Quasi cancellata, da alcuni consiglieri regionali di maggioranza, la riserva naturale costiera del Borsacchio: da oltre 1.000 ettari ad appena 24.
di Massimo Mortarino
Il nuovo anno sul fronte ambientalista è partito con il sit-in di protesta, organizzato proprio il 1° gennaio scorso da WWF Abruzzo nella riserva naturale costiera del Borsacchio, per denunciare il gravissimo atto della Regione che di fatto ha cancellato quasi totalmente una delle tre riserve naturali della provincia di Teramo. L’organizzazione ambientalista ha denunciato che, grazie alla presentazione di un emendamento alla Legge regionale di Bilancio (avvenuta alle 2.30 di notte del 29 dicembre, a cura di cinque consiglieri della maggioranza di centrodestra: Emiliano Di Matteo e Mauro Febbo di Forza Italia, Simona Cardinali e Federica Rompicapo della Lega e Umberto D’Annuntiis di Fratelli d’Italia, con la successiva approvazione dalla maggioranza), ha ridotto l’unica riserva regionale costiera della provincia di Teramo da oltre 1.000 ettari ad appena 24 ettari!.
Tutto questo, sottolinea il WWF Abruzzo “Senza alcun confronto pubblico, ma neppure una semplice discussione in aula, inserendo un emendamento in un provvedimento di tutt’altra natura, la maggioranza regionale di centrodestra ha tagliato un’area naturale protetta. La Riserva è stata talmente ridotta che tanto valeva eliminarla totalmente. Peraltro ora si dovrà ripartire per l’ennesima volta nella realizzazione del Piano di Assetto Naturalistico che, dopo essere stato adottato, era nella fase delle osservazioni e ora dovrà essere totalmente rivisto, considerato che la Riserva passa da oltre 1.000 a poco più di 20 ettari. Nel 2023 si dovrebbero istituire nuove aree protette e invece nell’Abruzzo di Marsilio vengono tagliate. La miopia amministrativa di questa maggioranza è senza limiti: è evidente l’incapacità di immaginare il futuro della nostra regione che vada oltre un misero tornaconto elettorale. Ma questa volta hanno veramente esagerato: i consiglieri regionali che hanno votato questa vergogna dovranno essere giudicati tra pochi mesi”. Durante il sit-in di protesta è stata ribadita la richiesta alla Regione di “bloccare subito questa vergogna, ripristinando il perimetro della riserva e approvando finalmente il Piano di Assetto Naturalistico”.
Legambiente Abruzzo ha sottolineato che la nuova perimetrazione, frutto dell’emendamento presentato e approvato dal centrodestra, “di fatto rappresenterebbe l’eliminazione dell’area protetta e l’azzeramento delle sue funzioni di conservazione e indirizzo di sviluppo sostenibile del territorio. Un atto di questo tipo, che di per sé vanificherebbe non solo il lavoro fatto in questi anni sul territorio ma anche la possibilità di una futura azione coordinata di tutela della biodiversità e sviluppo territoriale, in ogni caso non può essere presentato e votato con queste modalità, sottraendosi a un iter legislativo predeterminato. Proprio pochi giorni fa come associazione, con il Bilancio dell’Osservatorio Città Cima di Legambiente, abbiamo evidenziato come il 2023 sia stato un anno da bollino rosso per il clima e come sia necessario lavorare a tutti i livelli, dal nazionale al locale, sull’elaborazione di piani e strategie di adattamento alla crisi climatica: atti come questo, se confermato, vanno esattamente nella direzione opposta, rinunciando al doveroso compito istituzionale di supportare le comunità in una transizione ecologica giusta e condivisa”.
Una notizia positiva: il Consiglio di Stato blocca un cementificio nell’area di rispetto della Riserva Naturale Regionale Punta Aderci (Vasto)
Una magra consolazione per Legambiente e WWF Abruzzo sul fronte opposto, quello della tutela del suolo: il Consiglio di Stato, infatti, ha bloccato il Progetto per la realizzazione di un nuovo impianto produttivo di leganti idraulici e cemento sfuso e insaccato della ESCAL, nell’area di rispetto della Riserva Naturale Regionale “Punta Aderci” (Vasto), accogliendo i ricorsi in appello presentati contro le sentenze del TAR Pescara (n. 2/2023 e n. 3/2023), che avevano aperto la strada alla realizzazione dell’impianto stesso, superando i pareri negativi del Comitato di Gestione della Riserva e del Commissario ad acta, espressi nell’ambito della procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA). Secondo il Consiglio di Stato “È facoltà del privato interessato scegliere se ripresentare l’istanza con le modifiche ritenute opportune, ovvero proporre il superamento del diniego attraverso soluzioni alternative”.
L’avvocato Francesco Paolo Febbo, che ha curato il ricorso e gli appelli per le associazioni ambientaliste, ha ricordato che “il contenzioso ha avuto inizio già nel 2018, con l’impugnativa da parte di Legambiente e WWF della VINCA favorevole al progetto emessa dal Comune di Vasto. Già allora il TAR Pescara, nell’accogliere il ricorso, con sentenza n. 203/2020, aveva decretato la necessità del parere favorevole del Comitato di Gestione”.