Trivellazioni in Sicilia? Meglio l’oro blu che l’oro nero!

Si sta chiudendo un’estate intensa caratterizzata dalle azioni in difesa delle coste siciliane dal “pericolo nero”. Appelli, manifestazioni e un tour in barca tra le principali località dell’isola per informare e sensibilizzare contro le minacciose trivellazioni petrolifere.

Assume molte forme la protesta spontanea di cittadini e associazioni che si oppongono allo scellerato piano del ministro Passera: per inseguire il miraggio di sviluppo facile si propone di riempire il canale di Sicilia di trivelle per l’estrazione del petrolio.

La campagna di Greenpeace

Greenpeace Italia, la famosa organizzazione ambientalista, propone la campagna “No trivelle nel canale di Sicilia” e si muove su più fronti.

– Cercando di smuovere la politica, soprattutto quella locale. Per questo l’associazione ha chiesto agli amministratori di firmare l’appello rivolto al Ministero dell’Ambiente per bloccare le trivelle nel Canale e proteggere tutte le coste e le città che si affacciano su questo splendido tratto di mare tra la Sicilia e la Tunisia. L’appello è già stato sottoscritto da numerosi cittadini più o meno comuni tra cui anche Andrea Camilleri, Rita Borsellino e i comici siciliani Ficarra e Picone e Sergio Fruscia.

Più di 40 i sindaci interpellati tra cui quelli delle principali città siciliane Palermo, Trapani, Agrigento, Enna, Caltanissetta e le isole Pantelleria, Lampedusa e Linosa. Alcuni si sono dimostrati da subito sensibili al problema, altri non hanno ancora risposto.

– Provando a sensibilizzare attraverso dimostrazioni shock come quella dello scorso 26 luglio ad Agrigento: manifestanti coperti di liquido nero per simulare gli effetti di una possibile e disastrosa fuoriuscita di petrolio sulla candida scogliera di Scala dei Turchi.

– Informando i cittadini attraverso il tour “U MARI NUN SI SPIRTUSA”: un mese in barca tra nelle principali località che si affacciano su questo mare per informare e sensibilizzare. Un lungo percorso iniziato a metà luglio da Palermo e concluso a Catania lo scorso 5 agosto.

Perché opporsi?

Quella dell’indagine e dell’estrazione petrolifera è una grave minaccia per il mare e per chi ci sta vicino.

Oltre alla scelta antica di puntare sul petrolio, è insensato farlo proprio nel canale di Sicilia, un braccio di mare delicato e dall’enorme importanza ambientale. Innumerevoli “tesori sommersi” in termini di natura e biodiversità, come ha evidenziato una recente spedizione scientifica congiunta di Greenpeace e Ispra.

I banchi d’alto mare, rilievi rocciosi poco al di sotto della superficie del mare, formazioni vulcaniche, canyon sottomarini e bassifondi che caratterizzano questa zona, rappresentano ecosistemi marini unici e dall’immenso valore, ricchi di pesci, habitat importanti come le praterie di posidonia e altri tesori marini come il corallo rosso.

La corsa al petrolio, preoccupa e indigna: per il solo profitto delle compagnie petrolifere si mette a repentaglio ambiente, economia e benessere delle comunità costiere.

I numeri della minaccia

Dal rapporto dell’associazione “Meglio l’oro blu dell’oro nero”  si scoprono i numeri della minaccia.

Negli ultimi anni sono lievitate le richieste di esplorazione di grandi e piccole compagnie: undici autorizzazioni già concesse e diciotto in fase di valutazione. Quattro piattaforme già attive come quella di Vega-A la più grande piattaforma petrolifera off-shore italiana, “attaccata” lo scorso 31 luglio dagli attivisti armati di striscione galleggiante con la scritta “Meglio l’oro blu dell’oro nero”. 

Con due permessi di ricerca già approvati e cinque nuove richieste di esplorazione, il tratto di mare compreso tra le località di Sciacca e Gela è tra i più esposti. Per i procedimenti in fase finale di autorizzazione Greenpeace e i comitati locali hanno presentato osservazioni al Ministero dell’Ambiente di cui si attende riscontro.

In attesa che qualcosa si muova a livello locale o centrale, è fondamentale informare dell’incombente pericolo con tutti i mezzi possibili. Il messaggio è chiaro: “Il mare di Sicilia non si tocca”. La speranza è quella di “riuscire a fermare subito i piani dei magnati del petrolio, prima che sia troppo tardi”.

Luca D’Achille

3 commenti

  1. NON VOGLIO INQUINAMENTO E MALFORMAZIONI COME ACCADE A GELA
    NON SONO DACCORDO ALLE TRIVELLAZIONI

  2. PENSO CHE A NOI IN SICILIA NON DARANNO MAI NIENTE DI PROFITTO E CHE CI LASCERANNO SOLTANTO L’ INQUINAMENTO E CI SAZIANO DICENDO CHE SIAMO REGIONE AUTONOMA
    NON SONO DACCORDO ALLE TRIVELLAZIONI

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