Legambiente pubblica la prima guida turistica dedicata ai parchi eolici italiani…

di Alessandro Mortarino.

La notizia vi parrà curiosa, ma è una notizia vera: una fra le primarie associazioni ambientaliste italiane ha realizzato una autentica guida turistica dedicata ai migliori parchi del Bel Paese. Ma non confondetevi: non riguarda quelle ampie macchie verdi di bosco e natura che vorremmo rappresentassero la caratteristica principale del nostro territorio, qui “parchi” sta per luoghi-siti che ospitano impianti per la generazione di energia eolica.

L’associazione è Legambiente, che nei giorni scorsi ha annunciato la nascita di parchidelvento.it, una guida turistica, appunto, che da Rivoli Veronese a Gibellina racconta undici impianti eolici da scoprire attraverso una serie di itinerari in territori che tra percorsi ciclabili, borghi, arte e cucina sono diventati laboratori della transizione energetica.

I paesaggi italiani sono straordinari per la loro bellezza, storia e diversità ma questa guida dimostra che le rinnovabili possono integrarsi e diventare persino un valore aggiunto di valorizzazione turistica dei territori. – ha spiegato Edoardo Zanchini, vicepresidente dell’associazione ambientalista e curatore della guida – Gli undici impianti che abbiamo selezionato sono un invito a guardare con curiosità al territorio italiano e a trovare forme innovative di inserimento delle rinnovabili e di coinvolgimento delle comunità locali. Una sfida di grande attualità per il nostro Paese che deve recuperare i ritardi nella diffusione delle rinnovabili e che ci aspettiamo verrà affrontata dal Governo proprio in questa direzione nella revisione e semplificazione delle procedure per i progetti prevista dal PNRR”.

L’iniziativa editoriale rende ancora più chiara la posizione di Legambiente e la posizione teorico-filosofica sulla materia, che già mesi or sono aveva fatto pronunciare al suo presidente Stefano Ciafani questa frase eloquente: “il territorio italiano è sempre cambiato, fin da quando i romani costruivano i loro acquedotti o i geni del Rinascimento edificavano le loro magnifiche cattedrali. Le pale eoliche e le ferrovie ad alta velocità sono le nostre cattedrali…”.

Un’affermazione che aveva stupito e – ovviamente – fatto infuriare gran parte dell’ambientalismo nazionale preoccupato di uno sviluppo delle “rinnovabili ovunque” a scapito della tutela paesaggistica.

Posizione sostenuta anche dal prof. Salvatore Settis: “Non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte al pericolo di danneggiare in modo irreversibile un Paese, il nostro, che fu un tempo il giardino d’Europa e di assecondare la messa in opera di torri eoliche e pannelli solari facendo l’interesse delle imprese (in gran prevalenza non italiane) che li producono ma non di chi vive in Italia e ha diritto a un contesto paesaggistico rispondente alle caratteristiche del Paese. I bei paesaggi sono Luoghi che curano, mentre i paesaggi deturpati danneggiano la salute dell’anima e della società“.

Siamo, dunque, al solito punto nodale: Pil oppure Bellezza? Da una parte c’è chi ritiene che l’emergenza climatica imponga una rapida (rapidissima) decarbonizzazione e un’altrettanto rapida (rapidissima) uscita dal ricorso alle fonti fossili e pertanto benvenga la moltiplicazione di pale eoliche e fotovoltaico a terra, ora rinominato come “agrivoltaico” (è la posizione di Legambiente, ma anche di WWF, Greenpeace e del ministro Cingolani che si è spinto anche oltre magnificando il ritorno al nucleare, ma un nucleare “nuovo” di quarta generazione). Dall’altra c’è una rilevante fascia di cittadinanza che considera riduttivo sostituire il “carburante” del nostro modello sociale e suggerisce di cogliere il momento storico per occuparsi di politiche tese alla riduzione degli sprechi energetici e allo sviluppo di impianti energetici basati su fonti rinnovabili che non danneggino le fragilità di altri elementi primari come il suolo e il paesaggio (è la posizione, in primis, della Coalizione Articolo 9 formatasi nei mesi scorsi dall’unione di scopo di associazioni e comitati ambientalisti).

E’ lo sviluppo, bellezza.
E la Bellezza – ahinoi – ormai non è più alla portata della percezione delle masse.
Tanto che (potremmo scommetterci) la guida “eolica” di Legambiente siamo convinti che avrà un buon numero di consultatori e altrettanto seguito turistico tra quegli esponenti della categoria dell’homo consumens descritto da Zygmunt Bauman. D’altronde c’è anche chi spende un capitale per fare un giretto nello spazio…

Qualche domanda finale crediamo sia opportuno porgersi: le torri eoliche sono le cattedrali dei nostri giorni? Un crinale di pale eoliche è bellezza? L’economia vale più dell’anima?

A ciascuno la propria risposta…

Un commento

  1. senza efficienza energetica e riduzione degli sprechi le rinnovabili non possono farcela, da sole, a farci uscire dall’era delle fossili.
    Ma senza sviluppo delle rinnovabili l’era delle fossili durerebbe per i prossimi 3 secoli. E non ce lo possiamo permettere, nè abbiamo il tempo per puntare su nuove fonti che non sono mature tecnologicamente. Su quelle occorre fare ricerca, ma adesso dobbiamo sfangarla da qui a metà secolo, e le risorse disponibili sono eolico e pv. Non c’è un piano B, PV ed eolico devono sostituire le fossili entro il 2050, e se possibile anche prima. Facciamocene una ragione e facciamo le cose per bene.

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