La Laguna di Marano è demanio civico dei maranesi!

A cura del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus è intervenuta in difesa della Laguna di Marano e dei diritti di uso civico della Comunità locale di Marano Lagunare e a sostegno del Comune di Marano Lagunare, ente gestore del relativo demanio civico, contro le prevaricazioni in corso (anche in sede giurisdizionale) da parte della Regione autonoma del Friuli – Venezia Giulia.

Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha inoltrato una nuova istanza, dopo quella del 13 settembre 2018, al Commissario per gli usi civici per il Friuli – Venezia Giulia affinchè dichiari la permanenza dei diritti di uso civico nella Laguna di Marano posti in pericolo dalle attività eversive della Regione.
Sono stati interessati anche i Ministeri dell’ambiente e per i beni e attività culturali (per le competenze in tema di salvaguardia ambientale e paesaggistica) e il Comune di Marano Lagunare.

La Laguna di Marano riveste grandissima importanza naturalistica, ambientale e paesaggistica, tanto da rientrare nel sito di importanza comunitaria e zona di protezione speciale – S.I.C./Z.P.S. “Laguna di Marano e Grado”, ai sensi della direttiva Habitat (n. 92/43/CEE) e della direttiva Avifauna (n. 09/147/CE).

Fin dal Catasto Napoleonico del 1811 (dati in seguito confermati) ben 8.708,85 ettari, pari al 98,97% della Laguna, compresi i canali lagunari, costituiscono parte del demanio civico di Marano Lagunare (qui la cartografia e i mappali catastali), dove gli appartenenti alla Comunità locale (e solo loro) possono esercitare i relativi diritti di uso civico, in primo luogo quello di pesca.

I diritti di uso civico in favore della Comunità maranese risalgono a tempo immemorabile, quantomeno al Privilegium Poponis accordato dall’allora Patriarca di Aquileia Popone nel 1031 e successivamente confermati dalla Repubblica di Venezia, dall’Impero di Austria-Ungheria e dal Regno d’Italia (ancora indicati nell’Inventario dell’1 gennaio 1943).

Eppure, dopo il trasferimento dei diritti demaniali idrici e marittimi dallo Stato alla Regione autonoma del Friuli – Venezia Giulia operato con il decreto legislativo n. 265/2001 (art. 1, comma 2°: “Sono trasferiti alla regione tutti i beni dello Stato e relative pertinenze, di cui all’articolo 30, comma 2, della legge 5 marzo 1963, n. 366, situati nella laguna di Marano-Grado”), la Regione, con la legge regionale n. 10/2017, inopinatamente e illegittimamente, ha dichiarato l’appartenenza della Laguna di Marano – Grado al demanio della Regione autonoma del Friuli – Venezia Giulia (art. 2), con esclusione soltanto di quelle rientranti nel territorio comunale di Grado ove il vigente sistema catastale tavolare (probatorio) le riferisce allo stesso Comune.

In realtà, lo Stato, ovviamente, non poteva trasferire nient’altro se non i propri beni demaniali, cioè solo una parte minimale, solo 2,79 ettari.

Da allora, la Regione ha iniziato a compiere una serie di attività oggettivamente eversive dei diritti di uso civico della Comunità maranese, disciplinando e assegnando concessioni di pesca e autorizzando imprese a scaricare in Laguna fanghi di dragaggio, in particolare nel Canale Coron. con grave pericolo per l’ambiente e per la pesca.

Non sono bastate forti prese di posizione dell’Amministrazione comunale, non risulta aver dato frutti la strada del dialogo.

Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha chiesto, quindi, al Commissario per gli usi civici per il Friuli – Venezia Giulia di pronunciarsi sulla permanenza dei diritti di uso civico sulla Laguna di Marano e l’adozione dei necessari provvedimenti cautelari per inibire gli atti regionali a essi contrari.

E magari la stessa Regione autonoma Friuli – Venezia Giulia inizierebbe a curare con attenzione i diritti delle collettività locali, presenti con accertamento compiuto per ora solo in 46 Comuni del territorio regionale, mentre si stima la presenza dei diritti di uso civico in almeno 136 Comuni.

Ulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridicoweb.com

Un commento

  1. Il problema di fondo è che questo lento esproprio da parte della Regione FVG su diritti che affondano le proprie radici nella legislatura della Serenissima, ha il solo scopo di poter sfruttare turisticamente un territorio lagunare che ambientalmente è molto fragile, e ben difficilmente sopravviverebbe al moto ondoso dovuto ad un aumento del traffico motoscafistico.

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