La Rigenerazione Urbana non può essere separata dall’arresto del consumo di suolo

Comunicato Stampa.

Il Forum Salviamo il Paesaggio (Rete nazionale formata da oltre 1.000 organizzazioni e decine di migliaia di singoli aderenti individuali) sta seguendo con crescente disagio l’iter in Commissione Ambiente del testo unificato dei sei disegni di legge presentati in Senato in materia di rigenerazione urbana e ora proposto dai correlatori agli emendamenti di tutti i Commissari.

Nello scorso autunno la Commissione aveva ospitato un fitto ciclo di audizioni che avevano sollecitato l’opportunità di operare un accorpamento tra DDL differenti per il loro oggetto ma riconducibili al tema attualissimo della rigenerazione urbana e che hanno portato alla presentazione di un testo unico che prevedeva la scadenza del 31 marzo per la consegna dei documenti di osservazione, poi prorogata al 16 aprile. Lo scorso 7 aprile il testo unificato è stato esaminato in aula e non sono mancate critiche profonde da una parte delle forze politiche.

Anche il Forum Salviamo il Paesaggio valuta in maniera fortemente critica questo DDL “forzato”, ma per ragioni diametralmente opposte.

Abbiamo, infatti, sempre sostenuto che la rigenerazione urbana (costruire sull’esistente) rappresenti un elemento essenziale per la qualità delle nostre città e paesi, ma debba essere legata in maniera indissolubile all’arresto del consumo di suolo. In tal senso ci eravamo espressi formulando una nostra precisa Proposta di Legge (“Norme per l’arresto del consumo di suolo e il riuso del suolo urbanizzato”) fatta propria dal Movimento 5 Stelle e presentata alle Camere nel medesimo giorno del loro insediamento nel marzo 2018 (AS164, prima firmataria Paola Nugnes), poi incardinata in Senato e incomprensibilmente abbandonata da ormai più di un anno.

In tale proposta normativa risultavano chiaramente collegati i temi della rigenerazione urbana e del contrasto al consumo di suolo proprio partendo dall’assunto che la rigenerazione urbana, se regolamentata da sola, rischia di trasformarsi in un semplice elemento di rendita collegato a pochi ambiti di territorio, magari in contesti privilegiati; affinché si possano ricreare funzioni ecosistemiche, è necessaria una reale tutela e rigenerazione ambientale in cui trovi spazio anche la rigenerazione sociale. La rigenerazione urbana, per essere sostenibile, è rigenerazione senza consumo di suolo”, come ha ribadito anche una fonte scientificamente autorevole e indipendente quale l’ISPRA durante le audizioni in Commissione.

Riteniamo pertanto che l’aver “congelato” il nostro DDL e averlo “sdoppiato in due tronconi” (il testo unificato di cui sopra e il DDL “Disposizioni per l’arresto del consumo di suolo agricolo e delega al Governo per il riordino delle disposizioni vigenti in materia di governo del territorio e contrasto al consumo di suolo agricolo“, prima firmataria la senatrice Elena Fattori) sia un errore perchè rigenerazione urbana e arresto di consumo di suolo sono elementi che, se realizzati insieme, risultano più efficaci per fermare la continua perdita di suolo libero e agricolo nel nostro Paese, che rappresenta una vera e propria emergenza conclamata.

Dividerli ha il preciso significato politico di eludere il tema del consumo di suolo.

Ancor più grave se pensiamo al ruolo essenziale che i suoli esercitano nel contrasto al cambiamento climatico e particolarmente miope – dal punto di vista politico – in un momento in cui il Next Generation EU offre a interventi strutturali legati alla transizione ecologica anche ingenti risorse finanziarie.

Il Forum Salviamo il Paesaggio sollecita, dunque, tutte le forze politiche e i membri delle Commissioni Ambiente e Agricoltura del Senato a rivedere i propri intendimenti e riprendere, con forza, l’iter del DDL “madre” (AS164) per dare al Paese una norma nazionale dalla duplice finalità: garantire la salvaguardia ecosistemica e indirizzare il futuro dell’intero comparto edile.

La ripresa e la resilienza dell’Italia dimorano in questo testo di legge, ma occorre una volontà. Politica…

3 commenti

  1. Credo che bisogno ripensate dppo il boom demografico, gli scompenzi della speculzzoone edilizia legale abusiva capire quale sara il futuro di questo ammasso di case, strade, fabbriche e capannoni abbandoni e e terreni spezzettati incolto. Consumare pertanto altro terreno, distrugere altro humus soprattutto in un momento in cui la popolazione decresce.

  2. Il consumo di suolo è ESCLUSIVAMENTE sterilizzazione irreversibile da cementificazione, asfalto e fotovoltaico. Una tragedia inarrestabile e, appunto I R R E V E R S I B I L E, oltre che devastazione definitivamente squallida del paesaggio italiano, che è agricolo con relativi borghi nati proprio in funzione dell’agricoltura, non “selvaggio”, se non in montagna.

    Cerealicoltura e corilicoltura, anche intensive, guardate con occhio malevolo da chi pretende agricoltura da fiaba (in salotto) ma da fame per chi ci deve trarre reddito, non incidono negativamente sul Paesaggio, anzi (basti pensare allo spettacolo superstite della Val d’Orcia, e comunque ricordo ai puri che cereali e noccioli si possono sostituire senza lasciar tracce.

  3. innanzitutto voglio segnalare che si parla sempre di rigenerazione urbana e blocco del consumo di suolo ed invece si dovrebbe partire prima dalla rigenerazione territoriale, dalla rigenerazione dei paesaggi rurali e dalla rigenerazione dei territori agricoli ed infine dalla rigenerazione sociale urbana.
    Scrivo dal territorio fortemente agricolo dell’Alto Cremasco dove l’agricoltura intensiva e la monocoltura cerealicola sta togliendo ogni capacità resiliente del suolo agricolo produttivo e quindi del paesaggio rurale.
    La Comunità Europea (vedi PAC ), la Regione Lombardia ( PTR e PPR ), le province di Bergamo, Brescia, cremona, lodi e Mantova nei loro PTCP sembrano ignorare questo immenso consumo di suolo e di paesaggio agrario.
    E’ grave questo silenzio che non tiene conto dei danni alla biodiversità, alla perdita di carbonio nel suolo e alla distruzione dei segni sociali, culturali e tradizionalistici dei siti.
    Perché dunque nessuno o pochi pongono in forte evidenza questo consumo di suolo forse più grave di quello prodotto dall’urbanizzazione e dalle periferie anonime ?

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