Cambiamenti climatici, neve, industria dello sci

A cura del Club Alpino Italiano – Commissione centrale tutela ambiente montano.

Le recenti proposte di ampliamento di diverse stazioni sciistiche alpine (Via Lattea, Cime Bianche, Alpe Devero, Ortler-Ronda, Val Pusteria, Comelico, Cortina, Cervinia ecc.) e appenniniche (Terminillo, Monte Acuto, Ovindoli, Prati di Tivo ecc.) sono basate su ingenti investimenti e su previsioni di incremento della frequentazione turistica, dei fatturati per le imprese e dei redditi per le popolazioni locali.

Tuttavia, si pongono numerose domande sull’effettiva razionalità di tali investimenti, in relazione alle reali prospettive di mercato dell’economia sciistica, all’evoluzione dei redditi locali, al ritorno finanziario, alle conseguenze ambientali e al riscaldamento del clima. In particolare, gli ampliamenti dovrebbero occupare in molti casi aree intatte dal punto di vista ambientale, spesso tutelate dalla legislazione europea o nazionale.

Il CAI-Club Alpino Italiano ha racchiuso in un articolato documento una riflessione sul delicato tema, che si conclude con l’assioma che la stagnazione duratura del mercato sciistico, la forte concorrenza internazionale, i cambiamenti climatici in corso e i conflitti con la protezione della biodiversità impongono un ripensamento dell’economia legata allo sci da discesa e alle aree montane in generale e che non vi siano le condizioni per ulteriori espansioni dei comprensori sciistici verso zone intatte e tanto meno all’interno delle aree protette a livello europeo o nazionale.

Il documento integrale lo potete scaricare qui.