Una montagna di materiale ferroso su pubblico demanio danneggia i cittadini di Cremona

Con una lettera inviata al Presidente della Provincia e ai Consiglieri Provinciali, neo eletti, i residenti di Cavatigozzi (frazione della città di Cremona) sottolineano come il paesaggio abbia, per loro, una connotazione negativa, di disagio, di molestie acustiche, di emissioni atmosferiche incontrollate. E, ancor di più, un paesaggio che non riescono a difendere perché la loro voce rimane inascoltata dalle Istituzioni.
A sostegno della loro missiva si sono uniti dal territorio Consiglieri comunali e un sindaco che hanno chiesto al Consiglio provinciale l’immediato ripristino della legalità.

Questo il documento inviato dai cittadini alle Istituzioni:

Gentili Signori e Signore,
da luglio 2020, per molti mesi, un fatto inaspettato ha reso la vita quotidiana molto complicata ai residenti nella zona sud-est di Cavatigozzi.
Il sig. Presidente, sicuramente è già informato, ma questo documento è rivolto soprattutto ai neo consiglieri provinciali in indirizzo, affinché siano a conoscenza dei fatti, auspicando un loro interessamento presso gli uffici preposti, così come previsto dalle funzioni loro attribuite. Questo in considerazione della difficoltà comunicativa tra il Comitato di Quartiere e l’amministrazione provinciale, che comporta che le comunicazioni non ottengano sempre riscontro.

Il centro abitato di Cavatigozzi (2.500 abitanti), in passato zona di pregio di Cremona, con una abbazia Cistercense del XIII secolo, attraversato dal parco naturale regionale del Po e del Morbasco, da anni risulta, di fatto, fagocitato dalle attività produttive autorizzate nell’adiacente area industriale che sorge vicino all’argine maestro del fiume Po, in zona a rischio esondazione, a pochi km di distanza da un’area di rilevanza naturalistica a livello europeo “Natura 2000” (Spiaggioni di Po).

A partire dal giorno 23 del mese di luglio 2020, i cittadini residenti a Cavatigozzi, nella zona a sud-estdenominata “dossetto”, in particolare via Bergamaschi e via Dossetto, avvertivano forti rumori
provenienti dalla zona industriale di via Acquaviva. Dal momento che la molestia acustica si ripeteva ogni giorno, dalla mattina molto presto fino a tarda sera, e stava divenendo sempre più intollerabile, i residenti informarono il Comitato di Quartiere 3 (organo elettivo previsto dal Regolamento approvato dal Consiglio Comunale di Cremona il 22.10.2012). I boati assordanti rassomiglianti a scoppi provenivano dalla zona di via Acquaviva n° 6, fino ad allora inutilizzata e sgombra, posta a meno di 100 mt dalle abitazioni private e a poco più di 300 mt dalle scuole comunali primaria e dell’infanzia, trasformata in deposito materiale metallico da una ditta siderurgica locale, insediata nell’area produttiva locale.

I cittadini erano veramente disperati a causa delle intollerabili emissioni acustiche dovute alla movimentazione e allo scarico del materiale, lasciato cadere al suolo da considerevole altezza, dalla diffusione di polvere rossastra di sconosciuta composizione e potenzialmente nociva e dal continuo traffico di mezzi pesanti.

Il comitato di quartiere cercò subito le autorizzazioni a detta attività nei vari albi pretori comunale e provinciale e, non reperendo nulla, formulò istanza di accesso agli atti.
Tali richieste non vennero accolte dalla Provincia che accampava motivazioni “procedurali” ritenute illegittime e insussistenti dal direttivo del comitato (mancato uso della modulistica). Ricevemmo i documenti solo a settembre 2020, ben oltre i 30 giorni stabiliti dalla normativa sulla trasparenza, e solo dopo aver contattato il difensore civico di Regione Lombardia e la Prefettura di Cremona.

Ad oggi, non risulta alcuna Autorizzazione esistente in merito alla creazione del parco rottami, bensì solo una COMUNICAZIONE INFORMATIVA della ditta datata giugno 2020. Risultava esclusivamente in corso di istruttoria una richiesta di Autorizzazione Unica Ambientale (poi archiviata su istanza del proponente) per l’attività di deposito, in realtà già iniziata.

Solo recentemente si è venuti in possesso della CONCESSIONE per l’uso dell’area demaniale rilasciata nel 2006 ad una ditta locale dall’Azienda Regionale per i Porti di Cremona e Mantova (oggi soppressa e sostituita dalla Provincia) dalla quale si evince che la concessione era “finalizzata alla realizzazione di capannoni ad uso industriale per nuovi impianti e prolungamento dei capannoni esistenti” (art. 1) già da anni edificati e che ogni “mutamento sostanziale non autorizzato dello scopo per cui è stata rilasciata” ne comporta la decadenza (art. 8). Inoltre, qualsiasi progetto sull’area (compatibile con le finalità indicate all’art.1) “dovrà essere trasmesso all’ente provinciale di Cremona e dovrà acquisire le autorizzazioni di legge” (art.4). A fronte di queste ed altre richieste di informazioni, ritenendo non essere stata rispettata la concessione, abbiamo sollevato contestazioni agli uffici provinciali competenti, senza ricevere alcun riscontro a distanza di molti mesi.

Pertanto, alla luce dei fatti molto sinteticamente enunciati, nell’interesse dei cittadini che hanno subito rilevanti molestie, invitiamo il sig. Presidente a sollecitare i competenti uffici provinciali nonché i consiglieri provinciali a prendere contatto con gli uffici per avere tutte le informazioni e, in base alle prerogative attribuite al loro ruolo elettivo, perché verifichino nel concreto la correttezza procedurale nonché dei profili legali dei comportamenti e degli atti dell’amministrazione pubblica. Siamo disponibili, per chi volesse verificare personalmente la situazione, ad accompagnarvi sui luoghi e a fornirvi tutti i dettagli.

Un commento

  1. È ora di rendere partecipi i cittadini su ciò che riguarda ambiente, salute, attuazione di lavori su territorio. Si chiama democrazia partecipata

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