La Provincia di Trento contro gli orsi: un vero “scandalo” italiano

A cura di Franco Tassi, Centro Parchi.

Le Leggi e le Ordinanze da prendere in considerazione nelle vicende dei Grandi Predatori (Lupi in Veneto e Alto Adige, e soprattutto Orsi in Trentino), non sono soltanto quelle locali (comunali o provinciali), perché esistono fondamentali Norme nazionali e internazionali sopraordinate, che in caso di conflitti normativi debbono prevalere. 

Basterebbe ricordare la Convenzione di Berna, la Convenzione di Lisbona e la Convenzione di Washington. E la stessa Carta Costituzionale italiana, che pone in primo piano la protezione del Paesaggio, un valore assoluto primario, che nella più evoluta concezione va interpretato non solo come statica cartolina illustrata, ma come “Paesaggio vivente”, elemento cardinale della stessa identità dei luoghi, e del carattere delle genti che vi abitano.

Anche se è vero che, per un assurdo aborto giuridico, una Norma non recente affida il potere decisionale sull’Orso (specie protetta a livello europeo) alla Provincia, non vi sono dubbi sul fatto che un Presidente Provinciale pro-tempore non deve ritenersi esente da controlli, sia di legittimità che di merito. E non può certo pretendere di ergersi a dispotico “sovrano onnipotente“, giudice di se stesso e non sottoposto a verifiche: perché il Governo può e deve intervenire, specialmente in circostanze eccezionali e situazioni di particolare gravità (come aveva già fatto nel caso del Ponte Morandi, con provvedimenti riconosciuti ora costituzionalmente legittimi dalla stessa Consulta). 

Il Ministro dell’Ambiente avrebbe quindi il dovere di convocare quanto prima il Presidente della Provincia per chiedergli conto dettagliatamente di ciò che sta avvenendo nel suo territorio, con gravi danni erariali e perdita di immagine non solo per il Trentino, ma per l’Italia stessa. E sarà suo compito ribadire che l’atteggiamento del Presidente di una Provincia, ancorché autonoma, non può prevalere sugli interessi generali della Comunità italiana, né deve permettersi di danneggiare l’immagine internazionale della Repubblica.

Andando più a fondo nelle ricorrenti storie di Orsi alpini (aggressioni vere o presunte, condanne ad abbattimenti, castrazioni, sterilizzazioni, catture e detenzioni in recinti del tutto inadeguati, se non addirittura vergognosi), si scoprono fatti e circostanze tali, da mettere seriamente in dubbio che l’azione di quella pubblica amministrazione sia stata condotta con correttezza, equità ed efficienza. Emergono invece una serie di misure improvvide e illogiche, fortemente influenzate dalle pressioni politiche e mediatiche localistiche e dal mondo venatorio, a causa di interessi inconfessabili e di antichi pregiudizi. Tutti sempre dominati dal falso “immaginario collettivo” di una belva feroce e aggressiva, caratteristiche peraltro decisamente e ripetutamente smentite dalle obiettive risultanze della scienza.

Un commento

  1. Chiederei rimborso di tutti i fondi destinati al Trentino dal dopoguerra a oggi, fondi che potrebbere essere destinati al resto d’ Italia, visto i loro privilegi.

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