Il futuro oltre la crisi: verso un nuovo modello di sviluppo

Tempo di crisi economica. La peggiore che la storia ricordi da un secolo a questa parte. Peggiore di quella del 1929. Una crisi per la quale analisti, addetti ai lavori e le più potenti istituzioni su scala mondiale sembrano conoscere un’unica ricetta: eliminare tutti i disequilibri che affliggono l’attuale sistema economico e tornare a crescere.

Ma siamo sicuri che il problema non sia proprio questa ossessiva ricerca della “crescita”?

E’ la domanda che si pone il professor Antonio Tamburrino, in un interessante articolo pubblicato su Italia Nostra.

Dopo il tramonto del socialismo reale, con il crollo del blocco sovietico, s’è affermato a livello mondiale il modello di sviluppo occidentale. Un modello delineatosi con la rivoluzione industriale e che fa della crescita la sua ragion d’essere. Un modello che ha portato la nostra società ad uno stato di benessere inimmaginabile prima. Ma forse, oggi, questo modello va messo in discussione.

A questo proposito il prof. Tamburrino parla di “decrescita creativa”, un modello economico che, invece di incentivare i consumi come traino per l’economia, si basa sulla riduzione dei consumi stessi.

“È l’era del cosiddetto “de-coupling”. Ciò significa che l’ulteriore sviluppo non richiede più un correlato incremento nei consumi di materia e di energie, ma anzi ne comporta una progressiva ed irreversibile riduzione”.

Questa teoria poggia su un presupposto fondamentale, quello di appianare le diseguaglianze sociali, vero alimentatore della rabbia e dell’aggressività che hanno generato e continuano a generare guerre e contrasti tra i popoli. “Volendo, possiamo partire subito con la Tobin tax sulle transazioni finanziarie per supportare seriamente il Millennium Goals delle Nazioni Unite e sradicare definitivamente la povertà estrema. Proseguendo su questa strada il traguardo finale sarebbe quello di uscire dallo stato di necessità ed entrare nello stato di libertà, dando la possibilità a tutti, uomini e natura, di liberare definitivamente la propria innata creatività”.

E l’Italia, che oggi è nel mezzo della crisi, potrebbe giocare un ruolo fondamentale in questa nuova epoca. Proprio per la sua vocazione creativa. “Ora si tratta solo di decidere se vogliamo veramente costruire questo futuro e di stabilire il come e il quando”.

A sostegno della sua teoria, il prof. Tamburrino cita un esempio concreto. Un esempio molto vicino a noi. Quello della Germania, dove sono state varate delle leggi che vanno decisamente in questa direzione. Una, quella del “Dual System”, lascia ai cittadini la responsabilità riguardo i rifiuti organici, ma stabilisce in maniera chiara quelle che sono le responsabilità dei produttori. L’obbiettivo è innescare un circolo virtuoso, che riduca progressivamente i rifiuti prodotti fino ad arrivare, nel 2020, a chiudere l’ultima discarica e iniziare lo smantellamento dei termovalorizzatori. Col ciclo a “rifiuti zero” come traguardo finale. “Così non solo si va verso la soluzione del problema dei rifiuti, ma si inducono a cascata effetti di “de-coupling” in settori sempre più ampi e sempre più rilevanti, dal consumo di territorio al fabbisogno di energia, dal trasporto di merci all’importazione di materie prime”.

Una politica dei rifiuti che miri non solo alla raccolta differenziata, ma alla riduzione dei consumi, per dimostrare che il nuovo modello di sviluppo non passa necessariamente attraverso le grandi opere di consumo del territorio, come il ponte sullo stretto, la TAV, le nuove autostrade e tangenziali, i raccordi superveloci, i termovalorizzatori. Questa è la teoria del prof. Tamburrino, che presuppone una rivoluzione culturale in grado di indurre la consapevolezza che riduzione dei consumi non è sinonimo di regressione. Libererebbe anzi enormi energie creative, economiche e di coesione sociale. Questo nuovo modello di sviluppo non solo è possibile. Ma è anche una grande occasione di rilancio per il nostro paese. Un’occasione che attende soltanto d’essere colta.

 

FONTI:

http://www.italianostra.org/