Il Ministero dei Beni Culturali diffida Comune di Vicenza e Regione Veneto: vincoli paesaggistici nascosti per Borgo Berga

La spinosa questione delle operazioni urbanistiche legate alla demolizione della fabbrica Cotorossi, nel quartiere Borgo Berga di Vicenza, si arricchisce di un nuovo importante capitolo che ha per protagonista la Direzione Generale del Ministero dei Beni Culturali. Lo scorso 11 dicembre il Ministero ha, infatti, trasmesso una lettera al Comune di Vicenza e alla Regione Veneto invitandole e diffidandole – entro e non oltre 60 giorni – ad «annullare i titoli edilizi privi della presupposta autorizzazione paesaggistica», richiedendo alla Soprintendenza di vigilare sull’adempimento del procedimento.

Si tratta di un atto importante – reso noto dalle associazioni Italia Nostra, Legambiente, Civiltà del Verde, Osservatorio urbanistico Out e Comitato Contro gli Abusi Edilizi – che lo hanno salutato con soddisfazione poichè, finalmente, apre nuovi orizzonti alla querelle giudiziaria in atto da molti anni (ne avevamo trattato qui).

Le associazioni riepilogano gli ultimi fatti ricordando l’incontro avuto al Ministero nel luglio scorso; nella riunione tecnica furono denunciate le irregolarità riscontrate nel rilascio dei titoli edilizi nell’area (corredate da molte documentazioni analitiche idrogeologiche e giuridiche, tra le quali quella di Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte costituzionale), in quanto privi dell’autorizzazione paesaggistica. Fino al 2013, l’area era stata riconosciuta sotto vincolo dagli uffici comunali. Ma il 1° gennaio 2014, sorprendentemente, gli stessi uffici comunali avevano comunicato al lottizzante l’assenza di vincolo paesaggistico sulla base di una tesi secondo cui l’area ex Cotorossi sarebbe stata “assimilabile” a quelle che la legge espressamente esclude dal vincolo, raccogliendo pochi mesi dopo la valutazione critica della Soprintendenza di Verona: «L’area racchiusa tra due corsi d’acqua è soggetta alla tutela prevista dall’art. 142 del D.lgs. 42/2004».

Le associazioni pongono in rilievo anche la condotta dello sportello unico per le attività produttive del comune (Suap), che non avrebbe avuto titolo per rilasciare le autorizzazioni paesaggistiche, essendo vietato dal Codice dei beni culturali (articolo 146 comma 6) e già oggetto, tre anni fa, di una specifica sentenza della magistratura amministrativa.

La questione di Borgo Berga assume, dunque, contorni giuridici di grande spessore che aprono nuovi clamorosi sviluppi, con la possibile nullità dei permessi rilasciati per questa area e, addirittura, per tutti i permessi “multipli” usciti dal Suap.

Francesca Leder dell’Osservatorio urbanistico Out ma anche docente di urbanistica dell’Università di Ferrara, ha sottolineato il fatto che «il comune nonostante abbia ricevuto l’11 dicembre la diffida del Ministero dei beni culturali, pochi giorni dopo abbia ugualmente annunciato trionfalmente alla stampa l’apertura di una trattativa con il privato per la risoluzione del caso del lotto E, ovvero quella parte di terreno non ancora edificata sulla quale il privato avanza rivendicazioni di poter costruire, col comune che, temendo un pesante impatto sul piano paesaggistico, propone una compensazione, ovvero la possibilità di ottenere terreni edificabili in altre zone della città. Non dicendo alcunché della missiva giunta da Roma si è nascosta ai giornalisti la richiesta di annullamento del titolo edilizio imposta dal ministero. Titolo edilizio grazie al quale si stanno completando i ben noti edifici alla confluenza dei due fiumi».

Ora il comune dovrà, entro 60 giorni, tentare di rispondere alle molte domande pendenti. Capitolo, dunque, ancora apertissimo…

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