Pontremoli (MS): parte da qui il no all’impianto eolico-industriale sul crinale Cisa-Cirone

Il coordinamento dei comitati dell’alto Appennino contro l’eolico-industriale selvaggio sta portando avanti una battaglia per difendere e preservare i territori dell’appennino tosco-emiliano, oggi interessati dal progetto di costruzione di un nuovo impianto eolico.

La zona interessata è quella della Lunigiana, territorio di confine tra Emilia Romagna, Toscana e Liguria. Il progetto in questione, presentato presso la Regione Toscana e il comune di Pontremoli (MS), prevede la realizzazione di un impianto industriale eolico sul crinale Cisa-Cirone. Si tratta di 16 pale eoliche – alte 105 metri e con “braccia” larghe 50 metri – da installare ad un’altitudine di 160 metri.

Le ragioni del no espresso con forza dal coordinamento comitati dell’alto Appennino sono sintetizzate in un manifesto e si possono riassumere sostanzialmente in tre punti. Il primo è la preoccupazione per lo snaturamento dei crinali, che quest’opera inevitabilmente comporterebbe. E di tutto ciò che ne potrebbe conseguire, a partire dall’instabilità del terreno montuoso, che potrebbe diventare quindi più facilmente soggetto a frane e smottamenti. Il secondo è l’impatto ambientale di un simile impianto, che andrebbe ad interferire anche con gli equilibri della fauna locale. E infine il terzo riguarda i danni al potenziale turistico della zona e alla possibile svalutazione del patrimonio immobiliare.

Sono diverse le associazioni che appoggiano l’iniziativaItalia Nostra, LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) e WWF, tra le altre. Tutte unite nella convinzione che in quest’area sia utile puntare su altre fonti d’energia rinnovabile, piuttosto che sull’eolico.

FONTE:

http://reteresistenzacrinali.wordpress.com/2013/02/03/presentato-il-nuovo-progetto-di-impianto-eolico-a-pontremoli/

 

Roberto Caravaggi

5 commenti

  1. La Regione Toscana per baipassare il parere negativo delle Regioni confinanti (Emilia e Liguria) già espresso nel 2011 ha deciso di realizzare il progetto spostandolo di una decina di metri. L’impatto ambientale per tutto l’appennino Tosco-Emiliano-Ligure sarà devastante e se il parco eolico verrà realizzato anche l’ultima risorsa del nostro appennino, il potenziale turistico dell’ambiente incontaminato, verrà cancellata. Fermiamoli!!!!!!! o sarà la fine del nostro territorio.

  2. Basta!Basta!Basta! Ci sono modi non impattanti di usare le rinnovabili, è ora di dire basta, dobbiamo usare le rinnovabili ma non toccare il paesaggio incontaminato, allo stato naturale. Speriamo si fermi questa corsa al massacro dell’ambiente, altrimenti temo che in un prossimo futuro ne pagheremo le amare conseguenze.

  3. Ho la netta sensazione che si tratti dell’ennesimo businnes ovvero “affare” che alcuni privati cercano di fare con l’aiuto di amministratori pubblici insensibili alle tematiche ambientali, tanto i costi principali sono a carico degli altri….

  4. non sono uno che dice di no ad un iniziativa senza trivare un’alternativa, considerando che l’energia eolica fa parte delle fonti rinnovabili e la carenza di energia nel nostro paese è alta e molto costosa, però per questo specifico progetto devo fare alcune considerazioni:
    – l’impianto che vogliono montare ha una tecnologia ormai obsoleta e poco efficiente
    – l’impatto ambientale e paesaggistico è notevole e facendo un confronto fra costi e benefici la bilancia propende per i costi e non solo riferiti a quelli economici

    – le viabilità per portare i materiali che occorrono per montare le torri, comporterà sbancamenti tagli di fasce boscate con grave rischio idrogeologico visto la fragilità del nostro crinale.
    Pertanto io sono favorevole aquesto costituendo comitato, però a condizione che si facciano proposte alternative, per esempio esistono in commercio diversi tipi di generatori a turbina senza pale che avendo bisogni di meno vento e non dovendosi orientare sono meno impattanti; propongo: invece di istallare le maxi torri a pale sul crinale, installare i generatori a turbina di piccole dimensioni lungo la val Taro sfruttando le correnti d’aria che si formano per la presenza del fiume.

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