Consumo di suolo: le classifiche in cui è meglio essere agli ultimi posti

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Lo scorso 6 maggio a Milano è stata presentata la mappa italiana del consumo di suolo. Numeri e classifiche elaborati dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) grazie a cartografia ad altissima risoluzione e nuovi dati. Un rapporto tanto interessante quanto preoccupante.

I dati nazionali: in diminuzione suolo agricolo, fasce costiere ma anche aree protette

I numeri dello studio (disponibile a questo link) sono, come ormai succede da troppo tempo, allarmanti. Lo ricorda anche la Fondazione Sviluppo Sostenibile che presentando il rapporto ricorda come quasi il 20% della fascia costiera italiana risulta irrimediabilmente persa. Spazzati via anche 34.000 ettari di aree protette, zone a pericolosità idraulica, rive di fiumi e laghi. Una perdita di terreno un po’ più lenta, ma comunque continua, con impatti che colpiscono anche le aree non direttamente impermeabilizzabili. Un problema quindi ancor più grave, considerando che si tratta di perdita di terreni produttivi e quindi di cibo prodotto in Italia.

Scopriamo il meglio e il peggio attraverso numeri, curiosità e classifiche in una sorta di campionato nazionale per categorie: Regioni, Province e Comuni.

Regioni: pianura cementificata e costruzioni continue, anche dove c’è rischio idraulico

La fertile Pianura Padana è la zona più cementificata: in termini assoluti di Kmq consumati la Lombardia (2.464) è disgraziatamente prima, davanti a Veneto (1.744) e Emilia R. (1.642). I primi due posti si confermano anche considerando la percentuale di suolo consumato sulla superficie amministrativa. Quì il terzo posto è “conquistato” dalla Campania. Valle d’Aosta, Molise e Basilicata sono le regioni in cui si sono consumati meno metriquadri totali essendo anche le regioni più piccole. In termini percentuali la Sardegna passa al 3° posto tra le meno consumate considerando però la maggior superficie totale.
Complessivamente in Italia 54,9% del suolo è alterato direttamente o indirettamente dal consumo di suolo. In questa classifica si distingono negativamente Emilia-Romagna (65,3%), che ha anche il primato di consumo nelle aree a rischio idraulico, Puglia (68,9%) e ancora la Campania (63,7%).

Province: Monza Brianza e Napoli da anni si contendono la maglia nera

In termini assoluti di ettari consumati la classifica vede Roma al primo posto tra le province (57.009) davanti a Torino e Brescia. Tre province sarde invece figurano nei primi 5 posti della lista del minor consumo in termini assoluti (Ogliastra, prima anche in termini di percentuale, e Medio Campidano sono ai primi due posti, Carbonia-Iglesias al quinto). Chiudono il podio Isernia e Trieste, con quest’ultima che è comunque la provincia con minor estensione totale.
Monza e Brianza, anch’essa di estensione limitata (è la terza più piccola), rimane ancora in testa nella sciagurata classifica delle province più cementificate in percentuale rispetto alla superficie totale (34,7%), Da qualche anno ha superato la precedente primatista che era Napoli (29,5%). Milano chiude il podio con un consumo in percentuale del 26,4%.

Comuni: dalle grandi metropoli alle isole felici in alta quota, il cemento è sempre in agguato

Le grandi metropoli hanno i numeri più grandi in termini di consumo assoluto: in ordine Roma, Milano, Torino e Napoli. La capitale, considerando che è anche il comune più esteso, distanzia di gran lunga le altre. Le città quindi si espandono, con le periferie che avanzano sui territori liberi, spesso disordinatamente.
Come avvenuto nella provincia di Napoli in direzione nord dove troviamo i 3 comuni primi in classifica per suolo consumato in percentuale : Casavatore, Arzano, Melito di Napoli consumati rispettivamente per il 85,4 %, per il 78,9 % e per il 76,0 % del proprio territorio. Ben 11 dei primi 12 comuni per consumo di suolo in percentuale sono del napoletano, unica eccezione Lissone (Monza e Brianza) settimo con un consumo del 64%.
Le isole felici? Numericamente sono quelle di montagna: San Colombano Belmonte in Piemonte, Rhêmes-Notre-Dame, Bionaz, Valsavarenche in valle d’Aosta secondo ISPRA hanno un territorio che si può considerare non consumato con percentuali oltre il 98% anche se, come nelle fasce in prossimità dei fiumi, anche in quota si consuma proporzionalmente molto suolo.

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Meglio essere gli ultimi

La realizzazione di edifici in zone residenziali a tessuto discontinuo e rado, è stata nel 2013 causa di copertura del suolo pari per oltre l’11%, mentre le strade di varia tipologia rappresentano la tipologia principale di copertura del suolo.
Le mappe elaborate da ISPRA colorano l’Italia di verde, giallo arancione e rosso. Si vede chiaramente che intorno alle grandi città c’è degrado ambientale, come già ricordato in altri studi, proprio perché lì è più alto lo sfruttamento indiscriminato del suolo con conseguenze preoccupanti per la vivibilità e la salute. Se pensiamo poi che è rossa-arancione la Pianura Padana dove c’è il maggior numero di morti a causa dell’inquinamento dell’aria e dove si perdono anni di vita più che in ogni altra zona d’Europa e che fioccano i pallini rossi in Liguria dove si registra il maggior numero di vittime e danni per alluvioni, si capisce che non si tratta solo di analisi scientifiche e scelte cromatiche. I primi posti in classifica non sono motivo di orgoglio per le zone più vive e produttive del nostro paese, ma causa di preoccupazione per i cittadini che con questo studio potranno comprendere da dove si originano tali pericoli.

Luca D’Achille (@LucaDAchille)

8 commenti

  1. Se i progettisti si pagano sempre meno è sempre con tanto ritardo, quello che può accadere é che invece di cercare la soluzione che fa consumare meno suolo, si sceglie la soluzione piú facile, oppure non si sceglie e di lascia fare al caso.

  2. Forse molti italiani (soprattutto di sinistra) dovrebbero vivere nelle capanne in legno e andare a lavorare nel campo davanti a casa, da arare con il bue e da concimare con la cacca dello stesso.

  3. Vivo in veneto ai piedi di una bellissima collina considerata zona s.i.c..nonostante questo negli ultimi anni stanno distruggendo prati campi e sopratutto boschi x la piantumazione di nuovi vignetima com’è possibile che in una zona sic si faccia tutto questo???in pianura siamo attorniato da fabbriche e capannoni molti in disuso……ora stanno industrializzato anche i boschi.io da cittadina cosa posso fare????siamo in tanti arrabbiati ma non abbiamo voce…

  4. La maggior parte degli amministratori locali con i sindaci in testa subiscono fortissime pressioni dalle lobby ferro-cemento così come anche il mondo della cooperazione non è estranea a questa rapina di suolo ( vedi San Lazzaro di Savena -BO ) I danni ambientali sono enormi,non è più tollerabile assistere passivi a tanto scempio. Come mai il capo del governo ignora completamente questo enorme problema del suo paese ? Non dovrebbe governare nell’interesse delle future generazioni ? Da ateo confido nella lungimiranza di Papa Francesco. Forse non è troppo tardi per arresc

  5. Purtroppo … niente di nuovo. La questione è che l’argomento, da anni dibattuto, pur essendo (apparentemente) entrato nell’agenda politica, non viene affrontato e combattuto con la dovuta determinazione. Forse per gli interessi non solo privati in gioco. A tal riguardo si veda l’ipotesi avanzata nell’articolo, pubblicato su Politica Economica, e ripreso da salviamo il paesaggio, “Veni, vidi, ICI”.

  6. Occorrerebbe una maggior sensibilizzazione della popolazione perchè c’è un eccessivo generale disinteresse che permette questo disastro

  7. AGIRE – AGIRE – AGIRE ma,con ESPERTI:X bloccare chi, soprattutto ci sta prendendo in giro tentando ancora di fare del male alla Natura e al Paesaggio!Propongo, pertanto, di istituire al piu’presto come SIP insieme a chi condivide… Il “Dipartimento Tecnojus” con l’ apporto,appunto, di Tecnici e Legali. Cominciamo ad entrare nei singoli Comuni a metter mano ai PGT, alle Varianti…negli Uffici Tecnici e negli Assessorati all’ Urbanistica…Grazie a Luca x il suo articolo e a tutti gli amici del “6 maggio” a Milano…
    Maurizio Cremascoli di SIP Cislago (Varese)

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