Nel Recovery Plan nazionale non c’è un Piano di prevenzione sismica

Un gruppo di sismologi, geologi, ingegneri sismici, docenti e studiosi sollecita, con una lettera accorata, il presidente del Consiglio a considerare un urgente e indispensabile Piano di prevenzione sismica all’interno dei progetti primari da finanziare attraverso i fondi del PNRR.

Oggetto: Richiesta di un Piano nazionale di prevenzione sismica nel Recovery Plan.

Illustrissimo Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Mario Draghi,

nel Recovery Plan sono state prefigurate numerose priorità, tutte cruciali per il futuro del Paese, ma nel dibattito e nella stesura, finora nota, manca un esplicito e chiaro riferimento alla mitigazione del rischio sismico, che per l’Italia è un’emergenza non risolta.

In Italia non esiste un Piano di prevenzione sismica nazionale che delinei una strategia a breve, medio e lungo termine: una situazione inaccettabile per un paese civile e industrializzato, benché da tempo in possesso delle necessarie conoscenze teoriche e applicative. Il decreto legge n.39/2009, divenuto legge n.77 nel 2009, aveva previsto un esiguo stanziamento di € 965 ml fino al 2016, con cui sono stati realizzati 1.034 interventi su edifici. Allo stato attuale non è in atto alcuna iniziativa in grado di modificare le prospettive di impatto di futuri terremoti. A fronte di tale vuoto di visione e di mezzi, i dati scientifici ci dicono che in Italia accade un terremoto distruttivo in media ogni quattro anni e mezzo. Solo nei due decenni di questo secolo ci sono già state 650 vittime e 70 miliardi di danni, pur causati da terremoti che non rappresentano i massimi storici attesi per le aree colpite.
Mentre si avvicendano e si sovrappongono costose, lente e problematiche ricostruzioni, sappiamo già che il prossimo terremoto sarà un altro disastro e non sarà casuale l’area che colpirà: infatti le zone a maggiore pericolosità sismica sono da anni ben identificate e delimitate da una competente e vasta comunità scientifica.

Nel 2017 il governo in carica ha varato il Sisma Bonus, uno strumento fiscale che consente al singolo cittadino una detrazione delle spese sostenute per gli interventi antisismici alla propria abitazione. Uno strumento tuttavia inadeguato e dagli esiti casuali, perché avviato senza una strategia complessiva, senza una struttura centralizzata di indirizzo strategico e di coordinamento, e soprattutto senza una chiara identificazione delle priorità di intervento.

Nel 2018 al Sisma Bonus si è aggiunto l’omologo Eco Bonus, finalizzato all’efficientamento energetico.

Nel 2020, sulla spinta dell’emergenza economica causata dalla
pandemia, il governo ha unito Sisma ed Eco Bonus in un singolo strumento, il SuperBonus 110%, attraverso il quale le spese di riqualificazione sismica ed energetica sono poste interamente a carico dello Stato.
Questo provvedimento, ben lontano dal costituire un piano di prevenzione sismica nazionale – come talvolta si è perfino lasciato supporre – ha peggiorato la situazione, ampliando a dismisura la platea degli aventi diritto, profilando un notevole dispendio di risorse pubbliche, impegnando lo Stato nella mobilitazione di enormi risorse a debito, con margini assai ridotti di crescita, e lasciando in balia dei singoli proprietari le aree a maggiore pericolosità sismica, come il Centro e il Sud del Paese, in cui è quasi del tutto assente la domanda di sicurezza abitativa.

Noi riteniamo che la prevenzione non sia solo una soluzione
tecnica-costruttiva
e che non possa prescindere da una complessa visione culturale, sociale e storica, come base di una cultura del rischio, ancora ben lontana dall’essere recepita nel nostro
Paese.

Nel 2019, per segnalare l’inaccettabile deficit di capacità di trasferimento di conoscenza scientifica, tecnologica e culturale sul piano concreto della riduzione del rischio sismico e la necessità di riconsiderare gli assetti organizzativi e istituzionali, abbiamo inviato al Governo Conte e al Presidente della Repubblica l’Appello “La prevenzione sismica: una sconfitta culturale, un impegno inderogabile“, sottoscritto da oltre 200 esperti, studiosi e
professionisti del settore.
Solo la Segreteria del Quirinale ci ha dato risposta e incoraggiamento.

Nel 2020 abbiamo divulgato il Manifesto “Prevenzione sismica: cento anni di fallimenti, denunciando la situazione e chiedendo con convinzione un intervento adeguato per mettere a punto una strategia di prevenzione sismica nazionale. Anche su questo non c’è stata alcuna risposta da parte dei precedenti Ministeri competenti. Le alleghiamo entrambi i documenti.

A nostro parere non fare nulla per modificare lo stato attuale significa lasciare consapevolmente ai nostri giovani non solo una pesantissima condizione debitoria, ma anche una irrisolta condizione di fragilità e di vulnerabilità dei territori, che porterà a nuove povertà.

Nel porre alla Sua attenzione la gravità della situazione, chiediamo che il Recovery Plan recepisca questa cruciale emergenza del Paese e apra una prospettiva di lungo periodo per la mitigazione del rischio sismico.

Con i più deferenti saluti.

Roberto De Marco, già direttore del Servizio Sismico Nazionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri
Emanuela Guidoboni, sismologa storica, associata alla ricerca all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e Centro di documentazione Eventi Estremi e Disastri
Gianluca Valensise, esperto di Pericolosità sismica e Sismotettonica, dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
Teresa Crespellani, già docente di Ingegneria Geotecnica Sismica, Università di Firenze
Elisa Grandori Guagenti, fisico-matematica, già docente ordinaria, Politecnico di Milano
Vincenzo Petrini, esperto di rischio sismico, prof. emerito al Politecnico di Milano
Umberto Allegretti, costituzionalista, già docente ordinario all’Università di Firenze
Fabio Sabetta, geofisico, docente di Sismologia e pericolosità sismica all’Università Roma Tre
Giovanni Manieri, ingegnere, già dirigente del settore sismico della regione Emilia Romagna.

Un commento

I commenti sono chiusi.