Per la tutela dei centri storici

Uno scorcio di Matera, capitale europea della Cultura 2019

di Vezio De Lucia.

Innovativa e impegnativa è la proposta di legge per la tutela dei centri storici (finora ignorati dalle leggi di tutela, se non per singoli monumenti). È il prodotto di un lavoro collettivo, cominciato nella primavera scorsa con un vasto concorso di esperienze.
È d’impianto radicale, e nessuno di noi s’illude che possa essere approvata così come la presentiamo. Ma non spetta a noi l’esercizio della mediazione con il mondo politico e parlamentare. Ci spetta invece formulare una proposta limpida, ma tecnicamente fattibile, questo penso che sia il compito di un’associazione culturale.

Molto in sintesi, i contenuti essenziali della proposta sono i seguenti:

– la definizione di centro storico, che facciamo coincidere con gli insediamenti urbani riportati nel catasto del 1939, unificando in tal modo i riferimenti temporali e cartografici degli strumenti urbanistici comunali (art. 1);

– la dichiarazione dei centri storici come “beni culturali d’insieme, sottoposti alla disciplina conservativa del Codice dei beni culturali, con “divieto di demolizione e ricostruzione e di trasformazione dei caratteri tipologici e morfologici degli organismi edilizi e dei luoghi aperti, di modificazione della trama viaria storica” e con divieto di nuova edificazione (art 2). Norma immediatamente prescrittiva che, se fosse approvata, impedirebbe gli scempi che abbiamo denunciato nell’iniziativa promossa dall’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli;

– una serie di principi” di buon governo del territorio di competenza statale che devono essere recepiti dalla legislazione regionale, come prevede il 3° comma dell’art. 117 della Costituzione (art. 3).

Ma il contenuto più audace, se posso dire così, è quello dell’art. 5: un programma straordinario dello Stato di edilizia residenziale pubblica nei centri storici, essendo assolutamente convinti che, per rigorose ed efficaci che siano le norme di tutela, se non si affronta con determinazione il nodo dello spopolamento, il destino dei centri storici è segnato.
Perciò serve l’intervento diretto e straordinario dello Stato, come nei casi di gravi calamità naturali: in effetti di questo si tratta; lo svuotamento residenziale di Venezia non è diverso dalla disastrosa alluvione del 1966.

La proposta prevede perciò interventi molto determinati: l’utilizzo a favore dell’edilizia residenziale pubblica del patrimonio immobiliare pubblico dismesso (statale, comunale e regionale); l’obbligo di mantenere le destinazioni residenziali con la sospensione dei cambi d’uso verso destinazioni diverse da quelle abitative; l’erogazione di contributi a favore di Comuni in esodo per l’acquisto di alloggi da cedere in locazione a canone agevolato.

Riferimenti:

Qui si può scaricare il testo della proposta di legge.

La proposta di legge è stata presentata durante un incontro promosso dall’Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli il 12 novembre 2018.

Su eddyburg l’intervista di Maria Pia Guermandi a Vezio De Lucia, tra gli estensori della proposta di legge.

Tratto da: http://www.eddyburg.it/2018/11/per-la-tutela-dei-centri-storici.html

 

3 commenti

  1. Sono d’accordo con la proposta di Claudio Allocco: basta vedere le singole situazioni di degrado edilizio (recente: anni ’60 -’70 del secolo scorso) nei nostri borghi più pregevoli.
    In quanto a parcheggi, sarei cauta, mentre con le dovute attenzioni, le autorimesse interrate e periferiche al centro potrebbero essere utili anche per arginare l’invadenza delle auto parcheggiate ovunque…
    Paola Modena

  2. Nel caso in cui si accetta di demolire e ricostruire allora quello non puo’ più essere considerato “Centro Storico”

  3. Tutto molto interessante. Qualche dubbio l’avrei sul divieto assoluto di demolizione e ricostruzione, in quanto, in alcuni casi di forte degrado potrebbe essere antieconomica la sola ristrutturazione, inoltre potrebbero essere utili interventi che consentano di realizzare spazi a parcheggio e autorimesse private a servizio dei residenti, il tutto da garantire il rispetto dell’esistente e senza trasformazioni dei caratteri tipologici.
    Grazie.

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