Bari: la colmata di Marisabella, una storia torbida come oggi il colore delle sue acque

Il Comitato Fronte del Porto denuncia pubblicamente l’enorme depauperamento di risorse pubbliche impiegate per il dragaggio in corso nel porto di Bari dei fondali nell’ansa di Marisabella propedeutico alla realizzazione della colmata di 300.000 mq di mare in un’area ad elevata fragilità idrogeologica costituendo un grave danno ambientale per la città di Bari…

L’assemblea del Comitato Fronte del Porto denuncia pubblicamente, di fronte all’incessante procedere dei “grandi” lavori di dragaggio dei fondali all’interno del porto di Bari, la grave  nocività    ambientale  di cui si rende in primis responsabile l’Autorità Portuale, con il suo presidente Ugo Patroni Griffi, refrattario ad ogni confronto pubblico e agli stessi pareri negativi della Consulta Comunale per l’Ambiente, unitamente a tutte le istituzioni locali, Comune di Bari, Città Metropolitana, Regione Puglia e Capitaneria di Porto,  che stanno consentendo la realizzazione della colmata di Marisabella.  Un’opera che sconvolge un’intera città   con la distruzione dell’equilibro di una vasta area ad elevata fragilità idrogeologica interessata dalla confluenza di importanti falde sotterranee. A tutto ciò si è aggiunto il silenzio assordante del mondo accademico  e in particolare del Politecnico e quello di Legambiente, la più importante associazione ambientalista italiana.

Non sono stati sufficienti venti anni di mobilitazione civica, di protesta e di proposta, di ricorsi amministrativi, di azioni legali e di esposti giudiziari, per scongiurare una delle opere più disastrose, per vastità e conseguenze future per la città di Bari,   dal 900 ad oggi , mai realizzate nella nostra terra. Un’opera in un’ansa con bassissimi fondali,  che non trova alcuna giustificazione sul piano economico, ambientale, urbanistico e sociale in un porto ormai piccolo, asfittico, accerchiato dalla città,  che ha la arrogante  presunzione di svolgere inspiegabilmente  tutte le funzioni  portuali (Passeggeri, Ro-Ro, mercantile, crocieristica) e    far approdare persino navi mercantili di grandi dimensioni, alla cui funzione un altro dei cinque porti dello stesso  sistema portuale (Bari, Brindisi, Monopoli, Barletta, Manfredonia) potrebbe tranquillamente  assolvere in una logica di pianificazione portuale integrata di sistema. Tale scelta sarebbe stata giustificata da fondali già adeguati e consona a sopportare il  traffico dei TIR connesso alle reti stradali e autostradali,  senza minimamente intersecare la città e compromettere le opportunità di sviluppo delle ZES (Zone Economiche Speciali).

Una vicenda torbida”

L’autorità Portuale è dovuta ricorrere al noleggio di una delle più gradi navi al mondo per dragare   i bassi fondali rocciosi  dell’ansa di Marisabella, sforando pesantemente i costi dell’opera   per varie decine di milioni di euro (si stimano 60 milioni di euro), dopo averne scartato l’insano utilizzo della dinamite che era già  previsto nell’ appalto, aggiudicato ad un ribasso del 28% dal Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche di Puglia e Basilicata, ad un’impresa finita in concordato preventivo. Le acque dell’ansa di Marisabella in queste ore sono torbide come è torbida tutta la vicenda dell’appalto in termini di legalità, danno erariale  allo Stato e danno ambientale all’intera città, già molto provata da una sconsiderata cementificazione e da un sistema fognario oltremodo  vetusto come  testimoniano gli allarmanti allagamenti durante  precipitazioni atmosferiche come già verificatosi dopo la prima colmata degli anni 90.

A rendere torbida la storia dello scellerato progetto della Colmata di Marisabella ha giocato un ruolo improprio nel 2006 lo stesso Ministero dell’Ambiente, con l’allora Ministro Alfonso Pecoraro Scanio, che ne autorizzò l’opera senza procedere  alla Valutazione di Impatto Ambientale, esautorando la Regione Puglia dalla sua competenza autorizzativa del progetto originario e ancor più dalla sua scelta politica,  trattandosi il porto di Bari di Porto rientrante per dimensioni e classe nelle prerogative regionali.

“Chi finanzia il dragaggio?”

Allora perché tanto accanimento nella colmata di Marisabella? Chi finanzia il dragaggio di 500mila euro al giorno pari a 60 milioni di euro? Perché non è stata fatta la gara di appalto di tale dragaggio? Se i costi dell’opera aggiudicata comprendevano i costi del dragaggio con gli esplosivi che oggi non sopporta più l’impresa aggiudicataria tali costi sono stati restituiti alla stazione appaltante? O l’impresa aggiudicataria ha un improprio guadagno con un evidente danno erariale?  E’ stato inibito ad altre imprese di partecipare ad un appalto che avrebbe avuto una base d’asta considerevolmente inferiore se non avesse dovuto comprendere i costi del dragaggio?  Quali e dove sono gli interessi che giustificano questo scempio ambientale  che tra l’altro incrementerà, senza un tracciato ferroviario  il traffico dei TIR ogni giorno in maniera esponenziale  penetrando inesorabilmente nel tessuto urbano senza una strada camionale? Sono altrove questi interessi?  Si possono conoscere? Perché colmare 300mila mq di mare pari a all’estensione di decine di campi di calcio nell’ansa di Marisabella, in un’area ad elevato rischio idrogeologico, dal momento che l’ansa di Marisabella avrebbe potuto ospitare  con i suoi fondali da 3 metri, senza alterarne l’equilibrio idrogeologico, un porto turistico controllato dall’Autorità Portuale  e dalle Autorità doganali, che invece si progetta nella vicinissima  San Cataldo? Sono legittimi questi interrogativi o la voce e i bisogni dei cittadini sono un inutile ingombro?

Sviluppo, la parola d’ordine? Di chi? Per che cosa?  La politica locale ha abdicato alla sua funzione? Lasciandola all’Autorità Portuale che parla quasi con delirio su Marisabella di “Industria sotto banchina” nel porto di Bari?, Un porto  dove,  dichiara l’Autorità Portuale , solo i “folli” possono pensare di passeggiare?

“Una brutta pagina per la storia di Bari”

L’agnosticismo e la remissività al crimine ambientale della colmata di Marisabella   di cui si stanno macchiando i rappresentanti istituzionali ai massimi livelli locali e tutta la politica segnano una delle più brutte pagine che si stanno scrivendo sulla storia di Bari e del suo porto.

Il comitato Fronte del Porto non cesserà di esercitare in ogni ambito la sua azione civica di controllo anche in questa fase avanzata del dragaggio, tenendo viva la speranza di un ravvedimento degli “attori” in campo, che possa cancellare la vergogna che tale opera produce collettivamente.

Articolo e immagine tratti da: https://www.ambienteambienti.com/bari-la-colmata-di-marisabella-una-storia-torbida-come-oggi-il-colore-delle-sue-acque/