Un esempio da seguire per la Basilicata, ormai assediata da folli progetti di Green Economy “deviata”

Guardando Vairano Patenora da Monte Cesima

Con piacere si dà notizia che l’Associazione Italiana ambientalista per la Wilderness (A.I.W.) sta programmando una grande manifestazione per presentare quella che è stata la prima Area Wilderness di designazione comunale in Italia ed in Europa, il Monte Cesima, nel Comune di Mignano Monte Lungo (Caserta).

Le Aree Wilderness, in Italia se ne contano ormai 65 divise in 103 settori per un totale di 50.172,2 ettari, sono delle aree di particolare pregio ambientale e paesaggistico di cui si avverte il bisogno e la necessità di preservarne l’intrinseco valore naturalistico senza che lo stesso venga intaccato con sconsiderati interventi antropici. La designazione ad Area Wilderness rappresenta il formale riconoscimento dell’esistenza di un valore ambientale rilevante nonché l’impegno a difenderlo e a tramandarlo.

L’Area Wilderness “Monte Cesima” è un ammirevole esempio di comprensione sostanziale, da parte dell’Amministrazione locale, del concetto di Paesaggio da intendersi anche patrimonio culturale e memoria storica di un’intera Comunità da preservare al pari di qualunque altro Bene comune. La manifestazione per il Monte Cesima coincide con un’operazione di “rewilding” mediante lo smantellamento di una serie di anemometri rimasti obsoleti sulla montagna dopo che alcuni progetti eolici furono bocciati dalle Autorità competenti.

Franco Zunino, Segretario generale dell’A.I.W., afferma che: “si tratterà del primo caso italiano di un Comune che alla fine ha fatto la scelta di rinunciare a future ipotesi di progetti eolici, decidendo invece di puntare sulla difesa del proprio paesaggio. Un fatto importante più unico che raro che secondo noi merita di essere aiutato, premiato ed incoraggiato”.

Inutili sarebbero le giustificazioni sull’eolico “selvaggio” ponendolo in alternativa alle fonti fossili così come altrettanto inutili sarebbero le inconsistenti ed insignificanti tesi volte a giustificare, in modo rocambolesco, gli affari di spregiudicate lobbies energetiche con i pochi spiccioli di ritorno veicolati da piani di sviluppo locali (rifacimento di una strada, di una piazza, rimodernamento di una scuola e poco altro …) del tutto irricevibili ed inaccettabili di fronte a beni di inestimabile valore e vera ricchezza per un’Amministrazione che alcune volte si mostra miope e poco attenta ad una sana e lungimirante gestione del territorio.

Cosa ne sarebbe stato del maestoso Monte Cesima qualora il Comune avesse optato per la sua crocifissione con tante croci d’acciaio rotanti che si configurerebbero come tanti sfregi su una memoria storica di grande pregio per la sua unicità ed irriproducibilità? E qualora, non è questo il caso, fossero già state installate alcune folli croci rotanti, la presenza delle stesse dovrebbe rappresentare una giustificazione per installarne delle altre? A parere dello scrivente, un errore non andrebbe mai giustificato con un altro errore con l’aggravante di essere, spesso, più disastroso del precedente per i suoi effetti cumulativi quasi mai analizzati.

Se un bene di rilevante importanza storica e culturale, come potrebbe esserlo anche un “semplice” libro storico, lo si ritrovasse con alcune pagine bruciate, sarebbe questa la giustificazione per bruciarne delle altre o incenerire l’intero libro perché parzialmente distrutto? Il non aggravare la situazione paesaggistico-ambientale, eventualmente già parzialmente compromessa, dovrebbe essere un caposaldo nella difesa del Territorio qualora si volesse affrontare, con serietà e logicità, il rilascio di un parere negativo in seno ad un procedimento di Valutazione d’Impatto Ambientale andando oltre le inevitabili considerazioni di conformità urbanistica oramai divenute poco consistenti se circoscritte alla banale costatazione che la norma nazionale prevede la collazione degli impianti alimentati da fonte d’energia rinnovabile (FER) anche in area agricola. Una norma, quella dell’art. 12 comma 7 del D.Lgs. n. 387/2003 che andrebbe letta nella sua totalità poiché prescrive anche, e soprattutto, che gli impianti di FER siano localizzati tenendo conto delle disposizioni in materia di sostegno del settore agricolo con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, del patrimonio culturale e del paesaggio rurale.

Il Monte Cesima, così come in Basilicata il Monte Vulture, l’altura dominata dal Castello di Monteserico così come quella dominata dal Castello di Lagopesole e quella del Castello marchesale di Palazzo San Gervasio che sovrasta l’intera Piana interessata dal folle impianto “solare termodinamico” (cfr. http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2014/10/la-follia-del-solare-termodinamico-in-basilicata/), sono memoriali geografici da preservare per le future generazioni. Per la Comunità di Mignano Monte Lungo, in provincia di Caserta, la parole “paesaggio” e “memoriale” non sono espressioni da pronunciare al vento, è proprio il caso di dirlo, ma da concretizzare con appositi Atti istituzionali in difesa di quel Territorio che si è chiamati ad amministrare coscientemente.

L’Area Wilderness “Monte Cesima” è stata ripristinata con una delibera comunale, votata all’unanimità, grazie alla quale si afferma la necessità di salvaguardare un bene ambientale che appartiene a tutta la collettività. Un bene comune come il Monte Cesima dal quale è possibile una visuale che domina tutto il Paese e lo storico Castello di Ettore Fieramosca, futuro polo turistico per Mignano. Si tratta di circa 1.100 ettari di un paesaggio ineguagliabile, habitat di specie di fauna e flora di estrema rarità tra cui il falco Pellegrino e la Lepre italica.

La designazione ad Area Wilderness è una decisione che segna una presa di coscienza importante, da parte dell’intera Comunità, circa la preziosità del territorio da voler difendere senza attendere interventi calati dall’alto, ma tramite applicazione del concetto di territorializzazione delle politiche ambientali, fortemente sostenuto dalla Conferenza Internazionale sull’Ambiente di Rio de Janeiro. L’Area così designata rappresenta un forte impegno nella difesa del paesaggio tramite una decisione di salvaguardia, non tramite un atto autorevolmente imposto, come potrebbero essere un vincolo paesaggistico spesso voluto per ripristinare quel buon senso che potrebbe mancare, ma per l’impegno autonomo, responsabile e per democratica scelta dei cittadini rappresentati dai propri amministratori locali e governanti regionali.

Donato Cancellara
Referente Coordinamento locale SiP per il Vulture – Alto Bradano
Socio A.I.W. – Associazione Italiana Wilderness

Un commento

  1. Articolo interessantissimo! Ogni metro quadrato in più di territorio che viene vincolato, delimitato e salvaguardato dalla scempio dell’eolico industriale e dalle speculative rinnovabili in generale, rappresenta un tassello importante per la difesa di una irriproducibile, limitata e non rinnovabile risorsa: il SUOLO e quindi il PAESAGGIO che rappresenta la “pelle viva” del nostro pianeta Terra.

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