Vandana Shiva in difesa della nuova legge urbanistica della Regione Toscana, bloccata dal Governo Renzi

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Una legge per ricordare che noi siamo la terra

Vandana Shiva e Ilaria Agostini, l’ambientalista e l’urbanista, difendono la nuova legge urbanistica regionale,  ferocemente attaccata da quanti, nei vari settori della società, sono interessati alla mercificazione del territorio.

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La Repubblica, ed. Firenze, 23 gennaio 2015

Sull’esempio della Germania e di altri paesi europei, la nuova legge urbanistica toscana 65/2014 (Norme per il governo del territorio), prima in Italia, impedisce ogni ulteriore consumo di suolo agricolo: è una legge ecologista, informata all’etica della terra, che oppone resistenza all’economia globalizzata delle multinazionali.

Oggi, 2015, nell’anno internazionale del Suolo, la legge è bloccata, impugnata dal governo Renzi in nome della libera concorrenza: ostacolando la costruzione di ipermercati fuori dalle aree urbanizzate, contravverrebbe alla libertà di mercato.

Ma bloccare una legge che tutela terra e suolo non è solo una violazione del territorio e dei suoi caratteri peculiari. È una violazione del tessuto democratico: Roma eccede i limiti della sua giurisdizione e sovverte i diritti della Regione garantiti dalla Costituzione. È una violazione dell’economia locale e regionale basata sulla qualità, non sulle “merci-spazzatura” commerciate globalmente che distruggono l’occupazione nelle produzioni locali. È una violazione profonda della bellezza che è stata coltivata per secoli e che continua ad essere coltivata con la 65/2014; il mondo viene in Toscana non per i suoi malls, ma per la cura che è stata dedicata alla terra e al paesaggio.

Il suolo è la vita e ne è alla base, ma la civiltà industriale lo ha seppellito sia nelle menti che nel mondo reale, poiché è basata sull’arroganza dell’indipendenza dalla natura, e sull’illusione che a maggiore conquista, dominio e distruzione della natura corrisponda maggiore “sviluppo”. L’anno del Suolo costituisce, per l’Umanità, l’occasione per correggere i danni di cinque secoli di pensiero coloniale sul suolo extra-europeo come terra nullius, e di un centinaio di anni di agricoltura industriale basata su fertilizzanti chimici che distruggono suolo e società, espellendo le popolazioni rurali dalla terra e deportandole negli slums.

Oggi almeno la metà della popolazione mondiale vive in città e l’inurbamento pare inarrestabile. L’urbanizzazione incontrollata, formidabile dissipatrice di energie, è incapace di far fronte ai cambiamenti climatici e ne è anzi tra le cause. È perciò essenziale un cambio di paradigma economico: l’economia circolare, che chiude i cicli senza produrre rifiuti, deve sostituire l’economia lineare industriale. In quest’ottica, la base agroalimentare urbana è ancorata alla bioregione, e l’autoproduzione si attua negli orti intramuros e nei parchi agricoli sull’esempio di Milano Sud, e del previsto parco della Piana (FI-PO); il ripopolamento e la riconfigurazione dell’habitat rurale garantisce l’accesso delle popolazioni contadine ai servizi e ai vantaggi dell’urbanità, e incrementa la formazione di cultura autonoma. Il modello gandhiano policentrico si profila come soluzione allo sprawl: una costellazione di centri medio-piccoli, autonomi e interdipendenti, riduce i consumi dovuti agli spostamenti metropolitani; la vicinanza dei gangli politici aumenta la partecipazione democratica; la limitatezza del fronte urbanizzato favorisce l’osmosi tra città e campagna.

È necessario un nuovo patto col pianeta e col suolo. Un patto che riconosca che noi siamo il suolo, che proveniamo dal suolo, che da esso siamo nutriti. Questa è la nuova rinascita, è la consapevolezza che il suolo è vivo e che prendersene cura è il lavoro più importante svolto dai contadini. Dalla cura del pianeta, obbiettivo primario, discende il cibo buono e nutriente, da suoli sani. Quando sarà riconosciuto il ruolo fondamentale dei contadini nella salute umana e nella fertilità dei suoli, l’agricoltura cesserà di essere terra di conquista da parte di industrializzazione e urbanizzazione. I contadini, remunerati per il loro ruolo ecologico e sociale, rimarranno sulla terra e non si trasferiranno come profughi nelle aree urbane. Un nuovo equilibrio tra città e campagna scaturirà dal nuovo patto con il suolo.

Vandana Shiva è tra i fondatori dell’Internationale Forum on Globalisation; Ilaria Agostini insegna urbanistica all’Università di Bologna

3 commenti

  1. Fabio Sccomani 31/01/2015

    Anche nella mia città in un contesto territoriale prettamente agricolo, si continua a fabbricare case di abitazione nonostante il paese sia cosparso di nuovi edifici e case popolari, di capannoni commerciali (Supermercati) che commerciano tutti gli stessi prodotti pur essendo dislocati a pochi metri di distanza l’uno dall’altro. c’è esubero di fabbricati di tutti i tipi, case di abitazione nuove in vendita da diversi mesi eppure nonostante l’evidenza del non senso si continua a costruire e togliere terreni all’Agricoltura, per le coltivazioni agricole, la coltivazione e la lavorazione della terra.

  2. Anche nel territorio della prov. di Novara, i Comuni limitrofi ai caselli dell’A26 (Voltri-Sempione) ed in particolare Castelletto Ticino, hanno condotto negli ultimi anni una cementificazione totale dei territori agricoli e boscati a ridosso proprio della costa meridionale del lago Maggiore.
    Direi che hanno “costruito” il più brutto biglietto da visita per il turista straniero che si accinge a percorrere questo tratto di SS 33, sia che provenga dalle autostrade, sia che provenga dalla Prov. di VB.
    per non parlare poi dell’asse della strada prov.le che porta al capoluogo Novara, che è diventato un continuom di aree commerciali.
    E’ ora di cambiare rotta con questa pianificazione dissennata, volta solo a consentire investimenti, anche di dubbia provenienza…!!!

  3. Anche in provincia di MANTOVA hanno costruito troppi centri commerciali che ora sono mezzi chiusi, diversi capannoni vuoti. Ora se si vuol e far ripartire l’edilizia non si deve coprire di cemento altro suolo fertile, basta sistemare l’esistente. Usiamo il nostro territorio per l’agricoltura.

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