L’impianto di rigassificazione della SNAM a Porto Venere è pericoloso e non va ampliato

Note inviate al Presidente del Consiglio e ai Ministri da parte dell’Associazione Culturale di Promozione Sociale Posidonia, in merito all’impianto di rigassificazione della società GNL Italia sito nella baia di Panigaglia del Comune di Porto Venere.

Onorevole Presidente e Onorevoli Ministri,
prima di tutto ci presentiamo. Siamo un’Associazione che opera ormai da circa 10 anni nel Comune di Porto Venere in qualità di Presidio Paesistico Partecipativo, per la valorizzazione culturale e paesaggistica del territorio. Con questo spirito ci siamo più volte occupati del rigassificatore presente nella baia di Panigaglia, sottolineandone la pericolosità per l’ambiente, la salute e la vita stessa dei cittadini. Consentiteci una breve descrizione dell’impianto e soprattutto del sito in cui è ubicato.

L’impianto di rigassificazione, di proprietà della GNL Italia, società del gruppo Snam, è inserito in una baia della costa occidentale del Golfo della Spezia, golfo di modestissime dimensioni, densamente trafficato e abitato.

Sul sistema Golfo insistono:

il porto commerciale, attualmente il secondo porto container in Italia: nel 2017 ha movimentato 16 milioni di tonnellate di merci con circa 1.500.000 teus e con un incremento del 15,8% rispetto al 2016;

il porto militare che rimane una base strategica per la Marina Militare, pedina fondamentale nel nostro dispositivo di difesa. Nel porto militare attraccano anche unità a propulsione nucleare tanto che La Spezia è uno dei pochissimi porti italiani in cui esiste un Piano di Emergenza Nucleare (del quale la popolazione non sa assolutamente nulla). Per la presenza dell’Arsenale Militare e della base del Varignano, il Golfo è spesso teatro di esercitazioni aeree con elicotteri della M.M.

il balipedio della Marina Militare, presso Punta Castagna, nel quale si svolgono esercitazioni di tiro sia in galleria che da terra verso mare, nonché un poligono di tiro per le navi militari;

le attività crocieristiche che attualmente occupano in modo provvisorio un molo del porto commerciale e una superficie a terra di 1450 mq, ma per le quali è prevista a breve la costruzione di un nuovo molo e di una vera e propria stazione crocieristica;

numerosi cantieri navali sulla sponda est che fanno del golfo un centro di eccellenza della cantieristica e della nautica da diporto;

le attività diportistiche che contano già oltre 4000 posti barca in porticcioli privati o in catenarie di associazioni o di Comuni, altri porticcioli sono in fase di ultimazione;

le attività marittime collegate alla mitilicoltura, alla piscicoltura e alla pesca;

i battelli turistici e i traghetti che fanno la spola tra la città, le località di Lerici e Porto Venere e le isole.

La baia di Panigaglia non è un luogo isolato ma è all’interno di una zona densamente antropizzata e altamente turistica con forte presenza di seconde case, alberghi e B&B. Per questo motivo nel periodo estivo e nei fine settimana il numero di presenze nel raggio di poco più di 5 Km dall’impianto, che è normalmente di circa 110.000 persone, aumenta notevolmente. E’ importante sottolineare che l’area dello stabilimento è a meno di 3 Km in linea d’aria da Porto Venere, Sito Unesco e Patrimonio Mondiale dell’Umanità, confina con il Parco Nazionale delle 5 terre, con il Parco Naturale Regionale di Porto Venere, con un’area marina protetta e con un sito SIC, il sito Porto Venere – Riomaggiore – San Benedetto, zone per la cui salvaguardia la Comunità Europea fissa regole ben precise.

Un pericolo rilevante è costituito dalle gasiere che, dopo aver costeggiato le isole Palmaria, Tino e Tinetto, all’interno del Santuario dei cetacei, entrano in Golfo dal varco di ponente della diga foranea, unico accesso al porto, e sono poi trainate da rimorchiatori per attraccare al pontile dello stabilimento. Date le ristrette dimensioni del Golfo non è possibile osservare nessuna distanza di sicurezza tra le gasiere ed altre imbarcazioni, come è invece prescritto dalle normative sulle navi che trasportano GNL liquido, normative che impongono l’obbligo di fermare ogni attività del porto intorno alla nave e di non navigare intorno alla nave in fase di scarico in un raggio di 2 Km. Ecco allora che le gasiere manovrano mentre in Golfo arriva o parte una nave porta-containers o una nave da crociera o mentre, a poche decine di metri da loro, operano Canadair ed elicotteri del servizio antincendio per il rifornimento di acqua.

Già allo stato attuale l’impianto, oltre a essere in contrasto con tutti gli strumenti di pianificazione urbanistica, presenta molte carenze anche rispetto all’ultimo Dlgs 105/2015 sull’ “attuazione della direttiva europea relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose”. Per esempio ha un Rapporto di Sicurezza non aggiornato da almeno 5 anni così come risale al 2008 il Piano di Emergenza Esterna che dovrebbe invece essere aggiornato ogni tre anni dopo consultazione della popolazione. Quest’ultimo aspetto è stato costantemente disatteso da gestori e amministratori: la popolazione, nonostante la convenzione di Aarhus, ratificata dall’Italia nel 2005, dia precise indicazioni, non è mai stata coinvolta, non è mai stata informata né sui segnali di allarme cui rispondere né sui comportamenti da tenere in caso di incidente.
Lo stesso Dlgs amplia la zona di attenzione intorno ad un impianto ad alto rischio portandola a “almeno 2 Km” dal confine dello stabilimento, e quindi anche dal pontile di attracco. Prescrizione, ripetiamo, difficile da rispettare in un golfo di dimensioni così ridotte così come sarà difficile scrivere nel Piano di Emergenza Esterno, come è scritto in quello, scaduto ma tuttora in vigore, che “non risulta la presenza di soggetti nelle zone di pianificazione”.

Anche i collegamenti viari presentano molte e gravi criticità e non hanno le caratteristiche che sarebbero necessarie per una veloce evacuazione della popolazione. La zona in cui ha sede lo stabilimento GNL è servita da un’unica strada, la provinciale 530, l’antica napoleonica, che passa a poche decine di metri dai serbatoi e dal pontile di attracco, stretta e tortuosa e soprattutto senza sbocco. La strada infatti unisce La Spezia con Porto Venere e lì termina ed è frequentata sia dai locali che da numerosi pullman e auto di turisti oltre ai mezzi militari che servono la base del Varignano nella quale,come abbiamo già detto, ha sede anche un balipedio. Tale strada è sovente interessata da incidenti che, come anche recentemente è accaduto, isolano le frazioni del Comune di Porto Venere e anche alcune frazioni del Comune della Spezia.

Quando nel 2007 fu presentato un progetto di ampliamento e di raddoppio della capacità di rigassificazione, tutte le amministrazioni del Golfo e la Regione Liguria si schierarono contro l’approvazione del progetto.
Nel febbraio 2015 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea un Avviso di gara “Servizi di ingegneria per studi di fattibilità e pre-fattibilità per la fornitura di servizi di tipo Small Scale LNG presso il terminale GNL di Panigaglia”. Si è aggiudicata la gara a gennaio 2016 un’associazione temporanea di imprese composta dalla società genovese D’Appolonia e dalla belga Tractebel. Da allora stanno procedendo con gli studi di fattibilità per rispondere ai quesiti del bando nel totale silenzio delle istituzioni e senza nessuna informazione alla popolazione.
Tale trasformazione renderebbe l’impianto ancora più pericoloso: non solo rimarrà attivo un impianto che rigassifica il GNL liquido e lo immette in rete ma si prevede di realizzare accanto a questo anche uno Small Scale, cioè un distributore di GNL liquido. Verranno installati nuovi serbatoi in cui immettere il GNL liquido scaricato dalla nave, prima di trasferirlo a autocisterne o bettoline, quindi il GNL verrà trasportato via mare e via terra a un impianto di stoccaggio e distribuzione sempre interno al Golfo, con conseguente costruzione di un altro impianto ad altissimo rischio di incidente rilevante.

Le autocisterne cariche di gas liquido saranno destinate anche a altri centri di stoccaggio e distribuzione italiani quindi dovranno raggiungere l’ingresso dell’autostrada percorrendo la strada napoleonica descritta sopra fino alla città della Spezia e attraverseranno poi tutta la città passando per quartieri densamente abitati e costeggiando il porto e la stazione crocieristica. In alternativa, come ipotizzato da un ingegnere Snam, le autocisterne verrebbero caricate su chiatte e portate via mare al punto più vicino all’autostrada, percorrendo così una rotta perpendicolare a quella di tutte le navi e battelli che quotidianamente percorrono il golfo.

Conclusioni

Fatte le valutazioni di cui sopra sulla non compatibilità dell’impianto con l’ambiente circostante e sulla sua pericolosità, ci chiediamo come si possa anche solo immaginare di esporre la popolazione e il territorio di un intero golfo a un tale rischio, niente affatto remoto, compromettendo, forse per sempre, il futuro, non solo turistico, dei nostri bellissimi luoghi.
Chiediamo che la politica si occupi dei cittadini e del bene comune più prezioso che è la loro salute e il territorio in cui vivono.
Chiediamo che, invece di operare scelte irreversibili che comprometteranno il futuro del Golfo, si apra con ENI una trattativa per la riconversione dell’area tutelando i posti di lavoro e avviando una disamina sul futuro del Golfo anche nell’ottica di un progressivo abbandono delle fonti fossili.

Vi ringraziamo per l’attenzione e ci dichiariamo pronti a fornirvi qualsiasi ulteriore informazione vorrete chiederci

Per Associazione Culturale di Promozione Sociale Posidonia, il Presidente Gabriella Reboa

Questa nota è diventata una petizione su change.org e può essere sottoscritta qui.

Un commento

  1. Grazie dell’appoggio, è veramente una questione importante, di paesaggio, salute e sicurezza.

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