Consumo di suolo: buone proposte da unire per arrivare presto all’approvazione della legge

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Venerdì 12 luglio 2013 a Milano si è tenuto il dibattito sulle proposte di legge per fermare il consumo del suolo, un problema ormai ampiamente riconosciuto. Partendo da principi condivisi e qualche differenza da superare, la speranza è quella di un’unica proposta per raggiungere l’obiettivo comune dell’approvazione di una legge.

Nel dibattito, moderato da Duccio Facchini di Altra Economia, sì è parlato molto poco della proposta di legge del governo sul consumo del suolo. Il confronto si è articolato su punti comuni e differenze tra le altre proposte principali.

Tutti concordano che al momento il risultato positivo è senza dubbio quello della concreta attenzione al tema, dimostrata dalle numerose proposte in discussione: oltre a quella già citata dell’attuale governo e a quella elaborata dal presidente della Commissione Ambiente Realacci, sono state presentate una proposta del Movimento 5 Stelle e una del WWF, fatta propria da Sinistra Ecologia e Libertà. Si vocifera anche di una proposta del PDL e di una specifica del Ministro dell’Ambiente Orlando.

Dall’Europa alla Lombardia, un problema continentale

Per il Vicesindaco di Milano Ada Lucia De Cesaris  è fondamentale la chiarezza. Dopo la buona partenza, con molte proposte in discussione, si devono trovare principi comuni per arrivare all’attuazione di una legge per fermare il problema del consumo del suolo. Una speranza, quella di raggiungere il risultato, che sarà condivisa anche dal numeroso pubblico presente in sala.

Un’introduzione a cura di esponenti del Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo, ha spiegato che il problema non è solo italiano ma europeo: 275 ettari consumati al giorno.
A livello continentale infatti si è provato a dare una strategia comune, fondata sui concetti di limitazione, mitigazione e compensazione. Questa strategia doveva diventare vincolante per gli stati membri, ma purtroppo così non è stato.

Eppure qualche buona esperienza c’è: in Germania il limite di consumo giornaliero c’è dal 1999, è monitorato con dati precisi e si punta alla quota zero per il 2050. Nel Regno Unito dal 2004 l’urbanizzazione è consentita solo su aree dismesse, compattando l’urbanizzato e tutelando le aree agricole, anche quelle abbandonate.
In Italia invece mancano ancora dati precisi per quantificare il fenomeno.

Per Damiano Di Simine, Presidente di Legambiente Lombardia che ha introdotto le proposte, si deve passare dall’approccio difensivo del territorio ad una vera strategia offensiva.
Il suolo è un bene comune, non rinnovabile e da tutelare: un principio finalmente riconosciuto in tutte le proposte che insieme alla necessità di porre un limite numerico al consumo di questa risorsa costituisce un fondamentale punto di partenza.
Ma rimangono ancora dubbi e difficoltà da superare: una definizione rigida dei confini delle aree da tutelare potrebbe scatenare l’urbanizzazione al limite di queste aree, come è successo alle porte del parco Agricolo Sud Milano.
C’è anche il rischio che porre un limite numerico ai metri quadri consumati, venga visto come un via libera a consumare fino a sfiorare tale limite, vantandosi magari, per pochi centimetri risparmiati, del titolo di comuni virtuosi.
L’azione deve essere più ampia: sfavorire economicamente il consumo di terreno libero (nella proposta del WWF c’è una IMU maggiore se l’immobile è vuoto) e guidare i capitali verso la rigenerazione.

Le proposte a confronto

Massimo De Rosa, del Movimento 5 Stelle e membro della Commissione Ambiente e Territorio della Camera, sottolinea che la proposta del Movimento riprende molti elementi proposti dal Forum Salviamo il Paesaggio, come il censimento degli edifici sfitti e degli edifici pubblici inutilizzati.
Il consumo del suolo non va ridotto ma azzerato: la proposta prevede che la necessità di costruire debba essere ampiamente giustificata. Come? Con parametri oggettivi (dati ISTAT ad esempio) e solo dopo aver dimostrato che non ci sono possibilità di recupero di aree dismesse, si potrà edificare, ma solo in zone residuali.
Critica la posizione sulla negoziazione: perequazione, incentivazioni e altri strumenti hanno fallito e non vanno ulteriormente riproposti, gli fa eco il collega Tullio Berlenghi. Non rappresentano la logica dell’interesse pubblico ma solo quella dell’interesse privato.

Filiberto Zaratti, membro anch’esso della Commissione Ambiente, Territorio della Camera e rappresentante di Sinistra Ecologia e Libertà, gruppo che ha fatto propria, volentieri, la proposta di legge del WWF, avverte di un altro pericolo: solo il fatto di parlare del tema potrebbe scatenare una corsa ai piani attuativi. Serve quindi una moratoria immediata.
Il problema è anche quello dell’incoerenza del governo: con il Decreto del Fare ad esempio si consente la modifica delle forme in caso di demolizioni e ristrutturazioni e questo potrà generare ulteriore speculazione. L’estremità urbana non va saccheggiata e gli spazi verdi all’interno dell’urbanizzato sono una ricchezza.
Deve essere garantita una visione d’insieme, senza confidare nella compensazione che in Italia non ha funzionato come all’estero ed è necessaria una norma sui diritti edificatori: non devono esistere fino al momento dell’approvazione del piano altrimenti l’Amministrazione Comunale non ha più diritto, con la pianificazione, di gestire il territorio.

Il dibattito tra le diverse proposte si accende sul tema della negoziazione. Se tra le proposte di WWF-SEL e quella del Movimento 5 Stelle le differenze sembrano colmabili, per i membri della commissione ambiente su questo tema specifico la posizione della proposta Realacci sembra essere più distante, anche se per Di Simine le proposte possono essere in continuità. Per quest’ultimo infatti il tema della negoziazione dovrebbe essere affrontato con altre specifiche disposizioni, in modo tale da consentirne un uso opportuno, sempre e comunque subordinandolo alla pianificazione.

Oltre il problema ambientale: economia e nuovo approccio etico

Domenico Finiguerra del Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio ribadisce che il problema non è solo ambientale ma economico: l’errore del passato è stato consentire dal governo centrale di alimentare il bilancio con gli oneri. Una nuova legge deve affrontare per forza il problema della fiscalità. Altrimenti per fare una nuova scuola suola o un tratto di fognatura, con i fondi per gli investimenti bloccati, è scontato accogliere volentieri la proposta del privato che interviene in cambio di concessioni per edificare. Inoltre l’urbanistica contrattata è un mito da sfatare che penalizza la partecipazione di parte della cittadinanza. Questo andrebbe considerato nel testo di legge sul consumo del suolo.

Carlo Monguzzi, Consigliere comunale di Milano del PD ricorda altri pericoli. Il governo sta lasciando ancora la possibilità ai comuni di arrivare al 75 % del bilancio coperto dagli oneri. In più c’è la motivazione dell’housing sociale (come nel caso dell’area dell’ex OP Pini) che cerca di mascherare gli interessi. La crisi del settore edilizio fa pressione sull’Amministrazione locale che deve avere più forza grazie ad una opportuna tutela di legge.

Serve un cambiamento radicale del pensiero diffuso negli ultimi anni che ha portato a questa crisi che dall’economia si è abbattuta sul territorio. Giuseppe Carpentieri del Movimento per la Decrescita Felice sottolinea che è necessario concentrarsi su altre regole, etiche e naturali, fino ad oggi trascurate nonostante le possibilità. Non bastano più quelle economiche che hanno generato questa situazione: con semplici disincentivi monetari alla trasformazione del suolo il rischio è che gli speculatori, sempre forti, riescano comunque a superare tale ostacolo e continuare a consumare. Il criterio deve essere quello del valore d’uso sociale previsto dalla costituzione.

Tante domande e un messaggio: un’unica proposta che arrivi all’approvazione

Verrà data risposta alle numerose domande raccolte nei giorni che hanno preceduto questo appuntamento: è prevista quindi una sorta di continuazione virtuale del dibattito.

Dal pubblico presente in sala tante preoccupazioni e richieste: che non sia cancellato, con l’abolizione delle provincie, l’importante ruolo di pianificazione che queste hanno e che il territorio venga considerato a prescindere dall’uso immobiliare valorizzando quindi l’uso produttivo agricolo e turistico.
Si deve provare inoltre a fermare gli sciagurati progetti di grandi opere “mangia territorio”, come le nuove autostrade, e i sempre più numerosi centri commerciali che consumano suolo libero oltre a ripulire il territorio dai forti interesse che sfociano nell’illegalità.

Il messaggio finale è quello che era già evidente dall’inizio: a questo punto è indispensabile cercare una sintesi dei buoni “ingredienti” portati dalle diverse proposte. Realizzare quindi un unico “prodotto”, da discutere a Roma, con la speranza che arrivi presto alla sperata approvazione.

Luca D’Achille

10 commenti

  1. Qualcuno sa dire che tempi sono previsti per la discussione di questa benedetta legge in parlamento, se non sbaglio è nel dl del fare, quindi quando dovrebbe essere discussa?

  2. Non ho ancora letto la proposta Realacci, ma se qualcuno pensa che su questa materia esplosiva si possa passare dallo stato attuale al consumo 0 attraverso una Legge basata su soli divieti, allora vive in un altro mondo o almeno in un altro stato. Temo che molti, con la scusa suolo=bene comune, vogliano riproporre una “quarta via la Socialismo”. Bene signori, ricordo che siamo in Italia e viviamo in un’area a capitalismo maturo, il nostro modello, casomai, sono le democrazie capitalistiche del NordEuropa, e la loro gestione del territorio.Andate a vistare la campagna del SudInghilterra o la Francia e la Germania e lasciate perdere il socialismo per favore. Mi sa tanto che sarò d’accordo con Realacci.
    Paolo Favaro

  3. Visto che si fa menzione di come altri paesi europei hanno definito delle norme vincenti sul consumo del suolo, vedi GB o Germania, ma credo ci siano altri esempi virtuosi nell’ambito dell’UE, basterebbe scegliere le migliori ed adottarle. Punto e basta. Se invece si vuol ‘cambiare affinche tutto resti come prima’, allora lasciamo libero corso all’argomentare collettivo e inconcludente tipico del nostro intendere la ‘democrazia’. L’obbiettivo e chiaro, ed i danni irreparabili nella maggior parte dei casi, sono davanti ai nostri occhi. Basta sorvolare tante zone del ns ex-Belpaese e vedere come e ridotta gran parte del territorio nazionale. Da piangere.

  4. la strada maestra l’hanno indicata gli inglesi, consumo 0 del suolo, bravi semplici ed efficaci. da noi credo che ci vorrà una forte mobilitazione delle associazioni culturali, ambientali,antimafia,ordini professionali, urbanisti,peasaggisti, università, ecc..si dovvrà avviare con una campagna martellante per fare emergere il problema drammatico del territorio che scompare ogni giorno a favore , per lo più, del riciclo del denaro malavitoso. sè ci immergiamo nella pastoia delle varie proposte difficilmente si arriverà ad una sintesi avanzata = consumo 0 del suolo unitamente al recupero/ricostruzione urbana ed alla ricostruzione del paesaggio degradato. i tre aspetti del problema sono non disgiungibili, vanno applicati congiuntamente con una ferrea normativa protetta da inequivocabili sanzioni penali, oltre al risarcimento economico sicuro ed immediato, necessario per la conservazione del nostro unico bene comune il paesaggio italiano !

  5. osservo che la discussione è incentrata esclusivamente o quasi sulla espansione edilizia. Anche il concetto di “grandi opere” è limitato a quelle tradizionali. Il centro Sud viene letteralmente seppellito da uno schifo immane con 100aia e 100aia di pale e pannelli, strade, elettrodotti, stazioni elettriche, ecc con buona pace di urbanizzazioni rimaste “immacolate”.
    Legambiente e Wwf hanno responsabilità gravissime nell’avvallare questa vergognosa speculazionea favore di ANEV e soci, con la sponda di politicanti del calibro di Realacci che hanno mortificato la costituzione.
    E’ ora che se ne prenda atto e rapidamente, prima che pale e pannelli cinesi, che già sono arrivati, inizino a essere insediati senza bisogno di incentivi, sfruttando migliaia di ulteriori autorizzazioni già concesse e quindi di diritti gia acquisiti, demolendo ulteriore territorio su vastissima scala.

  6. Ma come, prendete ancora in seria considerazione la proposta Realacci? Ma non si era detto che era da lasciar decadere completamente?
    Non è che dopo tanto parlare poi arriva la fregatura targata Legambiente?

  7. Il consumo di suolo in italia non è giustificabile a priori nemmeno da un punto di vista economico. Quindi basterebbe una legge semplice: tutte le richieste di utilizzo di nuova superficie sono sottoposte al parere vincolante di una cabina di regia nazionale presso il ministero sviluppo economico, nessuna deroga a comuni/regioni. Ogni richiesta dovrà avere il parere favorevole di una struttura pubblica del territorio (comune/provincia/regione).
    Questo eviterebbe duplicazioni di attività e renderebbe modulabili le richieste sulla base dell’importanza e del coinvolgimento di una o più comunità locali nella richiesta.
    Un solo organismo su base nazionale avrebbe inoltre il vantaggio di avere dati certi e aggiornati sui risultati ottenuti oltre a gestiere in modo efficiente e coerente le priorita di politica economica.

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