Gasdotto “Linea Adriatica”: osservazioni in merito alla consultazione pubblica sull’analisi costi-benefici

Il Forum nazionale Salviamo il Paesaggio aderisce e fa proprie le osservazioni contenute in questo documento tecnico, qui di seguito riportate in sintesi.

1) CRISI CLIMATICA
In piena crisi climatica per rispettare gli impegni dell’accordo di Parigi bisogna evitare di puntare su nuove opere fossili. L’analisi di Snam non tiene conto di tutti i costi connessi all’impatto sul clima. Basti pensare alle emissioni clima-alteranti connesse a questo gasdotto e alla centrale di Sulmona che ovviamente hanno dei costi, tra l’altro sempre più alti, sia in termini di CO2 prodotta dalla combustione sia in termini di emissioni dirette di metano, che è un potentissimo gas serra. Per non parlare dei danni dei disastri ambientali causati dai cambiamenti climatici (in ultimo, Ischia; fiume Misa; ghiacciaio della Marmolada) che qualsiasi modello economico dovrebbe introiettare. In un’analisi costi-benefici ovviamente tali costi devono essere integrati nell’analisi. Inoltre non viene fornita un’analisi delle emissioni derivanti dai lavori di costruzione e gestione dell’opera.

2) SOVRA-CAPACITA’ DI IMPORTAZIONE A SCALA NAZIONALE
I dati di SNAM confermano che al 2030, rispetto a consumi previsti di metano di meno di 60 miliardi di mc, avremo secondo le proposte SNAM, impianti, senza gasdotto Linea Adriatica, per una capacità di ben 105 miliardi di mc, a conferma dell’inutilità del gasdotto in questione del costo di 2,4 miliardi di euro per i consumatori (visto che SNAM chiede di scaricare il costo in bolletta).

3) SOVRACAPACITA’ DI APPROVVIGIONAMENTO DEL NORD
Secondo lo schema disegnato da SNAM la capacità di approvvigionamento del nord con trasporto da sud e immissione direttamente da impianti settentrionali sarà di 88/89 miliardi di mc rispetto a un fabbisogno di 50 miliardi di mc mentre con il gasdotto Linea Adriatica la capacità arriverà a ben 98/99 miliardi di mc, del tutto sovradimensionata in entrambi i casi.

4) DATI SNAM-TERNA DI IMPORTAZIONE DA SUD NEL 2030
Snam-Terna prevedono, al 2030, un fabbisogno massimo di importazione da sud di 44 miliardi di mc. evidentemente tenendo conto dei consumi del sud di circa 10-12 miliardi di mc. Pertanto secondo le stesse società di questi 44 miliardi solo 32-34 dovranno andare verso nord, cosa già oggi possibile visto che la capacità di trasporto alla sezione del centro Italia è di 44 miliardi di mc. A conferma dell’inutilità del gasdotto.

5) ESPORTAZIONI
Snam prevede di esportare gas verso il nord Europa per circa 3,5 miliardi di mc. Nel 2022 abbiamo già esportato circa 3,2 miliardi di mc. Pertanto SNAM prevede di esportare nel 2030 al massimo 7 miliardi di mc, contro una capacità attuale di esportazione di ben 22 miliardi di mc. Anche in questo caso i dati confermano l’inutilità dell’opera.

6) V.A.S. E V.INC.A.
Il Piano decennale SNAM, essendo attinente alla materia ambientale, secondo le norme europee deve essere sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica e Valutazione di Incidenza Ambientale, come avviene da anni per i piani di TERNA. Che SNAM sia un privato non cambia nulla in quanto fornisce servizi essenziali di rete e per le linee guida europee su VAS e V.Inc.A. ciò comporta l’obbligo di assoggettare i documenti alle due procedure di valutazione ambientale.

7) CONVENIENZA DELLE RINNOVABILI
L’analisi costi-benefici dovrebbe considerare anche le alternative esistenti sul mercato. Attualmente i costi di produzione dell’energia da fotovoltaico ed eolico sono la metà di quelli del metano. Non si comprende, quindi, perché dovrebbe essere vantaggioso per gli utenti scommettere su una fonte fossile da realizzare nel 2028 quando già oggi sono depositati per la V.I.A. al Ministero dell’Ambiente oltre 600 progetti per rinnovabili (e altre centinaia presso le regioni) per decine di migliaia di MW di potenza.

8) I COSTI AMBIENTALI E TERRITORIALI
L’analisi SNAM non tiene conto dei costi ambientali per la realizzazione di centinaia di km di piste, tracciati ecc., con esbosco di alberi, movimento terra, occupazione di suolo permanente, occupazione di suolo temporanea, sottrazione di habitat a specie quali l’orso bruno. Inoltre non comprende i costi sociali come la trasformazione permanente e le limitazioni alla gestione di usi civici e aree agricole, anche di pregio. Infine non tiene conto dei costi sanitari legati alle emissioni in atmosfera di particolato. Tutti elementi che devono essere calcolati e inseriti nell’analisi costi-benefici.

9) VERSO UN INVESTIMENTO IMPRODUTTIVO (STRANDED ASSET)?
L’analisi non tiene in alcun conto che questo investimento, che impegnerà il paese (cioè gli utenti) per decine di anni, diventi da subito o entro una certa data un investimento improduttivo/incagliato (quindi un mero costo). Secondo i dati sulla sovracapacità e le analisi sul sistema italiano pubblicate sulle riviste scientifiche la forte concorrenza delle rinnovabili e la necessità di abbandonare quanto prima le fossili per la crisi climatica, determinano l’auspicabile messa fuori mercato delle infrastrutture legate alle fossili che, quindi, diventeranno investimenti improduttivi, anzi, costosi.

10) I PICCHI
Le stesse analisi di SNAM evidenziano che neanche in condizione di picco giornaliero di uso del metano vi sarebbero criticità già con la rete attuale. Anche per queste evenienze si conferma l’inutilità dell’opera.

2 commenti

  1. Sono sgomento nel leggere questo articolo a proposito delle rinnovabili. Specie se a condividerlo è il Forum Salviamo il Paesaggio. I grandi impianti di eolico e fotovoltaico su suolo naturale e agricolo ( che Fai e LEGAMBIENTE sponsorizzano) su iniziativa di grandi gruppi provocano 3 gravissime conseguenze:
    1)Consumo di suolo agricolo e naturale
    2)Preclude l’utilizzo di 3500 km2 di superfici artificiali (tetti di edifici civili, industriali e commerciali) e restano fuori da questi calcoli aree degradate, aree lungo le autostrade, parcheggi, ecc. Fonte Ispra, Rapporto ed.2021
    3)Preclude, non puntando sulle superfici già artificializzate (tetti, parcheggi, ecc.) la diffusione delle comunità energetiche e una produzione democratica dell’energia.
    Resto sgomento per analisi così superficiali.

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