono dal processo di depurazione delle acque. Impatti cumulativi che costano in termini economici, di salute e di carico ambientale. Può diventare conveniente, da ogni punto di vista, separare all’origine le matrici per capirne le destinazioni, osservando la gerarchia della Direttiva Europea sui rifiuti che parte dalla prevenzione, riduzione, riuso, riciclo, smaltimento. Per gli utenti (cittadini e piccole aziende) si possono ridurre i costi totali di smaltimento e può, in parte, ritornare materia organica idonea ad essere smaltita nei terreni.

Viabilità.
Incrementare da subito il trasporto pubblico territoriale per i ragazzi delle superiori che riprenderanno la scuola, duplicando i mezzi di trasporto pubblico e rottamando quelli più vecchi e inquinanti. Adeguare la viabilità provinciale che attraversa quasi tutti i 113 comuni della provincia a quanto già attuano in modo strutturale (non con semplici autovelox) le altre province della Lombardia per la riduzione delle velocità, per aumentare le ciclopedonali, una permeabilizzazione degli attraversamenti, zone 30 nei centri urbani. I centri urbani diventano più sicuri, vivibili e attrattivi.
Riqualificazione SP10.

Moratoria delle autorizzazioni a tutti i nuovi impianti ad impatto ambientale, al fine di valutarne l’impatto cumulativo e di ciclo economico ambientale chiuso.

Stop consumo di suolo.
E’ già funzionante il servizio di Servimpresa e CCIAA di inventario immobili vuoti nei Comuni. Numerose sono le aree industriali incomplete. Non servono ulteriori aree o nuove costruzioni.
E’ necessario un indirizzo politico preciso nel PTCP in fase di rinnovo (che includa anche l’impermeabilizzazione dei suoli).
Anche la qualità del suolo è fondamentale. Anticipare in Pianura Padana le politiche di agro-biodiversità per la riduzione dei pesticidi e per la salute dei cittadini. Introduzione della destinazione del dieci per cento della superficie agricola a favore di aree non produttive per sostenere la biodiversità che può portare dei vantaggi oggettivi anche all’imprenditore. In termini economici è un sacrificio iniziale che, nel giro di qualche anno, assicura raccolti più abbondanti oltre a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Si riducono i costi di gestione perché una fascia destinata ad habitat naturale in un’area di monocultura agricola può attirare gli insetti utili come gli impollinatori selvatici o altri organismi antagonisti come le coccinelle che esercitano una forma di controllo biologico sui parassiti che aggrediscono le piante limitando così l’uso di pesticidi.
Introduzione nei PGT del numero massimo di capi sul territorio in base alla vulnerabilità dei suoli (da concertare con ARPA).

Piano di efficientamento della Pubblica Amministrazione.
Necessario un piano di efficientamento e trasparenza della Pubblica amministrazione con digitalizzazione di qualità ed eliminazione di doppioni e sovrapposizione di competenze.
La realizzazione di:
– un’equipe provinciale multi professionale di ricerca fondi e finanziamenti/bandi nazionali ed europei, di preparazione e coordinamento di tutte le fasi successive per l’adesione dei Comuni.
– una centrale di committenza provinciale di alto livello professionale ed eterogeneo in competenze, che si occupi anche del coordinamento delle progettazioni sovra-comunali.
– la creazione di un gruppo di progettazione formato da professionisti e neolaureati in collaborazione, tramite accordi sinergici, con le Università pubbliche, che lavori per i Comuni permettendo di superare difficoltà professionali interne e agevolando la riqualificazione delle competenze.

Tutto questo mette in moto un ciclo economico e un paradigma culturale d’approccio che produce posti di lavoro (tanti e qualificati), un territorio che sa guardare al futuro, un’industria locale che si avvantaggia di materie prime ad un costo più basso, le PMI con un migliore sbocco di mercato sul territorio e un salto di qualità nell’offerta, una migliore qualità di vita, minori costi per i cittadini.

L’invio di questa richiesta al Consiglio provinciale e a tutti i Sindaci e Consiglieri Comunali è un primo invito al confronto su queste tematiche, anche prese singolarmente, che porteremo a conoscenza dei cittadini per farle diventare patrimonio di tutti.

Il documento ha il sostegno degli Stati generali Ambiente e Salute della Provincia di Cremona.