Polo logistico di Fara in Sabina: addio a 200 ettari di parco archeologico

Il “Polo della logistica della Sabina” è destinato ad occupare una superficie di 200 ettari, con capannoni alti 15 metri per un volume totale di quasi 10 milioni di metri cubi – su un’area ad alto valore paesaggistico, con importanti emergenze storico-archeologiche.

La Sabina è un’area subito a nord di Roma, una zona collinare molto bella, a ridosso del Tevere ricca di piane fertili e coltivabili, territorio dell’antica città di Cures. La Sabina è un territorio di elevato valore paesaggistico: con una florida agricoltura – foriera di prodotti agricoli tipici di alta qualità (come l’olio DOP Sabino)- , ricco di presenze archeologiche (in particolare dal periodo arcaico a quello repubblicano fino ai primi due secoli dell’impero romano) in un contesto climatico ideale.

Il Piano Territoriale Paesaggistico della Regione Lazio indica infatti l’area di Cures Sabini – tra Monopoli, il Tevere, Passo Corese e Fara Sabina – come Parco archeologico. Nonostante le peculiarità dell’area, nel 2000, il Consorzio Industriale di Rieti vi progetta un polo logistico destinato ad occupare una superficie di 200 ettari: un’operazione di alto impatto ambientale.

I lavori di sbancamento sono iniziati, ma le polemiche non cessano.

WWF Lazio ha chiesto all’area VIA della Regione Lazio, quale autorià competente, di esercitare il controllo sull’osservanza delle prescrizione impartite in sede di valutazione di impatto ambientale – e nel caso si accertassero violazioni delle prescrizioni impartite o difformità sostanziali da quanto disposto dalla VIA – di disporre la sospensione dei lavori e l’eventuale ripristino dei luoghi. Legambiente Lazio ha presentato un esposto alla Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Lazio e alla Soprintendenza per i Beni archeologici del Lazio segnalando che i lavori di sbancamento in corso per la realizzazione del Polo della logistica rischiano di arrecare danni gravi e irreparabili al sito archeologico.

Documento di Sintesi

1- Il luogo, il progetto e le valenze archeologiche ed idrogeologiche:

a) L’area è subito a nord di Passo Corese, tra l’abitato di Cures Sabini (il posto del ratto delle Sabine) ed il Tevere, a circa 40 km da Roma.

b) L’area ha una superficie di 200 ettari, collinare. Un tipico paesaggio Sabino, con olivi, vigne, colline, alberi, prati, allevamento, pastorizia. (v.foto)

c) Su quest’area il Consorzio Industriale della Provincia di Rieti progetta, nel 2000, un Polo della Logistica che prevede: a) lo sbancamento totale delle colline con l’asportazione di 4 milioni di metri cubi di terra e b) la costruzione di capannoni industriali e altro per circa 10 milioni di metri cubi di costruito (una volta e mezza circa il Polo della Logistica di Fiumicino: questo di Passo Corese è il Polo della Logistica più grande del Centro Italia)

d) L’area è stata indagata già nel 1980 e segg., come parte di un contesto più vasto, dall’archeologa Prof.ssa Maria Pia Muzzioli, da cui è derivato il libro “Cures Sabini” collana Forma Italiae (1980) e dove la Prof. Muzzioli censisce centinaia di siti archeologici, dal paleolitico alle varie età romane. Oltre i siti di superficie, la Prof. Muzzioli trova una serie di acquedotti a percolazione, estesi su gran parte dell’area, che i Romani savana per filtrare e raccogliere l’acqua piovana: ja vera e propria meraviglia naturale,sepolta sotto lo strato di tufo, che lo sbancamento delle colline verrebbe irrimediabilmente e cancellare.

e) L’area è stata studiata nel 2000 da un gruppo di Archeologi Inglesi della “British School of Rome”. Vent’anni dopo lo studio della Muzzioli, i reperti archeologici in mano agli studiosi li portano a dichiarare nel libro “Sabinensis Ager Revisited” (British School of Rome , 2002, che i siti archeologici della sola area del Polo” sono passati da 39 a 118, dal preistorico all’orientalizzante, dall’arcaico al Romano Imperiale.

f) Nel 2007, la Regione Lazio, nel suo P.T.P.R. (Piano Territoriale Paesistico Regionale), dichiara l’area parte del Parco Archeologico e Culturale della Sabina: Tav C, 20, atto 556 del 25-07-2007e nella tavola B20 della stesso Piano indica anche le presenza archeologiche puntuali.

g) Durante gli studi idrogeologici fatti per la Valutazione di Impatto Ambientale, il Geologo Dott. Chiaretti dichiara che una parte consistente della zona è a rischio idrogeologico in varie parti, perché situata al termine di una serie di valli dove converge l’acqua piovana di una zona molto vasta.


2 – Il valore delle opere, le indagini della soprintendenza, le pressioni, la partecipazione

a) Il valore delle opere è stimato intorno al miliardo di euro

b) La soprintendenza indaga l’area con mezzi economici forniti dal Consorzio Industriale, come previsto dalla legge. Sulla Soprintendente si è fatto pressioni da più lati, anche in via ufficiale, perché dia lo sta bene alle costruzioni. Fanno pressione tutti, dal Consorzio agli industriali ai sindacati (sic). Non c’è nessuno che abbia rispetto per lo Stato al lavoro.

c) Il sindacato di Polizia ha reso noto che nella zona sono state segnalate presenze di organizzazioni a carattere mafioso interessate ai lavori nell’area (il movimento terra è appannaggio di clan ben conosciuti)

d) La partecipazione del pubblico al processo decisionale, come prevede la legge delle valutazioni di Impatto ambientale, non è stata rispettata: l’opera, che ha dimensioni che vanno molto al di là del piccolo paese sulla cui area insiste, ha una scala nazionale e la VIA andrebbe fatta almeno a livello provinciale se non regionale. Ciò non è successo.


3 – La situazione oggi:

a) Le ruspe hanno distrutto le colline su un area di 55 ettari (su 200) che la Soprintendenza ha svincolato. La situazione è grave ed è urgente la necessità di agire al più presto per fermare il disastro ambientale, sociale e culturale in corso.

4-Ciò che si chiede alle istituzioni:

a) Fermare in via cautelativa i lavori, in modo che le indagini archeologiche siano espletate con tutta la calma necessaria.

b) Fermare in via cautelativa i lavori, in modo che le indagini idrogeologiche siano espletate con tutta l’accortezza necessaria

c) Sia realizzato il progetto Regionale di Parco Archeologico e Culturale della Sabina

d) Si realizzi un indagine, mai effettuata, sulla necessità di un ulteriore Polo della Logistica, in una situazione industriale in declino. Si cerchi, se necessario, un luogo alternativo con un impatto ambientale non devastante.

e) Si realizzi la partecipazione del pubblico prevista dalla legge, con la convocazione di una o più conferenze di studio sull’area, condotte da esperti indipendenti nei campi: archeologico, ambientale, agricolo, turistico, economico, pastorale.

 

Per maggiori informazioni:

http://www.fondoambiente.it/sos-paesaggio-lazio-sabina.asp

 

8 commenti

  1. Non possiamo fare qualcosa x fermare questo disasrto!? Perchè non è stata valorizzata la zona a livello turistico invece di costruire i capannoni??

  2. Io penso che sia ora di smetterla con questi disastri,ambientali,che si effettuano in tutto il territorio Nazionale dove chi concede le autorizzazioni per fare ciò è pronto a piangere lacrime di coccodrillo quando si verificano disastri idrogeologici chiamando in causa la mala sorte.La mia idea è quella di costituire un comitato nazionale formato da noi cittadini e costituirsi parte civile contro questi “Signori”che se ne fregano del territorio e non pagano mai di persona i danni procurati.E’ ora di dire basta seriamente a questi personaggi che continuano a perpetrare delitti al territorio.
    Con l’occasione formulo gli auguri di un buon 2012 a tutti Noi che cerchiamo di contrastare questi danni con la speranza che il nuovo anno ci trovi più uniti e che sia l’inizio per far retrocedere certe imprese volte al danno. Franco D’Orazio

  3. Grazie per aver pubblicato lo scempio di Fara in Sabina.
    Purtroppo per ora i lavori di urbanizzazione sono andati avanti e sono stati colati chilometri di piazzole e asfalto, laddove si trovavano terreni agricoli di alto pregio e un paeasaggio irripetibile; il torrente Figorone è stato imbrigliato in un canalone di pietre… la storia del luogo cambiata per sempre.
    Speriamo di difendere il difendibile.

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