Via Tre Armi: valorizzazione o scempio?

A cura di Bergamo Bene Comune.

Hanno suscitato e tuttora suscitano molte discussioni i lavori per la villa con piscina coperta negli spazi della lunetta difensiva di via Tre Armi: per molti cittadini si tratta di un vero scempio, una manomissione dell’unica e intatta lunetta della Fortezza divenuta patrimonio mondiale, mentre l’assessorato di competenza non vi vede alcun conflitto con la valorizzazione del bene Unesco.
Chi ha ragione? E, ancora prima: cos’è la Lunetta?

In realtà non tutti sanno – nemmeno fra i tanti contrari ai lavori – che quella che a prima vista appare come una ‘collinetta’ naturale sotto le mura tra il baluardo di San Giacomo e la piattaforma di Santa Grata in realtà non ha nulla di naturale, ma è un manufatto realizzato dai Veneziani con terreno di riporto a difesa delle Mura e per questo motivo è compreso nella sua interezza, e a pieno titolo, entro il perimetro della “Fortified City of Bergamo” componente del sito Unesco delle “Opere di difesa veneziane”.
La lunetta infatti è un’opera addizionale esterna al circuito murario difensivo principale e, nel caso di Bergamo, questa è di importanza eccezionale essendo l’unica in tutta la Fortezza, oltre che, fino a poco tempo fa, ancora in ottimo stato e perfettamente godibile e riconoscibile dal circuito delle Mura.

La villa e l’adiacente piscina coperta semi-ipogea in realizzazione sono state costruite proprio sull’area della “piazza della lunetta”: l’ampio terrapieno pianeggiante (circa m. 153×32) compreso tra il fossato e via Tre Armi (l’antica ‘strada coperta’), dove aveva luogo l’azione difensiva avanzata, quella antemurale, prima delle Mura vere e proprie. Questa superficie era necessariamente sgombra da costruzioni e tenuta a prato per consentire i più ampi e liberi movimenti di difesa.

Direttamente al piede delle Mura – prima della lunetta – si trova la ‘fossa’, o fossato, scavata per impedire al nemico di avvicinarsi alla base della fortificazione: in questo punto risulta particolarmente ampia, ben conservata e visibile.
Lungo tutto il perimetro della base della lunetta correva la cosiddetta ‘strada coperta’ (cioè incassata tra le Mura e i muri di protezione e quindi nascosta agli sguardi del nemico) di cui via Tre Armi ricalca il tracciato esterno. Si spiega così anche il nome di via ‘Tre Armi’ che testimonia il suo essere stata strada militare attorno alla città fortificata.
Il terrapieno della lunetta è contenuto e difeso da muri.

Nella foto la Lunetta com’era fino a qualche anno fa, in un’immagine di repertorio

Quello verso la fossa e le Mura è il cosiddetto muro di controscarpa (o ‘banchetta’), un muro basso in pietra che caratterizza il fronte della lunetta verso le Mura e posto a sostegno della controscarpa, un pendio in terra a balze a contenimento del terrapieno della lunetta: su queste balze, fino a poco tempo fa, erano piantati dei filari di vite, a conferma della successiva vocazione agricola dei luoghi, quando, dismessa la funzione difensiva, l’area è stata storicamente destinata ad orti e vigneto.
La ‘banchetta’ e la controscarpa conservavano ancora, sebbene poco visibili, i 5 accessi, delle scalette in pietra simmetricamente distribuite che permettevano la risalita della fucileria dalla stradella ‘coperta’ interna nella fossa – posta alla base del terrapieno – alla ‘piazza’ soprastante.

Il muro che dà su via Tre Armi – ora in parte mal rifatto – è invece lo storico ‘muro del saliente’ (o faccia della lunetta), un muro a secco di circa 156 metri che costituiva la prima linea di difesa della città-fortezza: ha un andamento leggermente arcuato (lunato) e terminava con due brevi fianchi di circa 12 metri, ora danneggiati e poco riconoscibili, in uno dei quali si trova oggi l’apertura con l’accesso carrabile alla rampa dell’autorimessa interrata della villa.

Si trattava di un muro di fattura volutamente modesta perché doveva essere, all’occorrenza, demolibile con facilità dal fuoco dei bastioni.
È qui, lungo la faccia della lunetta a bordo strada, che (forse già a fine ‘800) era sorto, ad interruzione del ‘muro del saliente’, un edificio abitativo rurale ad uso di chi coltivava l’area della fossa e della lunetta.
Nonostante questa costruzione, la lunetta era facilmente individuabile e leggibile, soprattutto dalle mura, sebbene in pochi fossero a conoscenza della sua antica funzione.

Il contesto ambientale della lunetta è quindi delicatissimo e i lavori succedutisi in questo cantiere annoso paiono aver reso sempre meno riconoscibile la morfologia e l’originaria funzione della lunetta.

LAVORI OPPORTUNI?

Di certo avranno ottenuto tutti i permessi dovuti dal Comune di Bergamo, dal Parco Regionale dei Colli (di cui fa parte l’area) e dalla Soprintendenza – perché è quantomeno improbabile che qualcuno si azzardi a commettere un abuso vistoso in un luogo sotto agli occhi di tutti – ma è lecito chiedersi se chi tali permessi ha concesso, avesse un minimo di conoscenza storica dei luoghi.
E sorge qualche dubbio sulla congruenza di tali permessi, che parrebbero, a prima vista, non completamente in linea con quanto previsto dagli strumenti urbanistici vigenti.

Dall’interrogazione web sul Geoportale del Comune infatti, risulterebbe che nell’area è sì permessa la modalità di RI, ristrutturazione edilizia mediante ‘demolizione e ricostruzione’, ma forti dubbi ci sono sulla possibilità di spostamento della giacitura della nuova costruzione, in un’area destinata a verde. O, perlomeno, non se ne capisce l’opportunità, visto che la nuova collocazione arretrata della villa comporta un avvicinamento dell’edificio (riguardo al quale ci asteniamo dall’esprimere giudizi estetici) alle Mura veneziane rendendolo ancor più evidente.
Per quanto riguarda poi l’area di costruzione del vicino locale piscina, essa risulta destinata a PA ‘prati arborati’, una destinazione soggetta alle seguenti prescrizioni del Piano delle Regole: «Al fine di mantenere l’efficacia paesaggistica espressa dei prati, si prevede inoltre il divieto di modificare elementi orografici e morfologici che ne possano caratterizzare le fisionomie; in questo senso non sono permessi sbancamenti, spianamenti o bonifiche che ne possano mutare gli assetti percettivi, tranne che per coltivazioni e piani di miglioramento agrari».

Ci risulta del tutto misterioso come la costruzione stessa della piscina e soprattutto l’avvallamento antistante di nuova creazione che dà luce all’ambiente – avvallamento che costituirebbe una modifica definitiva evidente dell’aspetto del terrapieno della lunetta, prima pianeggiante – possano conciliarsi con le prescrizioni di non modificabilità dei luoghi.
Se poi quel “prato” è pure la ‘piazza’ della lunetta difensiva del sito Unesco…

Un commento

  1. mamma mia! sono impazziti? che cosa sigifica “patrimonio” della Umanità? della umanità di poche persone? ed è corretta la osservazione sulla congruità dei permessi i quali non sono indipendenti, ma dipendono proprio dala “valore attribuitogli” e sovra-stante. Poi sulla Sovraintendenza, mi spiace dover accennare a profonde critiche.E’ vero che a “fare santi e beati ” sono gli individui più o meno titolati, ma qui, accidenti, come è possibile?

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