Ecoistituto Valle del Ticino 1920

Per una agricoltura e una Europa capace di futuro

L’Ecoistituto della valle del Ticino ha incontrato gli agricoltori del territorio. In un quaderno monografico analisi e riflessioni, per superare le pericolose semplificazioni che hanno caratterizzato il dibattito seguito alle recenti proteste e ribadire la necessità di favorire l’ampliamento dell’agricoltura contadina virtuosa a scapito di quella estrattiva dell’agro-industria

di Oreste Magni (Ecoistituto della Valle del Ticino)

Mercoledì 6 marzo, un folto gruppo di agricoltori si è incontrato alla Cascina Caremma di Besate (Mi). Negli stessi giorni i governanti in Italia e in Europa stavano promettendo di cancellare la diminuzione dei pesticidi, la parziale messa a riposo di porzioni di terreni agricoli, l’incentivazione della rotazione delle coltivazioni, arrivando, alcuni di loro, a definire come “estremistiche ed ideologiche” queste ed altre scelte di puro buon senso che loro stessi avevano votato.

I dietrofront contraddittori dei governanti, servono a questi nostri agricoltori? Sono loro stessi a dirci di no, quelle scelte vanno invece incontro all’agro-industria e ai colossi mondiali che hanno quasi il monopolio planetario nel commercio di sementi e pesticidi e che decidono i prezzi dei prodotti agricoli. Monsanto, Bayer, Cargill, che con i loro rivenditori continueranno a vendere come prima, mentre i loro azionisti vedranno i loro guadagni assicurati.

Non è questo che chiede l’agricoltura che ha cura del territorio, e chi nel mondo scientifico si sta occupando del problema. Quelle concessioni all’agro-industria non servono né a loro né a noi cittadini, né all’economia, né al pianeta.

Nella loro lettera (vedi a pag. 6 del n 6 dei Qauderni per pensare, a cura di Ecoistituto della Valle del Ticino, supplemento a La città possibile) Gabriele, Dario, Renata, Niccolò e gli altri produttori fanno notare che gli agricoltori non sono tutti uguali. Purtroppo, fino ad oggi la politica agricola della UE ha premiato soprattutto l’agricoltura industriale, che tende a produrre enormi quantità a prezzi bassi, impoverendo sempre più gli ecosistemi e i piccoli agricoltori.

Andando in questa direzione ci perderemo tutti: la nostra salute, quella dei terreni, dei fiumi e dei mari, delle falde acquifere e dell’aria che respiriamo. Il Servizio Sanitario Nazionale, l’INPS, l’INAIL continueranno a spendere un sacco di soldi (nostri) per curare le malattie provocate dall’inquinamento, da una nutrizione troppo povera e cibi di dubbia qualità e provenienza.

Un serio dibattito sulle reali cause del disagio degli agricoltori, non va quindi indirizzato contro la protezione dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climaticiLa riflessione va incentrata su un sistema alimentare ingiusto, espressione degli interessi delle grandi corporazioni agroindustriali (chimiche, meccaniche, sementiere, della trasformazione alimentare), che penalizza chi produce e chi consuma.

Questo quaderno, nell’interrogarsi insieme a questi agricoltori, su cosa possiamo fare, vuole essere una piccola ma convinta voce diversa, che vada al di là alle narrazioni interessate delle lobby e dei monopoli agroindustriali.

Le registrazioni video dell’incontro del 6 marzo, le potete trovare sul nostro canale youtube digitando www.ecoistitutoticino.org alla voce media.

Oreste Magni

Ecoistituto della valle del Ticino OdV

info@ecoistitutoticino.org

Scarica qui il numero di aprile 2024 dei Quaderni per pensare, a cura di Ecoistituto della Valle del Ticino, supplemento a La città possibile

Un commento

  1. Non si baratta suolo agricolo o paesaggio naturale con la produzione di energia anche se sembra ecologica o sostenibile. E’ inoltre indispensabile stabilire quanta energia è veramente necessaria per il bacino di riferimento. Non si deve occupare suolo per produrre energia da vendere altrove.

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